Bruxelles – Non accenna a diminuire la tensione tra Unione Europea e Regno Unito. Dopo la notizia secondo cui la Commissione UE sarebbe pronta ad avviare un’azione legale nei confronti di Londra per aver violato il protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso, ieri (martedì 9 marzo) è arrivato il via libera dei governi europei a procedere con atteggiamento “calmo, fermo e deciso” contro la proposta del governo britannico di estendere unilateralmente il periodo di grazia al commercio nel Mare d’Irlanda fino a fine ottobre.
La volontà dei governi europei è stata espressa nel corso di un incontro tra gli ambasciatori del Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (COREPER) e il vicepresidente della Commissione per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič. I diplomatici hanno concordato la necessità di rispondere con un’azione legale se Londra non farà un passo indietro, legittimando l’atteggiamento intransigente della Commissione sulle regole commerciali transitorie che scadranno il prossimo primo aprile (come l’esenzione da alcune pratiche burocratiche per il commercio di generi alimentari tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord).
A questo punto, secondo quanto delineato nella riunione di ieri, l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen potrà scegliere tra due strade. La prima – più dura – sarebbe quella di avviare immediatamente una procedura d’infrazione sulla falsariga di quanto accaduto nell’ottobre dello scorso anno, per violazione delle clausole del trattato commerciale Brexit. Šefčovič non ha ancora fornito tempistiche definite per l’esecuzione di questo progetto.
Per questo motivo si potrebbe seguire una seconda strada, più morbida. La Commissione potrebbe inviare a Downing Street una lettera di avvertimento che se non ritirerà la proposta sul periodo di grazia, Bruxelles procederà verso un processo di arbitrato indipendente.
Una variabile che potrebbe giocare un ruolo chiave sulla decisione della Commissione UE è rappresentata dall’atteggiamento del gabinetto di Boris Johnson e in particolare la risposta che arriverà da David Frost, ex-capo negoziatore Brexit per il Regno Unito e ora membro del gabinetto responsabile delle relazioni con l’UE. Da quando Frost ha preso le redini della co-presidenza del comitato UE-Regno Unito per l’attuazione dell’Accordo di recesso i rapporti si sono congelati: la decisione di chiudere la linea diretta Londra-Bruxelles istituita dal suo predecessore Michael Gove ha fatto in modo che la Commissione UE si sia fatta cogliere alla sprovvista sulla decisione di una settimana fa riguardo l’estensione del periodo di grazia.
L’ex-capo negoziatore Brexit ha anche intimato all’Unione Europea di “togliersi il broncio” e di “scrollarsi di dosso qualsiasi cattiva volontà rimasta nei nostri confronti, per ripartire“. Tra queste “cattive volontà” ci sarebbe anche quella che riguarda il meccanismo di trasparenza e autorizzazione per le esportazioni dei vaccini fuori dall’Unione, definito da Londra una sorta di “nazionalismo sui vaccini“.
A questo proposito, l’UE ha risposto oggi a una convocazione del governo britannico a Londra. La vice-ambasciatore dell’UE nel Regno Unito, Nicole Mannion, è stata ricevuta in mattinata dal sottosegretario permanente per gli Affari esteri, Philip Barton, per chiarire la posizione dei Ventisette e ribadire la propria opposizione all’accusa di Londra. Va ricordato che all’ambasciatore dell’UE presso il Regno Unito (il primo post-Brexit), Joao Vale de Almeida, non è stato concesso da Londra il pieno status diplomatico e da fine gennaio la situazione non si è sbloccata.