Bruxelles – Due importanti relazioni di politica estera animeranno la discussione dei 27 Capi di Stato e di governo alla riunione in videoconferenza del Consiglio europeo di giovedì 25 e venerdì 26 marzo.
La prima riguarderà i rapporti con la Turchia e servirà a definire lo stato dell’arte delle relazioni dell’Unione Europea con il governo di Recep Tayyp Erdogan. I leader dei Paesi membri dovrebbero adottare delle conclusioni per decidere se agevolare la partecipazione della Turchia ad alcuni programmi di finanziamento europei (tra cui Horizon ed Erasmus) e se permetterle di accedere a migliori condizioni commerciali, offrendosi al contempo disponibili a rifinanziare lo strumento di sostegno ai rifugiati siriani.
“Vogliamo avere una relazione con la Turchia come Paese candidato e come Paese vicino con cui teniamo a intrattenere le migliori relazioni possibili a difesa dei Paesi membri e dei valori dell’unione”, ha detto l’Alto Rappresentate Josep Borrell durante una conferenza stampa a margine della riunione del Consiglio Affari esteri di lunedì 22 marzo. Ma a fronte di alcuni progressi positivi (relativi soprattutto alla distensione nel Mediterraneo orientale), che l’UE spera si mostrino sostenibili e credibili nel tempo, l’alto diplomatico ha sottolineato la persistenza di sviluppi “meno buoni”, legati principalmente alle minacce sul piano interno rivolte da Erdogan all’HDP, secondo partito di opposizione dopo il partito repubblicano turco, e al recente annuncio del ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. “Siamo preoccupati e condanniamo, perché temiamo che la Turchia si allontani nuovamente dal percorso avvicinamento all’UE. Ma vogliamo incoraggiare gli sviluppi positivi e sfruttare tutti elementi a disposizione”, ha detto Borrell.
Il secondo dossier su cui il Consiglio europeo dovrà esprimersi riguarderà la strategia che l’Unione Europea dovrà seguire nei rapporti con la Cina. L’ultima riunione dei ministri degli Affari esteri dell’UE si è chiusa a colpi di sanzioni. Bruxelles (in un’azione coordinata con Londra e Washington) ha imposto misure restrittive contro quattro cittadini cinesi e un ente governativo per le violenze inflitte alla minoranza musulmana uigura nella regione dello Xinjiang. Pechino ha risposto allo stesso modo colpendo dieci cittadini europei e quattro organizzazioni limitandosi per il momento alla sola ritorsione contro l’UE.
Una controffensiva ritenuta da Borrell “inaccettabile, perché invece di allontanare le preoccupazioni, crea una nuova atmosfera, una nuova dinamica di cui i leader europei dovranno tener conto”. Da parte sua l’Unione Europea ritiene che l’iniziativa sia più che legittima benché getti delle ombre sul futuro dell’accordo sugli investimenti firmato con la Cina negli ultimi giorni del 2020 (una riunione sul tema prevista in Parlamento per martedì 23 marzo è stata cancellata). “Siamo determinati a proteggere i diritti umani indipendentemente da dove si siano perpetrati”, ha dichiarato l’Alto Rappresentante.
Sulla Russia invece il Consiglio europeo avrà poche altre considerazioni da fare. “La Russia si sta mettendo di traverso. Le violazioni di diritti umani e del diritto internazionale sono oggetto di sanzioni e sono in aumento”, ha detto Borrell. “Le autorità russe sono poco disponibili al dialogo e rendono il Paese sempre più autoritario e lontano dall’UE. Dobbiamo trarre le dovute conseguenze”.
Sull’instabilità in Georgia e Venezuela la politica estera della Commissione è ancora orientata sulla linea del dialogo. Nel primo caso Bruxelles vuole evitare un’ulteriore polarizzazione politica interna dopo l’arresto del capo del principale leader dell’opposizione Nika Melia e farsi promotrice di una mediazione alternativa all’influenza russa nel Paese. Nel secondo caso si spera nella posizione che adotterà la nuova amministrazione americana di Joe Biden e il suo segretario di Stato Anthony Blinken. Sarebbe l’unica variabile in gioco dopo la decisione di Caracas di espellere l’ambasciatrice UE in seguito alla proroga delle sanzioni da parte di Bruxelles. “Non ho alcuna idea di come evolverà la situazione fino alle prossime elezioni locali”, ha dichiarato Borrell, che aveva messo anima e corpo nel tentativo di trovare un accordo politico tra il presidente Nicolás Maduro e il principale oppositore Juan Guaidó.