Bruxelles – Sono state le più colpite dagli effetti economici della pandemia, ma allo stesso tempo “sono state coinvolte in prima linea nella risposta emergenziale richiesta dalla COVID-19”, come ha affermato il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Nel dibattito interparlamentare organizzato dalla Commissione per i diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere del Parlamento europeo (FEMM) per celebrare la Giornata internazionale delle donne il riferimento ai fatti dell’ultimo anno è stato inevitabile.
La pandemia ha reso le donne europee protagoniste su più fronti e in vario modo, come è stato ricordato durante la discussione che all’Eurocamera ha visto la partecipazione di istituzioni europee, rappresentanti dei parlamenti nazionali e soggetti della società civile. Nell’Unione Europea la maggior parte della forza lavoro nel settore dei servizi essenziali della cura delle persone è di sesso femminile, così come il 76 per cento del personale sanitario e l’86 per cento prestatori di assistenza. Sono percentuali che si riflettono nella piena partecipazione delle donne nella lotta al coronavirus, ma che rappresentano l’altra faccia della medaglia rispetto al consolidamento delle ingiustizie e delle diseguaglianze di genere negli ultimi mesi.
“Le donne si sono trovate in prima linea nel rispondere alla pandemia ma sono state anche sin da subito le vittime sociali di una crisi di cui ancora non vediamo la fine”, ha affermato Sassoli. “Le misure adottate dai governi hanno spesso acuito il divario di genere in termini di disoccupazione, sicurezza finanziaria e autonomia delle donne e rischia di cancellare decenni di conquiste dei diritti delle donne nel campo del lavoro, della condivisione del lavoro di cura, dell’autonomia nelle relazioni e del rispetto delle scelte relative alle relazioni affettive”.
Con un’Unione Europea che si appresta a porre le basi per una ripresa economica e sociale sostenibile per il futuro, il capo del Parlamento europeo ha indicato nel suo intervento ai colleghi la via da percorrere per ritornare sulla strada delle pari opportunità di genere: “mettere le donne, le ragazze e le bambine al centro della nostra risposta”. Il messaggio rivolto agli Stati per obbligarli a prendere misure concrete a favore della parità di genere nell’ambito dei loro piani di ripresa nazionali arriva diretto. “Il tempo della retorica è finito. Smettiamola con la retorica e occupiamoci della vita reale. Abbiamo detto che nulla sarà più come prima, lo abbiamo ripetuto tante volte. Non ripetiamolo più: facciamo davvero sì che nulla sia più come prima”, ha continuato Sassoli. Che parafrasando la scrittrice Simone de Beauvoir ha aggiunto: “Questa crisi sia l’occasione ripensare nostri obiettivi, costruire società più eque. Non avremo nessuna transizione digitale e ambientale se non sarà più equa in termini di parità di genere”.
Nella successione degli interventi sono stati ricordati gli strumenti sui quali intervenire e quelli da migliorare: la direttiva sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione, bloccata in seno al Consiglio UE da anni, la creazione di un reato specifico per la violenza sulle donne (bloccata dalla mancata ratifica della Convenzione di Istanbul da parte di alcuni Stati membri), la garanzia per l’infanzia, la direttiva sul bilanciamento tra lavoro e vita privata che consentirebbe il rientro a lavoro delle donne espulse durante la gravidanza. “Gli sforzi non sono mai abbastanza. Questa crisi drammatica però può fare dell’UE un luogo differente, diverso dal passato, di rendere questa straordinaria avventura politica un luogo più eguale per tutti. Serve una concretezza, un pragmatismo e una visione differenti rispetto al passato e migliori di quelli che abbiamo visto fino a oggi”.
Il lavoro, campo di conquista per abbattere gli stereotipi
“Questa giornata internazionale delle donne è dedicata a chi si è impegnato in prima linea, ma anche alle donne che hanno lavorato nelle retrovie e che hanno continuato a fare il proprio ruolo di madre al meglio durante tutto il lockdown”, ha detto la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen riferendosi al personale nei supermercati, composto nell’Unione Europea per l’80 per cento da donne. Il suo intervento si è aperto con i nomi di tre donne: Özlem Türeci, Sarah Gilbert e Kizzmekia Corbett. “Nessuno avrà probabilmente sentito parlare di loro, ma sono le donne che hanno partecipato alle squadre per lo sviluppo dei primi tre vaccini anti-COVID rispettivamente per Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Hanno risposto agli stereotipi sulle donne dando prova di leadership ed eccellendo in quello che vogliono fare”.
Von der Leyen, che si è detta entusiasta del fatto che la sua Commissione abbia centrato l’obiettivo dell’equilibrio di genere, ha indicato il mondo del lavoro come principale fronte per la conquista della piena emancipazione femminile. “Dobbiamo dare un messaggio alle nostre figlie: si possono raggiungere i vertici della società, il lavoro duro verrà retribuito, e dobbiamo garantire che saranno giudicate in base alle loro idee e al loro talento, non in base ai loro cromosomi”, ha concluso annunciando la proposta di una direttiva sulla trasparenza nell’equa retribuzione tra uomini e donne sul posto di lavoro.
Nel corso del dibattito è stata data la parola anche a Isabelle Loeb, direttore medico dell’ospedale Saint Pierre di Bruxelles, e Kristel Kruustük, cofondatrice di Testlio, azienda impegnata nello sviluppo di software per il miglioramento dell’esperienza degli utenti. L’una pienamente impegnata nella riorganizzazione di una struttura sanitaria travolta dall’arrivo del coronavirus, l’altra appassionata dall’informatica, contesto in cui la presenza maschile è prevalente, sono intervenute nel corso del dibattito per dare l’esempio del successo della leadership femminile all’interno della società civile. Una prospettiva verso cui da più parti, a partire dal Parlamento europeo, si chiede un salto di qualità.