Roma – Per il presidente del Consiglio Mario Draghi mandato pieno per incalzare sui vaccini i partner europei e la Commissione. Senato e Camera votano le risoluzioni che precedono il Consiglio di giovedì e venerdì a Bruxelles. Tabelloni con ampio margine, la maggioranza del nuovo governo sconta solo l’opposizione di Fratelli d’Italia e Alternativa c’è i dissidenti ex Cinque Stelle. Al Senato il documento della maggioranza incassa 231 sì, 25 contrari e 11 astenuti. Alla Camera 388 voti favorevoli 30 i contrari, 25 astenuti.
Dall’Europa partiva un anno fa, il 26 marzo il riconoscimento ufficiale della pandemia: per tutto il mondo una sfida senza precedenti. Il premier ricorda in aula il casuale anniversario in apertura delle comunicazioni prima del vertice europeo in un momento cruciale nella lotta al virus.
“Ora sappiamo come fare, abbiamo quattro vaccini e dobbiamo vaccinare quante più persone nel più breve tempo possibile”. D’obbligo il messaggio di fiducia agli italiani, senza nascondere le difficoltà e la strigliata alle Regioni. “Le indicazioni sono quelle dell ministero della Salute, alcune le seguono, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Troppe differenze difficili da accettare”.
Ricordando i numeri che in queste settimane hanno visto un’accelerazione elle vaccinazioni con l’obiettivo delle 500 mila al giorno, Draghi promette che nel frattempo “bisogna cominciare a pensare e pianificare le riaperture, cominciando dalla scuola, quella dell’infanzia e primaria anche nelle zone rosse, speriamo già dopo Pasqua”. Annuncio che ha fatto scattare un forte applauso dell’aula, anche se lui ha subito ribadito una delle parole più usate in pandemia: “speriamo”.
Lo sguardo al vertice UE segue ancora il fil rouge dei vaccini. “In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali”, e lo strumento del regolamento sull’export “va applicato quando necessario” con lo stop ai Paesi non vulnerabili. Draghi a Bruxelles insisterà sulla necessità di investire sulla capacità produttiva in Europa, una strada già cominciata con gli accordi di partnership con le case internazionali.
“Quando si parla di autonomia strategica si pensa alla difesa e alla sicurezza ma io credo che la prima autonomia sia in fatto di vaccini”. Alle critiche dei gravi errori compiuti dall’UE giunte durante il dibattito il premier ha subito replicato che “il coordinamento europeo va sempre rafforzato e bisogna cercarlo” e se non è sufficiente “occorre trovare le risposte da soli”. L’ammissione è che ci sono stati ritardi ma ora le cose cominciano a funzionare e poi “Breton è bravissimo”.
Salute globale al centro dei prossimi summit internazionali, il G20 con la presidenza italiana e il Global Health che sarà ospitato a Roma il 21 maggio. Per Draghi l’agenda ha un tema in cima alla lista perché “con un virus così insidioso nessuno è al sicuro”. Il premier torna anche sul tema della solidarietà sanitaria e sul dispositivo COVAX su cui aveva subito delle critiche. Il suo grande merito è garantire la distribuzione dei vaccini “secondo le effettive necessità dei Paesi riceventi, ma non in base all’interesse politico o economico o geopolitico dei donatori”.
Mercato unico, politica industriale digitalizzazione, gli altri temi che saranno trattati al Consiglio europeo, obiettivi che con il programma Next generation Eu, che potranno giocare un ruolo decisivo nei ritardi che ha l’UE rispetto agli altri attori globali. Europa che sulla cosiddetta “bussola digitale” punta molte delle aspettative, considerato il grande divario accumulato con Stati Uniti e Cina. Un tema che incrocia anche la questione dei proventi che per Draghi non può essere trascurata. “Riteniamo che il Consiglio Europeo debba procedere verso una soluzione globale e consensuale sulla tassazione digitale internazionale, entro metà 2021, nell’ambito dell’OCSE”, possibile grazie anche alla collaborazione con la nuova amministrazione USA.
Infine i dossier Russia e Turchia con le tensioni recentissime con il rapporto che sarà presentato da Josep Borrell. Per il premier italiano l’UE deve lavorare a un “agenda positiva” che favorisca una dinamica costruttiva, anche in chiave di stabilità regionale”. Al tempo stesso ricorda il colloquio telefonico con il presidente Erdogan di ieri con l’invito a “evitare iniziative divisive e l’esigenza di rispettare i diritti umani”. L’abbandono turco della Convenzione di Istanbul “è un grave passo indietro, la protezione delle donne dalla violenza, ma in generale la difesa dei diritti umani in tutti i Paesi, sono un valore fondamentale, direi di più, identitario per l’Unione europea”.
Sulle politiche di stabilizzazione nel mediterraneo, Il premier chiede “simmetria” e se in Turchia l’UE dovrà rinegoziare l’accordo sui migranti siriani, chiede sostegno anche nella parte occidentale e quindi anche in Libia. Ma il rapporto con la Turchia è importante anche per l’esecuzione del cessate di quella regione. Annunciando la sua prima missione internazionale il 6-7 aprile a Tripoli, Draghi conferma il sostegno al governo di unità nazionale “per portarlo alle elezioni a dicembre e aiutarlo nelle riforme che inizino ad affrontare la situazione sociale ed economica deteriorata fortemente”.