Bruxelles – L‘Europa è una zona di libertà LGBTIQ e ovunque i cittadini omosessuali, bisessuali, transgender, intersessuali e queer devono avere il diritto di poter esprimere le proprie potenzialità senza subire alcun tipo di discriminazione. Dal Parlamento Europeo è arrivato un messaggio chiaro a tutti gli Stati membri UE – in particolare Polonia e Ungheria che su questo hanno idee diverse – contenuto della risoluzione approvata oggi (giovedì 11 marzo) in plenaria con 492 voti a favore, 141 contrari e 46 astenuti.
Trasversale l’appoggio alla proposta da parte dei gruppi politici al Parlamento UE, dalla Sinistra ai popolari europei, passando per i socialdemocratici, i Verdi e Renew Europe. Contrarie le destre dei Conservatori e Riformisti e di Identità e Democrazia. E scoppia la polemica tra le fila degli italiani a Bruxelles. Non sostenendo il testo “Lega e Fratelli d’Italia vanno a rimorchio della peggiore destra omofoba rappresentata dai vari Orban e Kaczyński”, crtica l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara. “Nell’Unione europea non può esserci spazio per odio, razzismo e discriminazione”.
“Essere qui è fondamentale, per rendere chiaro a tutti coloro che si sentono discriminati che non sono soli”, ha dichiarato nel dibattito in plenaria di ieri l’eurodeputata maltese e vice-presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola (PPE). “Vogliamo dire a tutte le comunità LGBTIQ che questa è anche la loro Europa, che le nostre leggi le proteggeranno da chi vuole distruggere le loro libertà, in Polonia e non solo”.
Sulla stessa linea l’intervento della presidente del gruppo S&D, Iratxe García Pérez: “Mai accetteremo la crociata omofoba dell’ultra-destra, non vivremo mai più in un’Europa in cui qualcuno debba nascondersi per non essere discriminato”. E non risparmia un affondo sulla situazione in Polonia (“le cosiddette ‘zone libere da LGBTIQ’ mostrano ancora oggi la barbarie del nostro passato“), peraltro già condonnata dal Parlamento.
L’eurodeputato francese Pierre Karleskind (Renew Europe) ha ricordato la natura della risoluzione, composta da un solo articolo, e che “dichiara l’Unione Europea una ‘zona di libertà’ per le persone LGBTIQ“. “Sono poche parole, ma che mandano un messaggio potente ai governi nazionali“. Per la vicepresidente del gruppo Verdi/ALE, Terry Reintke, “questa dichiarazione è solo un primo passo, perché le nostre libertà saranno ancora soffocate e saremo ancora in pericolo”, ma “adesso lanciamo un segnale a tutti coloro che si sentono oppressi: siamo ovunque e siamo forti“.
Dalla Sinistra, l’europarlamentare spagnola Eugenia Rodríguez Palop ha puntato il dito contro le destre: “Loro parlano del pericolo delle teorie gender nelle scuole, ma fuori da questa aula c’è violenza e morte in tutta Europa, causata dall’omofobia”.
Proprio dai gruppi parlamentari della destra europea è arrivata una secca replica: “Negli Stati membri nessun orientamento è criminalizzato, questa è solo propaganda“, ha dichiarato l’eurodeputato estone Madison Jaak (ID). “Ci sono solo Paesi che difendono i valori tradizionali e noi vogliamo proteggere le famiglie in cui i bambini possono crescere con un papà e una mamma”. Il co-presidente del gruppo ECR, Ryszard Antoni Legutko, ha bollato la risoluzione come “un testo assurdo, la dimostrazione che questo Parlamento è diventato una macchina ideologica della sinistra estrema“, sottolineando con forza che “il diritto di famiglia è disciplinato dalle normative nazionali” e che “le accuse contro la Polonia sono azioni di pressione ingiustificata”.
L’appoggio di Commissione e Consiglio dell’UE
Il messaggio della maggioranza del Parlamento UE è stato accolto con soddisfazione dalla commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli: “Vi ringrazio per il vostro impegno, insieme possiamo abbattere ogni barriera”, ha commentato ieri davanti all’emiciclo. “La Commissione sostiene il Parlamento in questa volontà di proclamare l’Unione Europea una zona di libertà per le persone LGBTIQ”.
La commissaria ha ricordato che la risoluzione sposa la Strategia UE per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025, presentata dall’esecutivo UE il 12 novembre dello scorso anno: “È una forte presa di posizione sul fatto che vogliamo un’Europa dell’uguaglianza“, dove “ognuno può amare e costruire una famiglia senza paura di discriminazioni”. La Strategia “è solo un inizio” e servirà per “controllare da vicino le legislazioni nazionali, che non siano in contrasto con il principio di non discriminazione”. Dalli ha poi concluso ricordando che “la forte collaborazione con il Parlamento è la chiave per progredire sulla strada dell’uguaglianza per tutti i cittadini”, con l’obiettivo di presentare un’iniziativa entro la fine dell’anno per “includere le discriminazioni LGBTIQ tra i crimini di incitamento all’odio“.
Appoggio all’iniziativa parlamentare anche dalla segretaria di Stato portoghese per gli Affari europei, Ana Paula Zacarias, a nome della presidenza di turno del Consiglio dell’UE: “Non c’è spazio per l’omotransfobia in Europa e c’è ancora molto lavoro da fare in Europa“, ma la dichiarazione dell’Europa come zona di libertà “è il primo passo per far sì che l’uguaglianza diventi realtà per le famiglie arcobaleno che affrontano difficoltà sul territorio comunitario”.
Secondo Zacarias “l’Unione Europea è un barlume di speranza in tutto il mondo e questo ci chiede di dare sempre il buon esempio”. Tuttavia, “quasi la metà della popolazione LGBTIQ si sente discriminata e molte ingiustizie non vengono denunciate per paura”, ha ricordato la segretaria di Stato portoghese. “Come decisori politici dobbiamo promuovere il pieno rispetto delle loro libertà in tutta l’Unione”, perché “sono diritti umani da rispettare e difendere. It’s just that“, è soltanto questo.