Bruxelles – Il 18 marzo 2020 il Belgio si ferma. Scatta un confinamento che inizia ad allentarsi, gradualmente, il 4 maggio, per arrivare alla riapertura totale l’8 giugno. Ottantadue giorni che cambiano tutto, nel regno come nel resto d’Europa. Il Covid è pandemia mondiale, e “lockdown” e “confinamento”, termini fino a quel momento sconosciuti, diventano la parola d’ordine. Nessun contatto sociale, divieto di uscire, abitudini stravolte da dover reinventare. Sconvolgimenti epocali difficili da descrivere e raccontare, e allora ecco l’idea di Benoît Van Innis: illustrare la vita ai tempi del Coronavirus.
Novantasei disegni, almeno uno al giorno, per cercare di riassumere con immagini i giorni vissuti in casa durante il lockdown, in quello che si presenta come un originale e inedito diario dei tre mesi destinati a restare nell’immaginario collettivo. Si chiama ‘Instant Light”, raccolta di istantanee di una reclusione forzata. Ad ospitare la singolare mostra è Edificio, società di preservazione del patrimonio artistico e culturale. Un’esposizione coraggiosa, che tocca l’intimo di ogni singolo spettatore, accomunato dall’esperienza del confinamento. Una mossa coraggiosa, ma neanche troppo. “Il Covid ormai fa parte della nostra vita, e dobbiamo conviverci”, spiega Didier Goffart, ideatore e direttore di Edificio, convinto della necessità di esorcizzare paure, ansie e traumi da pandemia.
“Credo nella vita. Dobbiamo continuare ad avere fiducia nella vita e continuare a osare”. Lui, scegliendo di ospitare ‘Instant Light’ ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, e lo ha fatto puntando su un artista dal forte impatto emotivo, noto per aver realizzato l’affresco nella stazione della metropolitana di Maelbeek in memoria delle vittime degli attentati terroristici del 22 marzo 2016. Illustratore di fama internazionale, Van Innis racconta di sé e di come ha dovuto far fronte ad una situazione impensabile. Karaoke improvvisati, vernissage immaginati, manutenzione forzata, il dilemma del vivere alla giornata, la ricerca di svaghi su internet. “Le situazioni raffigurate ben si sposano con il momento di privazioni che abbiamo vissuto” e che ancora si vivono, continua Goffart, che punta su un viaggio intimo solo all’apparenza, poiché in verità rispecchia gli stati d’animo di tutti.
Proprio per questo il diario illustrato di Van Innis viene ospitato in un un museo d’eccezione, la biblioteca Solvay. Monumento in stile eclettico e art nouveau su si affaccia il Parlamento europeo, situato all’interno del parco Leopold e incastonato tra le istituzioni comunitarie, qui, nel 2010, l’allora presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, volle tenere un vertice informale dei leader dell’UE. Edificata nel 1902 per ospitare l’istituto di sociologia, abbandonata nel 1981, la biblioteca ha riaperto al pubblico nel 1994 dopo i restauri. Oggi è un luogo per eventi, soprattutto in tempi di COVID.
“Edificio ha come obiettivo quello di preservare il patrimonio artistico nazionale, che è di tutti, e restituirlo a tutti”, sottolinea Goffart. Parlare di lockdown in Belgio, in un posto simbolo della storia e della cultura belga, per metterlo a disposizione delle persone che vivono in Belgio è dunque una perfetta dimostrazione di ciò. Vero è che per l’occasione “abbiamo riaperto le cabine di lettura del vecchio istituto di sociologia inaccessibili al pubblico da venti anni”. Un modo dunque per “riscoprire luoghi che sono patrimonio comune”.
Con Instant Light si vuole vincere la paura, e restituire vita e centralità alle persone. Dopo mesi passati chiusi in casa c’è bisogno di uscire, e la mostra vuole essere un motivo in più per farlo. “Occorre una rimessa in moto psicologica”, ed Edificio ci prova con la cultura. “Abbiamo bisogno della cultura”. A Praga, sulla facciata d’ingresso del museo di arte contemporanea è scritto che “se la cultura di una nazione sopravvive, anche la nazione sopravvive”. Goffart condivide, e cerca di tenere vivo lo spirito del Belgio. Van Innis gli dà una mano.
Nei luoghi della cultura belga si promuove ‘la belgitude’ a tutto tondo. Per invogliare è stato creato un secondo percorso artistico, che si snoda lungo gli ambienti laterali della biblioteca del pian terreno e del primo piano. Tante piccole stanze accolgono la serie di “A tavola con Dio”, raffiguranti due animali che mangiano, fumano ma soprattutto parlano del più e del meno, dal calcio alla voglia di uscire a fare due passi in campagna. Della normalità rapita dalla pandemia.
Il doppio percorso artistico di Benoît Van Innis sarà visibile fino al 4 aprile, da mercoledì a domenica dalle 14:00 alle 18:00, previa prenotazione on-line obbligatoria, mascherina, e tempo di visita non superiore a 30 minuti. Costo della visita 10 euro a persona. Prezzi popolari. Una buona notizia per i visitatori potenziali e reali, ma solo per loro. Le spese di allestimento, i costi fissi, il pagamento dell’assicurazione: spese enormi in un momento di criticità. “Con tutte le spese che abbiamo non ci copriamo tutte le uscite”, riconosce Goffart. In Belgio la cultura vive di sovvenzioni pubbliche, ma “in un momento in cui ognuno bussa a quattrini a causa del Covid le risorse scarseggiano”. Si intaccano i risparmi. Sono stati ricevuti sussidi pubblici, “circa 13mila euro in un anno”, che ha visto la chiusura totale per mesi ma “nessun sussidio privato”. Edificio terrà viva la cultura alla biblioteca Solvay finché potrà. Ha forze economiche per andare avanti fino al 2022. Il ritorno alla piena normalità servirà anche alla cultura.