Bruxelles – Il 30 per cento dei gas a effetto serra dell’UE e un terzo delle emissioni globali di origine antropica – quindi prodotti da attività umane – provengono dai sistemi alimentari. E’ quanto sottolinea lo studio del Joint Research Centre della Commissione Europea, pubblicato nella rivista scientifica Nature Food. Lo studio ha usato per la prima volta il nuovo database globale delle emissioni alimentari (EDGAR-FOOD) che calcola le emissioni di gas a effetto serra tra il 1990 e il 2015.
Il sistema copre tutti settori del sistema alimentare, dalla produzione allo smaltimento: da come il cibo deve essere coltivato, raccolto o catturato, trasportato, lavorato, confezionato, distribuito e cotto e i residui smaltiti e “ciascuno di questi passaggi provoca emissioni di gas serra di origine antropica (GHG) e richiede energia”, si legge nel rapporto. In media, secondo i dati, il sistema alimentare globale produce circa 2 tonnellate di emissioni di anidride carbonica equivalente (CO2eq) all’anno pro capite. Circa la metà di queste emissioni di gas serra sono anidride carbonica, principalmente legate al cambiamento di uso del suolo e all’energia, un terzo è metano (CH4) dovuto alla produzione di bestiame e riso, ma anche alla gestione dei rifiuti; la maggior parte del resto viene emesso come N2O (ossido di diazoto) dai fertilizzanti azotati.
Il rapporto stima che nel 2015 le emissioni del sistema alimentare sono state pari a 18 miliardi di CO2 equivalente all’anno a livello globale, che rappresenta il 34 per cento delle emissioni totali di gas serra. Proveniente per la maggior parte dall’agricoltura e dalle attività di cambio di destinazione d’uso del suolo (71 per cento), mentre il restante proviene dalle attività di filiera: dalla vendita al dettaglio ai trasporti, consumi, produzione di carburante, gestione dei rifiuti, processi industriali e imballaggi. Tra i Paesi principali emettitori nel settore alimentare vengono menzionati Cina, Indonesia, Stati Uniti, Brasile, Unione Europea e India. Lo studio conclude quindi che i Paesi devono quindi investire in tecnologie di efficienza energetica e decarbonizzazione per ridurre le emissioni di gas serra, oltre alle tecnologie di mitigazione terrestre.