Bruxelles – Progressi nulli o quasi. Giovedì 4 marzo la proposta della Commissione per una Legge europea sul clima ha compiuto un anno, mentre i negoziati tra Parlamento e Consiglio sono ancora in corso con pochi passi avanti su uno dei pilastri principali della legge: l’aggiornamento degli obiettivi climatici intermedi al 2030. Nonostante i negoziati vadano a rilento, il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento, Pascal Canfin, ritiene che si possa trovare una “quadra alla proposta legislativa entro la fine di aprile”, ha sottolineando ieri aprendo i lavori della riunione. Sia Consiglio che Parlamento sperano di chiudere il dossier prima della presentazione del pacchetto legislativo “Fit for 55” – che dovrebbe adattare tutta la legislazione europea ai nuovi obiettivi climatici – prevista per giugno da parte dell’Esecutivo europeo.
La scorsa settimana si è chiuso il quarto ciclo di negoziati tra Stati membri ed Europarlamento, ma le due parti continuano a non affrontare la questione della riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento al 2030, rispetto ai livelli registrati nel 1990. L’argomento è divisivo perché in una risoluzione il Parlamento ha dichiarato di voler aspirare a un taglio netto del 60 per cento delle emissioni entro il 2030, con gli Stati membri che con non poche difficoltà a dicembre sono riusciti ad accordarsi sul 55 per cento. Secondo fonti parlamentari, il Consiglio continua a rimanere estremamente reticente a parlare del target per il 2030, e probabilmente la questione sarà lasciata per ultima. I negoziatori del Parlamento stimano che saranno necessarie almeno altre due sessioni di trilogo politico (la riunione tra i rappresentanti delle tre Istituzioni) supplementari prima di arrivare a un accordo.
In realtà non c’è molto margine di spazio per le richieste del Parlamento sull’obiettivo climatico, è improbabile che riesca a ottenere un aumento dell’ambizione. Tuttavia continuando a mantenere la linea dura su questo punto, dovrebbe riuscire a ottenere almeno qualche altra garanzia. L’ultimo round di negoziati si è concentrato sulla possibilità di stabilire il bilancio dei gas a effetto serra dell’UE e sull’istituzione del “Consiglio scientifico sui cambiamenti climatici”, entrambe due idee difese dal Parlamento dell’UE. Sul secondo punto, in particolare, i negoziati stanno procedendo, anche se le due Istituzioni non sono d’accordo su come dovrebbe costituirsi questo Consiglio: i Paesi vogliono un esperto per Stato membro, dunque 27 esperti per avere totale rappresentanza, mentre il Parlamento insiste sul fatto che sia limitato a un massimo di 15 scienziati indipendenti al fine di evitare che diventi un organo puramente politico per difendere i propri interessi nazionali.
“Avere un corpo limitato è la chiave per assicurarsi che funzioni e non sia minato dall’influenza nazionale”, ci spiegano fonti del Parlamento europeo. La scorsa settimana, in vista dei negoziati, diversi scienziati europei con una lettera alle Istituzioni hanno sostenuto la posizione del Parlamento europeo per dar vita a un formato ridotto del Consiglio scientifico.