Bruxelles – Un’esecuzione seria e coerente del Green Deal europeo richiede
alla Commissione europea di “fermare il finanziamento del collegamento ferroviario Torino-Lione (la TAV che collegherà Francia e Italia) e analoghi megaprogetti infrastrutturali”. Lo sottolineano in una lettera 21 eurodeputati che hanno scritto al vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, e al commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevičius, per esprimere le loro preoccupazioni sulla compatibilità dei progetti infrastrutturali come la TAV con l’impegno assunto con il patto verde europeo, ovvero ricondizionare lo stile di vita degli europei verso un Continente climaticamente neutro.
“Le proiezioni scientifiche in base a cui il TAV Torino-Lione continuerà a produrre emissioni oltre il 2050 confermano che questo progetto è un crimine ambientale, da fermare al più presto”, commenta Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi europei e promotrice della lettera. Insieme a lei tra i firmatari anche Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, tutti ex deputati del Movimento 5 Stelle confluiti nel gruppo ambientalista del Parlamento europeo.
Questa iniziativa parlamentare segue una lettera aperta con cui un gruppo di scienziati, guidati da Luca Mercalli della Società Meteorologica Italiana, aveva denunciato l’insostenibilità del progetto di collegamento ferroviario. “Come può la Commissione continuare a sostenere una maxi opera dall’impatto climatico e ambientale devastante mentre cerca di costruire un’economia neutrale rispetto al clima?”, si domanda Evi.
L’ultima relazione speciale della Corte dei Conti realizzata su otto megaprogetti infrastrutturali in costruzione, tra cui la linea ferroviaria Torino-Lione, ha parlato di costi aggiuntivi per portare a termine la costruzione, che in molti continuano a citare tra gli elementi negativi per fermare il progetto. Negli anni le stime sui costi sono lievitate passando da 5,2 miliardi di euro agli attuali 9,6 miliardi di euro, ma questo perché nel corso degli anni il progetto è cambiato e la cifra originaria si riferisce a una infrastruttura di base con una sola galleria, mentre il progetto attuale ne prevede due. Sull’aumento dei costi influisce senza dubbio anche il ritardo nel suo completamento. Secondo l’analisi della Corte, il completamento dell’opera sarebbe al momento in ritardo di 15 anni ed è verosimile che non sia pronto entro il 2030, come al momento previsto.
Ma a preoccupare sono soprattutto le ricadute ambientali. Su questo la Corte si è espressa chiaramente sul fatto che benefici dal punto di vista ambientali ci saranno solo 25-50 anni dopo la fine dei lavori. I revisori di Lussemburgo citano le stime del gestore dell’infrastruttura francese risalenti al 2012 secondo cui la costruzione del collegamento transfrontaliero Lione-Torino, insieme alle relative linee di accesso, avrebbe generato 10 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio e l’opera non “produrrà un beneficio netto in termini di emissioni prima di 25 anni dopo l’inizio dei lavori”. La Corte si spinge oltre e secondo gli esperti da loro consultati “le emissioni di CO2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura”.