Bruxelles – Era atteso per inizio marzo il report sulle sigarette elettroniche del comitato scientifico su Salute, ambiente e rischi emergenti (SCHEER), ma la pubblicazione del parere del comitato scientifico della Commissione UE slitta ora a metà aprile. Come richiesto dall’esecutivo UE, il comitato SCHEER dovrà tracciare l’indirizzo europeo rispetto ai prodotti alternativi alle sigarette tradizionali e valutare la necessità di adottare misure legislative in merito, prima degli appuntamenti decisivi del 2021: la direttiva sui prodotti del tabacco e la direttiva sulle accise del tabacco.
Già il 23 settembre dello scorso anno lo SCHEER aveva adottato una posizione preliminare sulle sigarette elettroniche, classificando sì questi prodotti come meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali, ma comunque rischiosi nell’ambito della lotta contro il fumo. Nel corso della consultazione pubblica (aperta fino al 26 ottobre) i produttori di sigarette elettroniche, le associazioni di consumatori e parte del mondo medico-scientifico aveva criticato la posizione preliminare per non considerato il ruolo che i prodotti alternativi possono avere per eliminare le sigarette convenzionali.
Questo confronto si inserisce nel quadro dell’Europe’s Beating Cancer Plan, la strategia d’azione della Commissione UE annunciata lo scorso 3 febbraio per ridurre significativamente il numero di morti per cancro. Tra gli obiettivi del piano è previsto l’abbattimento della percentuale dei fumatori europei, per creare una “generazione zero tabacco”: dal 25 per cento attuale (22 in Italia), al 5 per cento nel 2040.
Il dibattito si è però acceso sulla regolamentazione dei prodotti alternativi alle sigarette e sul fatto che la strategia comunitaria che non considererebbe il principio della riduzione del danno (insieme alle tradizionali politiche di prevenzione e controllo). In questo senso, sia nel report preliminare dello SCHEER sia nelle proposte della Commissione per la lotta contro il cancro, vengono equiparate le sigarette classiche ai prodotti senza combustione, muovendosi in maniera opposta rispetto ad altre amministrazioni che hanno invece impostato la propria strategia di riduzione del danno da fumo sui prodotti innovativi.
Il quadro internazionale
A livello internazionale, sono soprattutto Regno Unito e Stati Uniti a mostrare un’apertura maggiore nei confronti dei prodotti alternativi alle sigarette seguendo il principio della riduzione del danno. Lo scorso 23 febbraio il Public Health England (agenzia di consulenza e ricerca del dipartimento di Sanità e assistenza sociale del governo) ha pubblicato la settima recensione indipendente sul “fumo elettronico”. Secondo lo studio dell’agenzia britannica, le sigarette elettroniche riducono quasi del tutto il danno del fumo (95 per cento rispetto alle sigarette tradizionali) e questa soluzione sarebbe “migliore rispetto alla terapia sostitutiva della nicotina per smettere di fumare”.
In sintesi, se i non-fumatori non dovrebbero iniziare a farne uso (i prodotti contengono sostanze chimiche meno nocive delle sigarette, ma non sono privi di rischi), i fumatori dovrebbero privilegiare il passaggio alle sigarette elettroniche per smettere. Ne sarebbero una prova gli oltre 50 mila fumatori che ogni anno in Inghilterra abbandonano il fumo in questo modo, come evidenziato dal direttore Health Improvement del Public Health England, John Newton: “Migliaia di altre persone avrebbero potuto smettere, se non fosse per i timori infondati sulla sicurezza delle sigarette elettroniche”.
Oltreoceano, anche l’agenzia federale statunitense Food and Drug Administration (ente responsabile della regolamentazione di farmaci e prodotti del tabacco negli Stati Uniti) riconosce il principio di riduzione del danno. L’agenzia ha previsto l’introduzione della categoria dei “prodotti del tabacco a rischio modificato”, etichetta che si può ottenere solo al termine di un processo di revisione delle evidenze scientifiche sui nuovi prodotti: in questo modo si può determinare se un prodotto è appropriato per la tutela della salute pubblica, tenendo conto di rischi e benefici. Lo scorso anno la Food and Drug Administration ha così autorizzato la commercializzazione di un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco e lo snus (tabacco umido in polvere per uso orale), continuando allo stesso tempo a monitorare il mercato contro usi indesiderati.
La reazione italiana
In Italia, il ruolo che i prodotti senza combustione del tabacco stanno avendo sul consumo di sigarette è stato evidenziato dal Libro Blu 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. I dati rilevano un calo del consumo di sigarette tradizionali del 6,8 per cento rispetto al 2017, mentre il gettito complessivo per lo Stato è rimasto pressoché invariato. In altre parole, il mercato della nicotina ha conosciuto una contrazione, ma nello stesso momento si mantiene l’equilibrio delle entrate fiscali grazie all’introduzione dei prodotti alternativi.
Il contesto normativo italiano riconosce un ruolo all’innovazione nel settore del tabacco, dal momento in cui sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato hanno una legislazione e un trattamento fiscale specifico. È però altrettanto vero che le autorità sanitarie italiane non riconoscono il principio di riduzione del danno. Il Ministero della Salute ha recentemente criticato l’apertura al dibattito a livello scientifico, ribadendo che “l’unica strategia perseguibile è la disassuefazione totale dal fumo e dal consumo di altri prodotti del tabacco”.
Da diversi fronti sono però arrivate critiche non solo rispetto alla posizione italiana, ma soprattutto nei confronti della strategia europea. “Dopo tutte le evidenze scientifiche, non solo è grave considerare la sigaretta elettronica marginale nella lotta al fumo”, ha attaccato Umberto Roccatti, presidente dell’associazione nazionale Produttori fumo elettronico (ANAFE), “ma è ancora più assurdo che siano paragonate al fumo tradizionale, che causa quasi un terzo dei casi di cancro in Europa”. Fabio Beatrice, professore presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell’ospedale San Giovanni di Torino, ha sottolineato come “ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile“. Secondo il professor Beatrice, “bisogna assicurare proposte ricevibili“, come l’utilizzo di strumenti che “hanno la caratteristica di ridurre i prodotti della combustione, i veri artefici del danno da tabagismo”.
Anche tra i membri italiani del Parlamento Europeo si sono levate voci di disappunto rispetto al piano della Commissione UE. “È necessario avviare un dibattito che favorisca l’adozione di un rigoroso approccio scientifico da parte delle istituzioni europee”, ha dichiarato l’europarlamentare di Forza Italia Aldo Patriciello (PPE), membro della commissione per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento UE. “La riduzione del danno deve essere riconosciuta come strumento di contrasto al fumo“, con una specifica “regolamentazione e fiscalità dei prodotti a potenziale rischio ridotto, come sigarette elettronica e tabacco riscaldato”.
Gli ha fatto eco il collega in quota Fratelli d’Italia Pietro Fiocchi (ECR), membro della commissione speciale sulla lotta contro il cancro: “A essere veramente dannosa per il fumatore è tutta la parte di sottoprodotti cancerogeni della combustione”, che “viene eliminata dai sistemi alternativi”. Di fatto, “chi passa dalla sigaretta tradizionale a questi sistemi riceve nicotina“, la sostanza che crea dipendenza, “ma non tutto quello che si genera con la combustione del tabacco e della carta“, un aspetto “molto positivo dal punto di vista del cancro al polmone”.