Bruxelles – Un partenariato strategico come linea direttrice dell’approccio che l’Unione Europea seguirà nell’alleanza con la NATO. Al termine della riunione dei leader di Stato e di governo europei a cui ha partecipato anche il Segretario Generale dell’Organizzazione del Patto Atlantico Jens Stoltenberg, le parole del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel spostano leggermente la lancetta della politica di difesa e di sicurezza dell’UE verso i gradi della cooperazione internazionale.
Non solo il consolidamento dell’autonomia per rafforzare il mercato, l’economia e la sicurezza collettiva dell’Europa, come annunciato in passato, ma anche una maggiore collaborazione “per lottare contro le minacce ibride e quelle cibernetiche e contro la disinformazione”. Un doppio binario considerato fondamentale per Michel, perché “un’Europa più forte significa anche una NATO più forte e, a sua volta, una NATO forte renderà l’UE più solida”.
“Vogliamo aumentare gli investimenti nella difesa e vogliamo potenziare le capacità civili e militari e la nostra preparazione operativa man mano che aumentano le minacce cibernetiche per rafforzare la nostra resilienza in questo campo e migliorare la nostra cibersicurezza”, ha continuato Michel annunciando l’adozione entro marzo 2022 della bussola strategica (strategic compass) elaborata dall’Alto Rappresentante Josep Borrell. “La nostra è un’ambizione strategica: una maggiore autonomia completamente integrata alla volontà di lavorare con i nostri partner e con la nuova amministrazione americana di Joe Biden”.
Per la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha definito la cooperazione UE-NATO “una priorità assoluta” del mandato del suo esecutivo europeo, la conferma dell’impegno europeo in materia di difesa e cooperazione arriva dalle ultime iniziative nelle quali l’UE sta investendo di recente: la PESCO (la cooperazione strutturata permanente), sostenuta dal nuovo Fondo per la difesa di 8 miliardi di euro e il piano delle sinergie tra industria civile, quella militare e quella spaziale. “Dobbiamo adesso mettere questi nostri talenti e queste innovazioni al servizio comune delle capacità comuni europee, con questo ridurremo la frammentazione e miglioreremo la nostra interoperabilità”, ha affermato citando i tre progetti pilota annunciati lunedì scorso (22 febbraio) nell’ambito della nuova strategia sulle sinergie.
“L’UE deve diventare più forte e non solo nelle sue capacità militari, dove paghiamo una grande inefficienza legata alla mancata interoperabilità dei nostri frammentati sistemi militari. L’autonomia strategica deve valere anche su altri aspetti, come le questioni economiche”, ha detto von der Leyen garantendo l’appoggio del Segretario Generale Stoltenberg su questo punto. “Non dimentichiamo inoltre che l’UE ha anche altri compiti di stabilizzazione e di sicurezza oltre quelli che assume in sede NATO.
L’autonomia dell’UE passa anche per la tematica della dipendenza nelle catene di approvvigionamento critiche per cui von der Leyen individua tre filoni. Il primo opera nel breve termine ed è caratterizzato dall’approccio usato per l’istituzione della task force guidata dal Commissario al Mercato Interno Thierry Breton “per verificare le catene di approvvigionamento più essenziali per produrre nell’UE vaccini anti COVID in quantità necessaria”. Il secondo, attivo nel medio termine, è stato applicato per l’incubatore HERA, e verifica in modo sistematico, come sostenuto da von der Leyen, “l’esistenza di dipendenze eccessive e la possibilità di ridurle” (come è stato fatto per reperire le materie prime per gli mRNA dei vaccini). C’è infine l’approccio da utilizzare nel lungo termine, come fatto per la riduzione della dipendenza dalle terre rare.
Lo sguardo è rivolto anche al Mediterraneo per cui il Presidente del Consiglio Europeo Michel vede “un nuovo orizzonte, una nuova ambizione dal punto di vista del dialogo politico e della cooperazione economica ispirati da una storia e da una geografia comuni”. Una sfida che non coinvolge direttamente la NATO, ma che l’Unione Europea deve essere in grado di affrontare soprattutto “per far fronte alle questioni della mobilità e delle migrazioni e per offrire prospettive ai giovani su ambo le sponde del Mediterraneo”. Proprio per la regione mediterranea la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato durante la conferenza stampa che verranno stanziati 7 miliardi nell’ambito del programma di cooperazione e di sviluppo per il vicinato NDICI (Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument) che aiuteranno a mobilitare fino a 30 miliardi di investimenti pubblico-privati nell’area.
Un orientamento che anche il nuovo Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha salutato con favore, stando a quanto si apprende da fonti europee: “È arrivato il momento di mettere in pratica questo impegno, attraverso il dialogo politico e il sostegno economico”.