Bruxelles – La ripartenza del settore sarà immediata appena la pandemia sarà superata, ma ora serve un sostegno rapido per contenere le conseguenze drammatiche della crisi e per non farsi trovare impreparati in vista della stagione estiva. Questo l’appello rivolto dalle associazioni di categoria del settore turistico agli eurodeputati e ai rappresentanti della Commissione europea, presenti alla tavola rotonda organizzata dal Parlamento europeo sulle opportunità fornite dal piano di ripresa europeo per la rinascita del turismo. I rappresentanti del settore chiedono alle istituzioni europee più certezza e scelte concrete, per sollevare un’industria che in Italia potrebbe subire la scomparsa del 40 per cento delle imprese.
La diffusione della COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento hanno inferto un duro colpo al comparto, che nell’Unione europea coinvolge 13 milioni di dipendenti e in alcuni Stati membri è uno dei pilastri dell’economia nazionale. In Italia conta per il 13 per cento del PIL nazionale e attualmente rischia una perdita di 2 milioni di posti di lavoro (6 milioni in tutta l’UE). Un problema che non ha risparmiato i settori dell’indotto come la cantieristica, i trasporti, l’agroalimentare.
Tra gli operatori del settore le richieste più urgenti sono rivolte al bisogno di maggiori sostegni fiscali. “Il Recovery Plan si riferisce a politiche di lungo periodo, e questo è giusto. Ma abbiamo bisogno di un sostegno maggiore che tenga conto anche di una profonda revisione patrimoniale per le imprese turistiche”, ha affermato Luca Patané, presidente di Confturismo. A fargli eco Marina Lalli, presidente di Federturismo. “Il problema è la liquidità, l’accesso al credito. I prestiti a sei anni introdotti con il Decreto liquidità dal governo italiano non possono essere rimborsabili con la crisi che è ancora in corso”, ha affermato. “E non dimentichiamoci anche che gran parte della forza lavoro nel turismo è formata da donne. Il soggetto debole del turismo è donna”.
Sulla questione l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza (ECR) ravvisa “una latitanza da parte dell’UE”. “All’inizio il Commissario al mercato interno Thierry Breton in commissione ci assicurava che all’interno del piano di ripresa europeo si sarebbe dedicato il 25% delle risorse al turismo, ma siamo allo zero”, ha dichiarato il membro dei conservatori europei. “Si parla sempre di grandi strategie, ma nella sostanza a fronte di svariati miliardi investiti non ci sono interventi specifici per il settore. Ci è stata negata anche l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo del turismo. È il momento di salvare le imprese, adesso!”.
La maggiore richiesta di pragmatismo rimarcata durante l’evento ha toccato anche l’argomento del Digital Green Pass che la Commissione europea si appresta a presentare mercoledì 17 marzo. Il certificato che l’esecutivo europeo vuole proporre in vista della stagione estiva dovrebbe raccogliere le informazioni necessarie a sintetizzare la situazione sanitaria legata di ciascun viaggiatore, attestando eventualmente l’immunizzazione alla COVID tramite vaccino o guarigione della malattia o mostrando l’esito negativo di un tampone.
“Quella del cosiddetto ‘passaporto vaccinale’ è una questione centrale”, ha detto il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. La Grecia ha dichiarato alcune sue isole ‘COVID free’ per limitare l’accesso ai soli soggetti vaccinati. Occorre un indirizzo valido per tutti i Paesi dell’Unione Europea prima che si inneschi una gara per accaparrarsi le quote di turismo per chi sarà già vaccinato”.
C’è inoltre agitazione nel settore balneare per il richiamo della Commissione europea sul mancato rispetto da parte dell’Italia della direttiva Bolkestein relativa alla liberalizzazione dei servizi. Bruxelles ha bacchettato Roma per l’estensione fino al 2033 delle attuali concessioni balneari, un atto definito contrario alle norme europee e già condannato dalla Corte di Giustizia UE. Le associazioni degli imprenditori chiamano il governo italiano a prendere una decisione di netto contrasto con quanto affermato a Bruxelles anche in virtù dell’attuale momento di crisi. Sull’argomento i partiti della destra italiana (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), hanno annunciato battaglia.
Intanto, mentre si spera di raggiungere il prima possibile la luce in fondo al tunnel la Direzione mercato interno della Commissione europea si sforza di intravedere un barlume di speranza. “Il 50 per cento degli europei ha dichiarato di voler viaggiare nei prossimi 6 mesi”, ha affermato Kerstin Jorna, che guida il dipartimento. “Con l’utilizzo dei fondi strutturali residui per il turismo, la possibilità di accedere agli aiuti di stato e l’introduzione del green pass stiamo cercando di contribuire a far partire la stagione estiva al meglio e in tutta sicurezza. Vogliamo stimolare la fiducia delle imprese a costruire il futuro”.