Bruxelles – Sono passati appena due mesi dalla fine del periodo di transizione post-Brexit e la tensione tra Unione Europea e Regno Unito è salita fino a toccare quasi i livelli di metà dicembre dello scorso anno, quando si prospettava lo scenario di un divorzio senza accordo. Dopo l’annuncio di mercoledì (3 marzo) del governo britannico di voler concedere unilateralmente alle imprese nord-irlandesi deroghe più lunghe alle regole commerciali concordate con Bruxelles, il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič, ha avvertito che Bruxelles è pronta ad avviare “molto presto” un’azione legale nei confronti di Londra.
In un’intervista al Financial Times, il responsabile dell’esecutivo UE per la supervisione dell’accordo commerciale ha bollato la decisione di Downing Street come una “sorpresa molto negativa”, che rappresenta una “chiara violazione” del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso e che “rischia di minare” il lavoro svolto negli ultimi mesi per “trovare soluzioni ai problemi” affrontati dalle aziende che commerciano nel Mare d’Irlanda.
Una di queste è il cosiddetto “periodo di grazia” che ha evitato in questi mesi a supermercati e fornitori alcune pratiche burocratiche che altrimenti si sarebbero dovute imporre per il commercio di generi alimentari tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Questa concessione alla richiesta di certificati sanitari dovrebbe scadere il primo aprile, ma il governo di Boris Johnson ha annunciato di volerlo estendere fino alla fine di ottobre.
Un film già visto
Il trattato di separazione del Regno Unito dall’UE prevede la possibilità di un arbitrato per la risoluzione delle controversie tra le parti, con la possibilità di imporre sanzioni. Il vicepresidente Šefčovič non ha dato tempistiche definite per l’azione legale (“al momento la stiamo preparando e sarà sul nostro tavolo molto presto”), ma se Londra non farà un passo indietro, lo scenario di una procedura d’infrazione sembra tutt’altro che improbabile.
Già il primo ottobre dello scorso anno la Commissione aveva avviato una procedura d’infrazione contro il Regno Unito, dopo la decisione del governo Johnson di portare avanti alcune parti controverse della legislazione sul Mercato interno che costituivano una violazione “estremamente grave” dell’Accordo di recesso. L’azione legale si era fermata all’invio della lettera di costituzione in mora (il primo passo della procedura), dal momento in cui – dopo una serie di tira e molla – lo stesso Johnson aveva ritirato le clausole del progetto a inizio dicembre.
Šefčovič ha riconosciuto “un parallelo molto forte” con la crisi delle relazioni dello scorso autunno, nonostante Downing Street abbia insistito sul fatto di voler “rimanere impegnata nel protocollo dell’Irlanda del Nord” e di voler lavorare con Bruxelles per risolvere i problemi di confine. Il ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney, ha avvertito Bruxelles che “sta negoziando con un partner di cui semplicemente non ci si può fidare”.
Il dito è puntato contro David Frost, ex-capo negoziatore Brexit per il Regno Unito, ora membro del gabinetto responsabile delle relazioni con l’UE. Frost, che ha sostituito Michael Gove come co-presidente del comitato UE-Regno Unito per l’attuazione dell’Accordo di recesso, ha spiegato che le misure sono “passaggi tecnici temporanei e del tutto coerenti” con l’intenzione del Regno Unito di adempiere ai propri obblighi.
Le preoccupazioni del Parlamento Europeo
Dopo l’annuncio del governo britannico di voler estendere il periodo di grazia, i membri del Parlamento Europeo hanno ricordato che la situazione rischia di appesantire il processo di ratifica dell’accordo commerciale Brexit, la cui scadenza è stata prorogata fino al 30 aprile. Durante la riunione di ieri (giovedì 4 marzo) del gruppo di coordinamento del Parlamento UE sul Regno Unito, Šefčovič ha spiegato agli eurodeputati che “sebbene martedì la Commissione fosse stata informata a livello tecnico, Londra non ci aveva rivelato la sostanza delle misure”.
Il Parlamento Europeo considera “preoccupante” l’annuncio del governo britannico, ha commentato su Twitter David McAllister, presidente del gruppo di coordinamento UE-Regno Unito. Una situazione “inutile e inopportuna”, ha aggiunto McAllister: l’UE “si è offerta di discutere sulle flessibilità garantite dal Protocollo”, ma il governo britannico “ha scelto ancora una volta la via pericolosa di agire al di fuori del quadro normativo“.
“Tutto ciò”, ha ricordato il presidente del gruppo di coordinamento, “accade nel momento in cui il Parlamento Europeo sta esaminando l’accordo sugli scambi e la cooperazione tra le parti“, ma ancora non è stato deciso quando si terrà la votazione sull’autorizzazione: “Questi sviluppi sono a dir poco inutili, l’escalation non è la soluzione”. Per McAllister il miglior approccio rimane comunque quello pragmatico: “Siamo pienamente impegnati nell’attuazione dell’Accordo di recesso, compreso il protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del Nord”, perché “è l’unico modo per proteggerlo in tutte le sue dimensioni ed evitare un confine duro”.
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