Bruxelles – I rappresentanti dei lavoratori vogliono diritti e tutele, i datori di lavoro chiedono all’Europa di non fare l’Europa nell’iniziativa legislativa per il mercato del lavoro. Si litiga quando non si dovrebbe, ma attorno al tavolo c’è un’idea diversa di ripresa. Si teme che la necessità di ripartire diventi un alibi per rivalersi sulle famiglie. Una situazione che non aiuta, e la cabina di regia prova a mantenere viva una tregua che appare molto fragile.
Imprese e sindacati devono farsi trovare pronti. La ripresa passa per una corretta attuazione di Next Generation UE, il meccanismo europeo anti-pandemia per il rilancio delle economie nazionali. Passa per le ricette che i governi sapranno mettere in campo, ma “il contributo delle parti sociali nel quadro del dialogo sociale sarà fondamentale per l’attuazione dei piani nazionali di ripresa”. Questo il messaggio di Charles Michel in occasione in occasione del vertice delle parti sociali che precede le riunioni dei capi di Stato e di governo dell’Ue. Il presidente del Consiglio europeo ha esortato gli attori principale del mondo del lavoro a non litigare e a “prepararsi per il futuro”. Esattamente ciò che si fa, ciascuno secondo la propria visione.
Attorno al tavolo grande industria (BusinessEUrope), piccole e medie imprese (SMEunited), datori di lavoro (SGI Europe) e sindacati (ETUC) hanno innanzitutto ragionato su come gestire la crisi sanitaria, economica e sociale mantenendo le misure di emergenza. Qui l’appello a fare in modo che si circoscriva la pandemia in attesa di vaccini per tutti è stato rinnovato. Vuol dire impegno a tele-lavoro obbligatorio laddove possibile e organizzazione del lavoro in modo da garantire sicurezza delle persone.
Secondo tema di discussione il contributo delle parti sociali a livello dell’UE e degli Stati membri per una ripresa economica e sociale. Qui è stata Ursula von der Leyen a ricordare l’importanza di creare un percorso di “creazione di nuovi posti di lavoro di qualità e dotare le persone delle competenze necessarie” per guidare la transizione sostenibile e competitiva che l’Europa vuole. Qui dunque serve una nuova alleanza imprese-sindacati, sostiene la presidente della Commissione europea.
I sindacati sono disponibili, a patto che “la nuova legislazione su salari minimi, trasparenza salariale, lavoro sulle piattaforme, responsabilità di impresa siano approvate in fretta“, sostiene Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (ETUC). “Nonostante le misure di emergenza, assistiamo già a un aumento senza precedenti della disuguaglianza e della precarietà”. Una stoccata alle imprese, e una tirata d’orecchi ai governi. “La metà dei fondi SURE dell’UE per proteggere i posti di lavoro e i salari sono inutilizzati”, denuncia. “Se gli Stati membri non utilizzano i prestiti nei fondi di recupero dell’UE, gli investimenti saranno ridotti del 40%”.
Le imprese invece continuano a fare le imprese. Apprezzano gli aiuti e chiedono di evitare lacci e laccetti normativi. “Il sostegno finanziario dell’UE è stato essenziale nell’ultimo anno per superare la crisi”, riconosce il presidente di BusinessEurope, Pierre Gataz. Che rilancia “La regolamentazione snella è un modo economico per sostenere la ripresa e migliorare la competitività. Le imprese non possono assorbire ulteriori oneri normativi in aggiunta alla crisi“. Onori e non oneri.
Imprese e lavoratori continuano a essere seduti vicini al tavolo, ma lontani nella realtà. Prova a serrare i ranghi il primo ministro portoghese, Antonio Costa. “È essenziale che i responsabili delle decisioni politiche, le parti sociali, la società civile e i cittadini lavorino di concerto per avviare la ripresa”. E’ fondamentale per evitare che si resti indietro, ma le distanze sono già sotto gli occhi di tutti. “E’ per promuovere questa combinazione di sforzi e impegni che la presidenza portoghese organizza un vertice sociale, che si terrà a Porto in maggio“. Qui si farà il punto della situazione per rilanciare economie e persone.