Bruxelles – Entra nel vivo il dibattito sul Piano d’azione UE contro il cancro, che prevede la mobilitazione di quattro miliardi di euro dal bilancio comunitario per prevenzione, diagnosi precoce, trattamento e miglioramento della qualità della vita. Entra nel vivo soprattutto da parte di quel fronte della filiera agroalimentare, compresa quella italiana, che si oppone al fatto che il piano possa condizionare le scelte alimentari dei consumatori europei, più che limitarsi a garantire le “giuste informazioni” su prodotti e alimenti.
Il piano presentato a febbraio da Bruxelles si scaglia in particolare contro l’abuso di alcool e il fumo, come principali fattori di rischio per lo sviluppo della malattia, e intende promuovere “una dieta più vegetale, con meno carne rossa e lavorata e altri e altri alimenti legati ai rischi di cancro e più frutta e verdura”. Oltre a ridurre il consumo di carne rossa, Bruxelles prevede entro il 2025 di ridurre del 10 per cento il consumo nocivo di alcool e di rivedere la sua politica di promozione delle bevande alcoliche proponendo un’etichetta sulle bevande dell’elenco degli ingredienti e dei valori nutrizionali prima della fine del 2022 e delle avvertenze sanitarie prima della fine del 2023. E la filiera alimentare italiana insorge perché teme che queste intenzioni della Commissione Europea possano andare a influenzare le scelte alimentari degli europei più che informarli della necessità di una dieta “varia ed equilibrata”, minacciando “ingiustamente interi settori della filiera agroalimentare Made in Italy, con un pesante impatto sull’economia”.
Questi temi sono stati al centro dell’incontro virtuale dal titolo “Quale contributo della filiera agroalimentare”, organizzato oggi (24 marzo) da Coldiretti, Filiera Italia, Eat Europe e Farm Europe, con la collaborazione dei gruppi parlamentari europei PPE, S&D e Renew Europe. Il problema è la promozione di “una dieta corretta e equilibrata”, insiste anche Paolo De Castro, europarlamentare S&D, tra i promotori dell’iniziativa. Come in ogni cosa “la differenza è tra l’uso e l’abuso” dei prodotti agroalimentari e non esiste alcuna “contraddizione tra la lotta contro il cancro e un’agricoltura che produce prodotti di qualità”. Ecco perché – aggiunge De Castro, membro della Commissione per l’Agricoltura – “è fondamentale il principio della trasparenza sulle informazioni che dobbiamo dare attraverso un’etichettatura corretta”. Un discorso molto legato anche alla battaglia (dell’Italia in primis) contro il Nutriscore, dal momento che nel quadro della strategia Farm to Fork l’UE dovrà adottare entro il 2022 un sistema di etichettatura nutrizionale uguale e obbligatorio per tutti i Paesi dell’UE. “La logica deve rimanere quella di informare i consumatori a scelte consapevoli e non condizionare il consumatore a fare acquisti in una direzione più che su un’altra”, chiude De Castro.
Su questo aspetto è intervenuta anche Claire Bury, Direttore generale aggiunto della DG Salute della Commissione Europea, che ha cercato di fare il punto sulla posizione della Commissione europea, rassicurando del fatto “che una decisione sul sistema di etichettatura” nutrizionale non è stata ancora presa. Quindi tutto ancora è da vedere. La Commissione assicura di essere “pienamente consapevole della specificità di alcuni prodotti agroalimentari europei” tra cui cita l’olio d’oliva. Ha voluto precisare che le etichette nutrizionali “sono importanti ma non sono l’unico strumento che abbiamo a disposizione per convincere i cittadini a uno stile di vita corretto con buone abitudini”.
Conferma che sul tavolo dell’Esecutivo europeo non c’è solo il sistema Nutriscore, ma sta prendendo in considerazione anche altre possibilità come il sistema di classificazione Nova, che raggruppa tutti gli alimenti e le bevande in quattro categorie a seconda della lavorazione a cui sono sottoposti: gli alimenti ultra trasformati sono prodotti industriali con più di cinque ingredienti che di solito contengono sostanze aggiuntive, come zucchero, grassi, sale e additivi. Diversi studi hanno collegato il consumo di cibi e bevande ultra elaborati a fattori di rischio per la salute, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ma sono ancora pochi gli studi sulla relazione di questi prodotti alimentari con il cancro e i risultati non sono del tutto conclusivi.
“La filiera agroalimentare è profondamente convinta che l’aspetto nutrizionale rappresenti uno dei cardini della prevenzione dal cancro, e che una dieta sana e varia, associata ad uno stile di vita salutare e non sedentario e a modalità di consumo consapevoli e informate, siano alla base del benessere generale dell’organismo”, ha aggiunto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, intervenendo al dibattito. Ricorda inoltre una delle caratteristiche dell’Italia tra gli altri Paesi Europei: la longevità e l’aspettativa di vita, proprio “grazie alla propria alimentazione fondata sui principi della Dieta Mediterranea, per questo motivo siamo fortemente preoccupati da alcune banalizzazioni, o peggio criminalizzazioni, di singoli alimenti con l’intento di influenzare le scelte alimentari che ogni cittadino consumatore deve effettuare”.
Concorde su tutta linea anche Ettore Prandini, presidente Coldiretti. “La battaglia che dobbiamo portare avanti è questa: dare corrette informazioni ai consumatori creare un rapporto forte di collaborazione con tutti i medici, nutrizionisti, pediatri”, che spesso hanno l’opportunità di educare i cittadini a stili di vita più sani e volti alla prevenzione. Anche sul tema dell’etichettatura nutrizionale “dobbiamo garantire trasparenza e dare evidenza della provenienza geografica degli alimenti”. E insiste sul fatto che “la Dieta mediterranea è un grande valore aggiunto che abbiamo ma la dobbiamo esaltare di più perché è il più corretto stile e modello di consumo che possiamo offrire in Europa ma anche fuori”.
Dieta mediterranea come punto di riferimento. Lo sottolinea anche Pedro Gallardo vicepresidente Asaja, associazione spagnola dei giovani agricoltori. Sull’adozione del Nutriscore anche in Spagna, Gallardo chiarisce che ancora non è stata presa una decisione e che sebbene buona parte del governo sia favorevole al sistema di etichettatura a semaforo, esiste una minoranza che può dare battaglia sull’argomento. Il sistema a semaforo è già stato adottato in molti Paesi europei, come la Francia e il Belgio.
A chiudere i lavori, l’eurodeputata S&D Alessandra Moretti che ha sottolineato l’importanza di questo evento perché “la politica prima prendere decisioni deve mettersi in ascolto delle voci che possono dare un contributo”. Riconosce anche che il piano della Commissione “è un ottimo punto di partenza per affrontare il tema” della cura e della prevenzione al cancro, ma l’alimentazione rimane uno degli aspetti più complessi della questione. E come tale deve essere trattato. “Stili di vita e abitudini alimentari sono importanti”, aggiunge Moretti, concludendo che il messaggio che l’Europa deve far passare è che esiste una differenza “tra uso responsabile e abuso” di qualunque prodotto alimentare o bevanda.