Bruxelles – Il decennio decisivo per sbloccare investimenti in azioni per il clima e dare vita a una cooperazione globale sulla finanza verde, verso un’economia rispettosa dell’ambiente. Con non poche difficoltà legate alla pandemia da Coronavirus, è iniziato con il 2020 il decennio degli investimenti europei per il clima nel quadro del Green Deal europeo, il vasto piano di investimenti per un’Europa sostenibile lanciato a dicembre 2019 con cui l’UE punta a mobilitare oltre mille miliardi di euro nel prossimo decennio e trasformare l’Europa in un continente climaticamente neutro entro il 2050.
A questo scopo è servita la conferenza congiunta “Investire nell’azione per il clima: il decennio decisivo”, organizzata dalla Commissione Europea, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e l’organizzazione Project Syndicate, con partecipazione di partner internazionali e investitori che si sono incontrati oggi, 24 marzo, per un evento virtuale per discutere di azione globale per il clima.
Questo evento ha avuto lo “scopo di aiutare gli investitori e gli imprenditori a comprendere meglio l’ambiente politico in cui opereranno per almeno il prossimo decennio”, hanno spiegato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il presidente della BEI Werner Hoyer in una lettera aperta pubblicata il 22 marzo, in cui hanno di fatto invitato a un rialzo delle ambizioni climatiche, per tradurre e trasformare la leadership dell’UE nel clima in una “leadership di mercato” al fine di garantire un “Green Deal” su scala globale.
Investimenti, dunque. Sia da parte del settore pubblico, che da quello privato. “Abbiamo bisogno di una ‘rivoluzione degli investimenti’ che vada ben oltre il settore pubblico per cogliere le opportunità verdi degli anni 2020”, avverte von der Leyen. Ma bisogna guardare anche agli altri partner globali, l’UE non può essere l’unica ad addentrarsi nella transizione. “Dobbiamo esplorare nuove forme di cooperazione globale sulla finanza verde, verso un’economia rispettosa del clima. L’Europa sarà il primo continente climaticamente neutro, ma non vogliamo che sia l’unico“, spiega la tedesca nel suo intervento in apertura ai lavori della conferenza. “Voglio che questo decennio siano i ruggenti anni Venti dell’azione per il clima e degli investimenti per il clima. L’Europa deve guidare questo cambiamento. È la nostra ultima possibilità per fermare il cambiamento climatico”.
Un ruolo centrale per orientare gli investimenti per la transizione sarà svolto dalla Tassonomia verde, un sistema di classificazione degli investimenti sostenibili che la Commissione dovrebbe presentare nel mese di aprile, dopo mesi di negoziati in cui gli Stati membri e il Parlamento hanno litigato per includere o meno gas ed energia nucleare nelle definizioni. “Questo è un decennio decisivo e vogliamo accelerare la rivoluzione nell’investimento sostenibile, per assicurarci che la finanza sia orientata verso la sostenibilità”, ha spiegato la commissaria europea per i Mercati finanziari, Mairead McGuinness. I criteri che saranno fissati dalla tassonomia – che divide le attività in propriamente “verdi”, di “transizione” o “abilitanti” – dovrebbero aiutare gli investitori a indirizzare risorse in strategie a basse emissioni di carbonio.
Quali? In primis, energie rinnovabili e idrogeno verde; infrastrutture per promuovere la mobilità sostenibile; ristrutturare edifici per renderli più efficienti dal punto di vista energetico.“Abbiamo progettato il primo sistema di classificazione al mondo per le attività economiche sostenibili”, sottolinea il vicepresidente con delega al Commercio, Valdis Dombrovskis, il quale ha aggiunto che i principi del piano di investimenti sostenibili sono diventati ancora più critici per sostenere la ripresa dalla crisi. “Questa deve essere una ripresa forte e sostenibile, equa e inclusiva”. Deve essere uno degli obiettivi principali del pacchetto di ripresa mobilitato dall’Unione Europea.
In realtà non si tratta solo di finanza e investimenti, ma di una vera e propria rivoluzione nella mentalità degli europei. “Convincerli a pensare in modo più verde; cambiare le abitudini di vecchia data; e diventare più attenti all’ambiente”, aggiunge il vicepresidente. In linea con l’idea che il Green Deal debba essere considerata non solo una strategia economica o politica, quanto un vero e proprio tentativo di cambiare lo stile di vita degli europei e renderlo più sostenibile.