Bruxelles – Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat sono oltre 706 mila le persone che hanno ottenuto la cittadinanza di uno dei 27 Paesi dell’Unione Europea nel 2019 (erano poco più di 672 mila nel 2018 e oltre 700 mila nel 2017). La maggior parte di essi era precedentemente cittadino di un Paese terzo (era dunque extracomunitario), solo il 13 per cento invece possedeva già la cittadinanza di un altro Stato membro. Il diritto a diventare cittadini di un Paese membro dell’UE implica anche il diritto ad acquisire la cittadinanza europea e a godere dei relativi diritti (lo stabilisce l’articolo 9 del Trattato sull’Unione Europea).
Il 9 per cento delle nuove cittadinanze si riferisce a chi era precedentemente cittadino marocchino (è il gruppo di stranieri più numeroso tenendo conto della nazionalità), mentre il 6 per cento è relativo a chi era cittadino albanese (il 62 per cento delle richieste effettuate da questo gruppo si è concentrata in Italia). Ma il fenomeno del 2019 è stato l’esplodere di domande di cittadinanza in un Paese UE da parte dei britannici (29.800, 75% dei quali distribuiti tra Germania, Svezia e Francia) molto probabilmente a causa dell’incombente Brexit. Un fatto che ha portato il Regno Unito dalla settima posizione tra i Paesi per richieste di cittadinanza in un Paese UE alla terza.
Nella classifica dei cittadini che hanno presentato richiesta di cittadinanza in un altro Paese UE e che erano già cittadini di un altro Stato membro c’è al terzo posto il gruppo dei cittadini italiani (le istanze presentate dagli italiani sono in totale l’1 per cento del totale).
Nel misurare il rapporto tra nuove cittadinanze conferite e numero di stranieri presenti in un Paese in un anno solare Eurostat rileva le percentuali più elevate in Svezia (7 per cento), Romania (4,7 per cento, sebbene il dato sia frutto di una stima) e Portogallo (4,4 per cento). In Italia tale rapporto, chiamato tasso di naturalizzazione, si è attestato al 2,5 per cento, superando così la media dell’UE del 2 per cento.