Bruxelles – Per il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg la cooperazione transatlantica ha raggiunto livelli senza precedenti e si rende quanto mai necessaria viste le attuali contingenze. Ascoltato e interrogato dalla commissione del Parlamento europeo per la sicurezza e la difesa (SEDE) e dalla commissione che si occupa di affari internazionali (AFET) il Segretario generale fa sponda sul ruolo dell’Eurocamera per invitare gli Stati membri a non prendere sotto gamba le minacce per la loro sicurezza.
Già nelle scorse settimane, quando era intervenuto a una riunione del Consiglio europeo, Stoltenberg aveva sollecitato i 27 governi dell’UE sull’urgenza di evitare che la “crisi sanitaria sfociasse in una crisi di sicurezza”, un rischio paventato anche nella sua audizione al Parlamento europeo e giustificato dall’intensificazione delle minacce esistenti già prima dello scoppio della pandemia di COVID-19 (sono stati citati il comportamento destabilizzante della Russia, la forza brutale del terrorismo, i ciberattacchi sofisticati e la crescita della Cina). Tutte sfide rispetto alle quali, come ha detto Stoltenberg, “nessun Paese può far fronte da solo, ma solo l’UE e la NATO insieme”.
Per il numero uno della NATO l’unica risposta possibile è quella fornita da un programma ambizioso da lanciare nel corso del prossimo vertice NATO in programma per gli ultimi mesi del 2021 che prepari l’alleanza per il futuro. “Dobbiamo continuare a utilizzare la NATO come piattaforma per consultarci sulla nostra sicurezza condivisa”, ha affermato illustrando ai rappresentanti eletti dei cittadini europei le priorità su cui agire per una nuova impostazione di sicurezza che aumenti la resilienza della società transatlantica, conservi il vantaggio tecnologico maturato dai membri dell’alleanza e si dedichi alla salvaguardia di un ordine mondiale basato sulle regole.
E se da una parte sono ben accolti gli sforzi europei, dall’altra il politico norvegese chiede ai partner all’UE più coraggio. “Serve un’Unione europea che investa nella difesa e in nuove capacità, che riduca la frammentazione dell’industria della difesa tra gli Stati membri. Sarebbe un bene non solo per la sicurezza europea, ma per l’intera sicurezza transatlantica”, ha continuato il Segretario Generale. Un’affermazione accompagnata però da una tirata di orecchie: “Il 90 per cento della popolazione europea della NATO risiede anche nell’Unione europea, ma gli Stati membri partecipano solo al il 20 per cento delle risorse dell’Organizzazione“. Da qui l’appello lanciato agli europarlamentari: “In quanto membri del Parlamento europeo dovete chiedere una cooperazione più profonda e fruttuosa tra NATO e UE in ambiti chiave come la mobilità militare e le nostre tecnologie”.
Sulla minaccia della Cina, citata a più riprese durante il dibattito, Stoltenberg ha invitato alla cautela. “La Cina non è un avversario e non vedo attacchi militari immediati”, ha detto rispondendo all’eurodeputato della sinistra Mick Wallace. “Ma la crescita della Cina offre delle opportunità per la NATO e i suoi Paesi. Si tratta di uno Stato autoritario, che non condivide i nostri valori, che sta investendo molto dal punto di vista militare e la cui crescita ha originato un cambiamento degli equilibri mondiali. Se siete preoccupati della Cina dovreste ritenere ancora più importante la necessità di restare uniti nell’ambito della NATO”.
A fronte delle critiche ricevute per l’inefficienza da parte della NATO nel prevenire le recenti tensioni tra Grecia e Turchia Stoltenberg si è difeso ribadendo l’impegno dell’Organizzazione nell’offrire una mediazione anche attraverso l’istituzione di un meccanismo di de-conflitto. “Non dico che abbiamo risolto la questione, ma in presenza di problemi seri come questo abbiamo bisogno di istituzioni internazionali che forniscano una piattaforma che portino le parti a un accordo. Siamo pur sempre trenta alleati diversi con storie differenti e governati da partiti con orientamenti differenti, è normale che ci siano differenze”.
Da non sottovalutare anche la sfida che il cambiamento climatico pone nel campo della sicurezza. L’aumento del livello dei mari rappresenta un pericolo diretto per le basi navali dell’alleanza atlantica e la dipendenza della NATO dai Paesi terzi per le forniture dei combustibili fossili necessari per le missioni militari mette in serio rischio i progetti di autonomia dell’alleanza. Senza un’alternativa, ha detto Stoltenberg, “il cambiamento climatico sarà un moltiplicatore di crisi per la sicurezza comune”.