Bruxelles – Competenze digitali, infrastrutture sicure, digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e imprese private capaci di usare big data e intelligenza artificiale. Sono questi i quattro punti cardinali della Bussola Digitale 2030 presentata oggi (martedì 9 marzo) dalla Commissione Europea per dare una risposta alle nuove sfide portate dalla pandemia COVID-19 alla strategia digitale dell’UE del febbraio del 2020.
Se il quadro generale della Commissione non è cambiato, lo sono invece le condizioni di contesto dell’ultimo anno, che hanno accelerato l’uso degli strumenti digitali e dimostrato all’Unione Europea le proprie vulnerabilità per il raggiungimento dell’agognata sovranità digitale. Per questo motivo si è resa necessaria l’elaborazione non solo di obiettivi più mirati, ma anche di un meccanismo di principi e procedure per gestire l’attuazione del progetto comunitario e monitorare i progressi del Decennio digitale europeo.
“Il documento di oggi è l’inizio di un processo inclusivo”, ha esordito la vicepresidente esecutiva per il Digitale, Margrethe Vestager, durante la conferenza stampa di presentazione. “Lavoreremo perché l’Europa diventi il partner prospero, sicuro e aperto che vogliamo essere nel mondo“. Ma soprattutto perché “tutti i cittadini europei possano beneficiare appieno del benessere offerto da una società digitale inclusiva”. Visione ribadita dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton: “Nel mondo post-pandemia, un’Europa resiliente e digitalmente sovrana” si realizzerà solo se “cittadini e imprese avranno accesso a una scelta di tecnologie all’avanguardia“, ma “a condizione che abbiano anche le capacità per usarle”.
Nuovi obiettivi e un sistema di monitoraggio
L’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen ha puntato su quattro cavalli di battaglia, per coprire sia il fronte delle competenze dei cittadini, sia le potenzialità dei settori professionali, pubblici e privati senza distinzioni.
Entro il 2030, almeno l’80 per cento di tutti gli adulti europei dovrebbe acquisire competenze digitali di base. Questo perché “spesso le aziende europee lamentano l’impossibilità di assumente nuovo personale per mancanza di capacità tecnologiche”, ha spiegato Vestager. In questa direzione, sul territorio comunitario si dovrebbe raggiungere l’asticella dei 20 milioni di specialisti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (rispetto ai 7,8 milioni nel 2019), con un importante stimolo all’occupazione femminile in questo settore professionale.
Sul fronte delle infrastrutture digitali, entro la fine del decennio tutte le famiglie europee dovrebbero essere coperte da una connessione sicura, efficiente e sostenibile (rispetto al 59 per cento del 2020). Questo implica che dovrebbero disporre di connettività gigabit (Internet ultraveloce) attraverso reti 5G (partendo dal 14 per cento di inizio 2021). Per raggiungere questo obiettivo, la produzione di semiconduttori all’avanguardia e sostenibili sul suolo UE dovrebbe raggiungere un quinto di tutta la produzione mondiale (raddoppiando il valore del 2020) e si dovrebbero implementare diecimila nodi perimetrali di edge computing (modello di calcolo distribuito nell’elaborazione dei dati) e il primo computer quantistico UE.
Per quanto riguarda la trasformazione digitale delle imprese, in dieci anni tre aziende su quattro dovrebbero arrivare a utilizzare pienamente servizi di cloud computing (accesso a risorse di elaborazione ospitate da terze parti su Internet), big data e intelligenza artificiale. La quasi totalità delle piccole e medie imprese dovrebbe raggiungere almeno il livello base di intensità digitale (dal 61 per cento del 2019 al 90 per cento del 2030), mentre il numero di aziende-unicorno (nuove società o start-up dal valore superiore a 1 miliardo di dollari, ma non ancora quotate in borsa) dell’UE dovrebbe raddoppiare, raggiungendo la soglia di 250.
E infine, entro il 2030 i principali servizi pubblici dovranno essere disponibili online, come l’accesso per tutti i cittadini alla propria cartella clinica elettronica e l’utilizzo di soluzioni di identificazione digitale (almeno per quattro europei su cinque). “Vogliamo un decennio digitale di successo per tutti noi, abbiamo proposto questi obiettivi per arrivarci insieme”, ha annunciato la vicepresidente Vestager.
We want a successful #DigitalDecade for all of us. Targets proposed to get there together. Basic digital skills for everyone, more digital experts, better connectivity, access to all public services online & twice as many unicorns: Our 2030 #DigitalEU More https://t.co/lKLFJJpv5d
— Margrethe Vestager (@vestager) March 9, 2021
Ma nella bussola della Commissione UE c’è anche la proposta di un sistema di monitoraggio con relazioni annuali sul decennio sul digitale. “Queste relazioni includeranno una sorta di semafori sui progressi dell’Unione e degli Stati membri per le ambizioni digitali verso il 2030”, ha aggiunto il commissario Breton. Relazioni basate sull’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (indice DESI) che “identificheranno le possibili divergenze” e “includeranno proposte per affrontare le carenze in stretta cooperazione e coordinamento con gli Stati membri”.
Gli obiettivi saranno sanciti in un programma strategico da concordare con il Parlamento e il Consiglio Europeo. La vicepresidente Vestager ha spiegato che “queste relazioni rappresenteranno anche una fonte preziosa di informazioni per l’esercizio del semestre europeo”, soprattutto nel momento di “valutare le azioni volte a promuovere l’occupazione e la crescita”.
Senza dimenticare che “i diritti e i valori europei sono al centro della strategia digitale dell’UE e dovrebbero riflettersi pienamente nello spazio online così come sono nel mondo reale“. Per questo motivo la bussola della Commissione è tarata sul quadro di principi digitali: “Dall’accesso alla connettività di alta qualità, alle competenze digitali sufficienti”, ha concluso Vestager, “fino a servizi online equi e non discriminatori. Questo è il nostro decennio digitale post-pandemia”.