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    Home » Cronaca » L’UE rafforza il controllo sui vaccini: “Reciprocità e proporzionalità” per l’export

    L’UE rafforza il controllo sui vaccini: “Reciprocità e proporzionalità” per l’export

    43 milioni di dosi esportate in 33 Paesi terzi da fine gennaio a oggi, 380 richieste autorizzate e solo una respinta su richiesta dell'Italia. Von der Leyen minaccia il Regno Unito: "Le strade aperte dovrebbero correre in entrambe le direzioni"

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    24 Marzo 2021
    in Cronaca
    Ursula von der Leyen

    Ursula von der Leyen

    Bruxelles – Reciprocità e proporzionalità. L’Unione europea rafforza con questi due nuovi criteri di autorizzazione il suo meccanismo di controllo sulle esportazioni di vaccini in Paesi terzi, per evitare che l’export sia solo unidirezionale da parte di Bruxelles senza che gli altri Paesi facciano altrettanto verso i Ventisette.

    Lo aveva anticipato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel quadro della querelle in corso con AstraZeneca e il governo britannico sull’esportazioni di vaccini: diversi milioni di dosi di vaccino della società anglo-svedese sono state già trasferite nelle scorse settimane dagli impianti dell’UE in Gran Bretagna, mentre l’UE non ha ancora ricevuto tutte le dosi del vaccino AstraZeneca dall’impianto presente nel Regno Unito. E visto che nuovi tagli all’UE da AstraZeneca per il secondo trimestre sono all’orizzonte, Bruxelles cerca di correre ai ripari.

    Oggi la Commissione prende provvedimenti concreti per rafforzare le sue regole di esportazione, introducendo i principi di reciprocità e proporzionalità come nuovi criteri da considerare per autorizzare le esportazioni in Paesi terzi. Reciprocità significa stabilire se il Paese di destinazione limita le proprie esportazioni verso l’Unione di vaccini o delle materie che servono per lo sviluppo dei vaccini prodotti nell’UE; mentre introducendo il principio di proporzionalità, vuole valutare se le condizioni sanitarie del Paese in cui si chiede di esportare sono migliori o peggiori di quelle dell’UE, in particolare la “sua situazione epidemiologica, il suo tasso di vaccinazione e il suo accesso ai vaccini”.

    L’obiettivo è sempre lo stesso: andare a colpire il disimpegno di alcune farmaceutiche che “producono e consegnano poco”. Almeno all’Unione Europea. “Mentre i nostri
    Stati membri stanno affrontando la terza ondata della pandemia e non tutte le aziende stanno rispettando il loro contratto, l’UE è l’unico grande produttore OCSE che continua ad esportare vaccini su larga scala in decine di Paesi”, commenta la presidente von der Leyen. “Ma – ammonisce – le strade aperte dovrebbero correre in entrambe le direzioni”. Fonti europee chiariscono che l’applicazione delle regole sarà valutata “caso per caso” e i capi di Stato e governo, riuniti domani e dopodomani in videoconferenza, dovrebbero discutere anche di export dei vaccini.

    La comunicazione estende il campo di applicazione del regolamento a nuovi 17 Paesi che prima non erano contemplati: Albania, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Georgia, Israele, Giordania, Islanda, Libano, Libia, Liechtenstein, Montenegro, Norvegia, Macedonia del Nord, Serbia e Svizzera.

    L’UE è convinta che questo meccanismo introdotto a fine gennaio abbia migliorato “significativamente la trasparenza delle esportazioni”: in circa due mesi, secondo i dati di Bruxelles, sono state autorizzate 380 richieste di esportazione verso 33 destinazioni per un totale di circa 43 milioni di dosi di vaccini. Sappiamo che solo la richiesta di AstraZeneca all’Italia per esportare in Australia 250mila dosi non è stata accolta, ma il premier Mario Draghi ha già spiegato che il rifiuto è dovuto essenzialmente all’incapacità di AstraZeneca di rispettare i propri impegni sulle consegne, tanto del primo trimestre (da 90 a 30 milioni di dosi) come anche nel secondo che si appresta a cominciare (da 180 a 70 milioni).

    Anche per questo la Commissione ha deciso di estendere intanto fino alla fine di luglio l’applicazione del meccanismo di trasparenza. Il Regno Unito (con circa 10,9 milioni di dosi) rimane la principale meta di destinazione dei vaccini prodotti nell’UE. Seguono il Canada (6,6 milioni), Giappone (5,4 milioni), Messico (4,4 milioni), Arabia Saudita (1,5 milioni), Singapore (1,5 milioni), Cile (1,5 milioni), Hong Kong (1,3 milioni), Corea (1,0 milioni) e Australia (1,0 milioni). La comunicazione specifica che questo atto di esecuzione è mirato, proporzionato, trasparente e soprattutto “temporaneo”.

    Accelerare la risposta alle varianti

    Contestualmente la Commissione ha approvato una misura per accelerare l’autorizzazione dei vaccini contro il Coronavirus che sono stati “adattati” per essere più efficaci contro le nuove varianti del virus. Essendo vaccini già autorizzati al commercio nell’UE, Bruxelles vuole dare modo alle case farmaceutiche di concentrarsi sulla raccolta delle prove necessarie in tempo e consentire l’autorizzazione l’autorizzazione di vaccini adattati con una serie minore di dati aggiuntivi da presentare all’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Questo nel quadro dell’HERA, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie varata dalla Commissione a metà febbraio.

    “Dobbiamo essere pronti ad adattare i vaccini il più rapidamente possibile per rispondere a varianti nuove e potenzialmente resistenti ai vaccini”, ha spiegato la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides. “Oggi proponiamo soluzioni rapide e flessibili per accelerare le approvazioni, senza compromettere la sicurezza dei vaccini”.

    Tags: astrazenecacommissione europeaCovid 19exportRegno UnitoUe-Regno Unitounione europeaursula von der leyenvaccini anti-coronavirus

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