Bruxelles – Il mondo chiama e l’Unione europea tenta di migliorare la sua risposta. Bruxelles vuole fare di più nel campo delle crisi umanitarie, in aumento del 40 per cento quest’anno rispetto al 2020, secondo quanto affermano le Nazioni Unite. Lo fa annunciando in una comunicazione una serie di azioni chiave per accelerare la risposta umanitaria, aumentare i fondi, eliminare i problemi alla radice e sensibilizzare altri attori internazionali a sposare la causa.
Alla base dell’iniziativa della Commissione europea non ci sono misure vincolanti, ma una nuova visione e soprattutto l’approccio del “Team Europe”, utile per rendere quanto più possibile complementari le azioni messe in campo dalle 27 Capitali con gli sforzi profusi direttamente dall’esecutivo europeo. Tutto questo in uno scenario in cui la pandemia di COVID-19 ha esacerbato le emergenze umanitarie provocate dalla ripresa dei conflitti, dall’instabilità governativa e da una crescita incontrollata della popolazione. Il rischio è che la forbice tra le richieste di aiuti, che sono in continuo aumento, e risorse limitate erogate dai donatori internazionali si espanda costantemente lasciando un vuoto incolmabile.
Bruxelles vuole dotarsi prima di tutto di un nuovo strumento: un meccanismo europeo di capacità di reazione umanitaria che possa essere applicato appena le vie tradizionali di assistenza umanitaria risultino insufficienti e inefficienti e che possa attivare un rapido supporto nella logistica e nella distribuzione delle risorse (tra rientrano anche i vaccini anti COVID). Servirà a unire gli sforzi tra i partner europei e a mettere da subito in funzione gli aiuti del Meccanismo di Protezione Civile e del Centro di Coordinamento UE per la risposta alle emergenze.
La Commissione spinge inoltre per maggiori sinergie tra soccorsi umanitari, politiche di sviluppo e politiche di peace building. “Gli aiuti umanitari non possono far fronte direttamente alla serie complessa di fattori che causano i conflitti e le crisi” ha detto il Commissario per la gestione delle crisi Janez Lenarčič in conferenza stampa. “Per questo dobbiamo migliorare la nostra capacità di anticipare l’azione umanitaria. Il che significa rafforzare le partnership con le comunità scientifiche locali per consolidare sinergie che permettano di rendere più resistenti le popolazioni maggiormente esposte agli effetti dei cambiamenti climatici”.
Sullo sfondo c’è però anche la scommessa dell’UE di essere capofila di una risposta umanitaria globale. La sfida vede per ora l’Unione Europea in prima fila, con il 36 per cento degli aiuti umanitari forniti a livello mondiale (gli Stati Uniti inseguono con il 35 per cento del totale). I tre principali donatori (USA, Germania e UE), erogano attualmente il 60 per cento delle risorse distribuite.
“È intollerabile che solo un gruppo molto ristretto di Paesi stia sostenendo l’azione globale”, ha continuato Lenarčič. “Ci vuole un cambio di rotta, supportare l’azione umanitaria è una responsabilità comune per il mondo intero. Con questa comunicazione rivolgiamo la richiesta urgente nel devolvere maggiori risorse alle emergenze umanitarie. Questo vuol dire anche coinvolgere più direttamente il settore privato, laddove possibile”, ha aggiunto il Commissario sloveno annunciando un progetto pilota a riguardo ancora in fase di formazione.
Attualmente a livello europeo il maggior contributore è la Germania, con il 40 per cento del totale degli aiuti stanziati nell’Unione Europea, seguita dalla Svezia che partecipa con l’8 per cento dei finanziamenti. “Il principio degli aiuti umanitari è un’espressione concreta della solidarietà europea. Le necessità aumentano, mentre i donatori sono scarsi. Le crisi si protraggono e c’è il rischio che noi diventiamo insensibili alla sofferenza umana”, ha commentato l’Alto Rappresentante Josep Borrell.
Da parte della Commissione c’è l’intenzione di far concorrere l’accesso agli aiuti umanitari una condizione da includere quando si stanziano delle risorse nei confronti dei partner internazionali. “Non possiamo chiudere un occhio quando un governo viola deliberatamente le regole del diritto bellico o ci nega l’accesso nell’erogazione degli aiuti umanitari”, ha affermato Lenarčič auspicando un maggiore impiego dell’arma della diplomazia umanitaria nella politica estera europea. “Considereremo questo tipo di violazione del diritto internazionale umanitario tra le ragioni per sottoporre soggetti o organizzazioni a un nuovo regime di sanzioni e al tempo stesso faremo particolarmente attenzione nel permettere che la risposta umanitaria non sia pregiudicata quando l’UE attiva delle sanzioni”.