Roma – Senza donne non se ne parla. Vale per i relatori dei convegni (anche quelli sul web) vale per il nuovo modello di società alla base del Next Generation EU. La sfida per la parità di genere passa anche da qui, perché servono azioni molteplici per scardinare tutti quegli stereotipi che vedono le donne scarsamente rappresentate nella scena pubblica.
Il tema è stato al centro del webinar organizzato dalla Rappresentanza italiana della Commissione europea, con la partecipazione della ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, della presidente della Commissione per i Diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo Evelyn Regner e della Commissaria europea per l’Istruzione e la cultura Mariya Gabriel. Un confronto animato anche dalle domande di due giornaliste della Rai, Emma D’Aquino e Simona Sala, direttrice del Giornale radio, e concluso con un intervista al Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni.
La campagna “No Women No Panel”, in Italia sta avendo un discreto successo ed è certamente un primo passo, anche di consapevolezza, per gli uomini che sempre in maggior numero rifiutano gli inviti quando tra esperti e relatori tutti o quasi sono maschi. “La parità di genere non si concede ma si costruisce” ha sostenuto la ministra Bonetti, auspicando una crescita culturale di un movimento che segna un passaggio di civiltà. Con il Next generation EU “dobbiamo perseguire una serie di obiettivi specifici relativi al welfare, alla fiscalità e all’occupazione femminile” con una “strategia di genere che deve essere assunta come indice di valutazione di tutte le politiche”.
Ciò che tutti identificano come primo differenziale di genere da colmare è quello dell’occupazione, un punto su cui ha insistito Evelyn Regner, che ha ricordato le tante opportunità non solo finanziarie offerte dai diversi programmi dell’UE di economia sociale e anche nell’ambito di Invest Eu. “Abbiamo bisogno di molte imprenditrici, il cambiamento è più rapido se avremo più donne nei posti chiave”.
L’istruzione è un altro tassello fondamentale. La Commissaria Gabriel (che ha ideato la campagna No women no panel) ha ricordato le percentuali di significative di donne nella ricerca scientifica, segnale di talento e capacità che deve essere ancor più valorizzato. E un esempio importante in questa direzione è dato dall’indicazione della parità di genere nei nuovi progetti di Horizon Europe il programma quadro di ricerca 2021-2027.
Come andare oltre i titoli del Next generation EU, e avere concretamente garanzie dell’impatto per la parità di genere, è stato il tema affrontato con il commissario Gentiloni. “Nel rispetto delle indicazioni, come Commissione abbiamo il preciso compito di verificare queste che non sono solamente delle raccomandazioni”. Un lavoro che però “si fa in due e quindi è determinato anche dalle proposte che arrivano dai governi nazionali”. La scelta di non avere una soglia (come nel caso del green e digitale) “è stata valutata ma poi i governi hanno preferito non avere troppe gabbie. Ma questo non significa che i miei uffici non faranno una valutazione vincolante” e secondo Gentiloni una garanzia è “l’elevata presenza di donne nella dirigenza della Commissione e negli apparati di analisi”.
Con lo sguardo ai progetti e all’applicazione del gender procurement del Next generation EU, mostra tutta la sua attualità il principio della “parità salariale” che i padri comunitari costituenti, firmarono nel 1957. “Ci sono divari ancora molto rilevanti” ammette, anche se i poteri della Commissione per regolare questi rapporti sono pochi. “C’è una direttiva in via di approvazione che obbliga le imprese a rendere trasparente e giustificare le differenze dei rapporti di stipendio. La trasparenza è uno stimolo per compiere passi avanti nella direzione della parità”.