Bruxelles – Come anticipato, l’Austria ha presentato questa settimana alla riunione del Comitato speciale Agricoltura (CSA), la sua controproposta sulla dimensione sociale della futura politica agricola comune (PAC). Con il sostegno di altri dodici Paesi europei (Belgio, Bulgaria, Croazia , Cipro, Repubblica Ceca, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Malta, Romania e Slovacchia) il governo di Vienna si oppone alla condizionalità sociale degli aiuti diretti del primo pilastro proposta dal Parlamento europeo durante i negoziati in corso a Bruxelles.
Condizionalità sociale significa introdurre un vincolo tra uso dei fondi europei e rispetto dei diritti dei lavoratori del settore agricolo, andando a penalizzare i padroni delle aziende agricole per le cattive condizioni di lavoro in cui versano i lavoratori. I tredici Stati hanno avanzato una controproposta con “approccio in due fasi”: l’introduzione di una componente sociale ai servizi di consulenza agricola, per poi valutare i risultati dopo tre anni, per determinare se sono necessarie ulteriori azioni per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Secondo fonti europee, alla riunione del Comitato speciale per l’agricoltura ci sono stati altri tre Paesi ad esprimere interesse per l’iniziativa austriaca: Paesi Bassi, Estonia e Polonia. Ma ciò che è evidente è che buona parte delle delegazioni non è convinta sull’introduzione della condizionalità sociale come richiesto dal Parlamento europeo e che considera la proposta dell’Austria “il massimo” da poter concedere sulla questione. Francia e Spagna, invece, avrebbero sostenuto una delle opzioni messe sul tavolo dalla presidenza di Lisbona, ovvero di legare la condizionalità sociale alle sentenze della Corte europea di giustizia.
Secondo la Federazione europea dei sindacati per l’alimentazione, l’agricoltura e il turismo (EFFAT) è circa il 40 per cento dei quasi 10 milioni di lavoratori agricoli dell’UE ad essere in condizione di sfruttamento, occupazione illegale o condizioni di lavoro precarie, ovvero circa 4 milioni di persone. I governi nazionali hanno le proprie leggi per contrastare il fenomeno, ma l’Eurocamera vuole spingere per un approccio comune europeo attraverso la più grande fonte di sovvenzioni agricole da quasi 390 miliardi di euro. Per le delegazioni che si oppongono il problema sta proprio qui: troppe differenze tra Paesi membri sui diritti dei lavoratori e rischio di sovraccaricare l’onere amministrativo e burocratico.
Il prossimo Consiglio Agricoltura dedicato alla riforma della PAC si svolgerà il 22 e 23 marzo, ma ieri (4 marzo) il presidente della commissione parlamentare per l’Agricoltura Norbert Lins (PPE) ha annunciato durante una riunione che un ‘super trilogo’ con la partecipazione del ministro dell’Agricoltura portoghese, Maria do Céu Antunes, si terrà il 26 marzo. Saranno affrontati tutti e tre i capitoli di riforma della PAC – Piani strategici, organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, struttura di governance e finanziamento della spesa agricola – in prospettiva di chiudere un accordo entro la fine di maggio. La presidenza di Lisbona è impegnata su questo fronte per dare modo agli agricoltori di abituarsi alle nuove regole che saranno in vigore dal primo gennaio 2023.