Bruxelles – Tra le quattro organizzazioni e gli undici individui sanzionati dai ministri degli Affari Esteri nel Consiglio UE di lunedì 22 marzo ci sono anche cittadini e un ente cinesi. È la prima volta che l’Unione Europea impone delle misure restrittive nei confronti della Cina dai fatti di piazza Tienanmen (da quando nel 1989 il carri armati cinesi spararono sulla folla per reprimere le manifestazioni che si svolgevano da settimane).
Le misure restrittive decise dal Consiglio sono una reazione alle detenzioni arbitrarie applicate alla minoranza musulmana degli Uiguri nel territorio dello Xinjiang. Nella lista ci sono Zhu Hailun, ex vice segretario del partito comunista della regione, Wang Junzheng, capo della struttura paramilitare dei corpi per la produzione e la costruzione dello Xinjiang, Wang Mingshan, membro del comitato permanente del partito comunista dello Xinjiang e Chen Mingguo, direttore dell’Ufficio per la sicurezza pubblica della regione (che fa parte degli enti sanzionati dai ministri dell’UE).
La risposta di Pechino non si è fatta attendere. “Questa mossa, basata unicamente sulle menzogne e sulla disinformazione, ignora e distorce i fatti, interferisce negli affari interni della Cina, viola il diritto internazionale e compromette gravemente le relazioni Cina-UE” si legge in un comunicato diramato dal ministero degli Esteri cinese.
La ritorsione cinese colpisce dieci persone e quattro enti dell’Unione europea e impone loro un divieto di fare ingresso nel territorio nazionale (divieto che comprende anche Hong Kong e Macao) e impedisce alle loro attività di fare affari con la Cina. Con questo provvedimento sono accusati di recare danno alla sovranità nazionale cinese gli eurodeputati Reinhard Butikofer (Verdi), Michael Gahler (PPE), Raphaël Glucksmann (S&D), Ilhan Kyuchyuk (Renew) e Miriam Lexmann (PPE).
We stand firmly with MEPs @gahler_michael, @MiriamMLex, @bueti, @rglucks1, @ilhankyuchyuk and the @Europarl_EN's Subcommittee on Human Rights who have been sanctioned by China.
I reiterated my support to them and to the other EU individuals and bodies hit by these sanctions. pic.twitter.com/q2kpOu0UXy
— Roberta Metsola (@EP_President) March 22, 2021
A questi si aggiungono il deputato olandese Sjoerd Wiemer Sjoerdsma, il deputato belga Samuel Cogolati, la deputata lituana Dovile Sakaliene, il ricercatore tedesco Adrian Zenz e il ricercatore svedese Björn Jerdén noti per i loro studi sui campi di concentramento dello Xinjiang.
Tra gli enti sono stati sanzionati il comitato politico e di sicurezza dell’UE, la sottocommissione del Parlamento europeo per i diritti umani, il think tank tedesco dell’Istituto Mercator per gli Studi sulla Cina e la Fondazione danese Alliance of Democracies.
“Apprendo di essere stato preso di mira per le sanzioni cinesi (insieme alla mia famiglia) e di essere stato interdetto da ogni contatto con istituzioni ufficiali e aziende cinesi per aver difeso il popolo uiguro”, ha scritto in un Tweet l’eurodeputato Raphael Glucksmann. “Per me è una medaglia. Le vostre sanzioni non mi impressionano. Continueremo a lottare contro i vostri crimini e a rompere i silenzi che li circondano”.
Vos sanctions ne m’impressionnent pas. Vos exhortations à « l’auto-critique » et vos menaces non plus.
Avec les 9 autres personnalités européennes sanctionnées, nous continuerons à nous battre contre vos crimes et à briser les silences qui les entourent.https://t.co/kJJ0B4UV8Q— Raphael Glucksmann (@rglucks1) March 22, 2021
Tra i soggetti sanzionati dall’UE si leggono anche i nomi del ministro per la sicurezza nazionale e del ministro per la sicurezza sociale nordcoreani, che insieme all’ufficio centrale della procura del Procura nazionale sono stati sanzionati per le repressioni violente nel Paese. Compaiono nell’elenco anche la milizia libica Kaniyat Militia, il suo capo e il fratello di quest’ultimo per le esecuzioni extragiudiziali e le sparizioni forzate nel territorio libico, due dirigenti russi per le torture e la repressione contro le persone LGBTI e contro gli oppositori politici in Cecenia e un generale sudsudanese e l’Ufficio per la Sicurezza nazionale eritreo per le torture e le esecuzioni sommarie commesse nei rispettivi Paesi.
Sono state sanzionate anche undici persone considerate responsabili di aver organizzato il golpe militare in Birmania/Myanmar e di aver contribuito ai successivi episodi di repressione nei confronti della società civile. Tra queste dieci appartengono ai ranghi più elevati dell’esercito birmano. A essere colpito dalle misure adottate dall’UE anche il presidente della commissione elettorale che ha dichiarato invalidi i risultati delle elezioni del 2020.
Contro di essi il Consiglio ha adottato il nuovo regime globale di sanzioni approvato a dicembre 2020 e applicato per la prima volta a inizio marzo contro quattro dirigenti russi accusati di aver partecipato all’arresto e alla condanna dell’oppositore russo Alexei Navalny. Per loro il Consiglio applica un divieto di ingresso nel territorio europeo, il congelamento dei loro beni presenti nell’Unione e un divieto per i residenti nell’UE di trasferire denaro nei loro confronti.
In un comunicato il Consiglio ha dichiarato di voler assicurarsi del fatto che le misure restrittive adottate contro gli autori dei crimini in Birmania non abbiano una ricaduta negativa sulla popolazione. “Restano attive le misure restrittive già in vigore”, si legge relativamente all’embargo di armi e di strumenti per la repressione militare e alle sanzioni applicate alle persone responsabili delle persecuzioni perpetrate ai danni della popolazione rohinga disposti dall’UE in passato verso il Paese del Sud-Est asiatico.