Bruxelles – Riconoscere biodiversità e natura nei rapporti economici nazionali. La Commissione Europea proporrà la revisione del regolamento sui conti economici ambientali europei (CEAE) per includere un nuovo modulo sulla contabilità del cosiddetto capitale naturale, ovvero il contributo di foreste, oceani e altri ecosistemi. Lo ha annunciato l’Esecutivo comunitario l’11 marzo, all’indomani dell’approvazione da parte delle Nazioni Unite di un nuovo quadro statistico per tenere maggiormente conto della biodiversità e degli ecosistemi nella pianificazione economica nazionale e nel processo decisionale politico.
Il nuovo quadro statistico andrà oltre i dati del prodotto interno lordo (PIL) che sono solitamente utilizzati e garantisce che il capitale naturale – il contributo di foreste, oceani e altri ecosistemi – venga aggiunto ai conti economici esistenti. “Dobbiamo utilizzare metodi rigorosi per controllare investimenti, impatti e dipendenze in relazione alla natura”, ha commentato il commissario per l’ambiente, Virginijus Sinkevičius. “Dobbiamo trasformare il modo in cui vediamo e valutiamo la natura. Dobbiamo riflettere il vero valore della natura in tutte le nostre politiche, piani e sistemi economici”, spiega il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. “Con una nuova consapevolezza, possiamo indirizzare gli investimenti in politiche e attività che proteggono e ripristinano la natura e le ricompense saranno immense”.
Anche per il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, “per affrontare le crisi climatiche e della biodiversità dobbiamo trasformare il nostro modello economico”. Spiega che questo nuovo quadro statistico “va oltre il PIL e tiene maggiormente conto della biodiversità e degli ecosistemi nella pianificazione economica nazionale. Si tratta di un importante sviluppo nel cambiare il modo in cui pensiamo alla prosperità e al benessere”.
L’ONU stima che l’attività umana abbia “gravemente alterato” il 75 per cento dell’ambiente terrestre del pianeta e il 66 per cento di quello marino, portando a una diminuzione media dell’estensione e delle condizioni dell’ecosistema del 47 per cento rispetto alle linee di base naturali. E il cambiamento climatico continua a far registrare anni sempre più caldi mentre – secondo l’ONU – i paesi continuano a prendere decisioni sull’economia senza tener conto degli impatti ambientali. A livello globale, le Nazioni Unite stimano una spesa dei Paesi di circa 4-6 trilioni di dollari all’anno in sussidi che danneggiano l’ambiente.