La prima uscita europea di Mario Draghi non è stata un successo, è stata anzi un errore, e, temiamo, anche la sua misura di uomo politico con scarsa esperienza. Lo avevamo accolto con favore, ma ora temiamo di aver male interpretato le sue capacità di leader.
La prima cosa che ha detto al suo primo Consiglio europeo è stata accolta in maniera gelida dai partner: fermare COVAX, l’iniziativa di solidarietà sostenuta anche dal G20, è una proposta fuori dal mondo. Nessuno a Bruxelles ha commentato e anche in Italia è stata fatta passare sotto silenzio, ma proporre una cosa del genere vuol dire non avere il senso politico di capire i valori politici che esistono nell’Unione europea, oltre che nel buon proposito generale di aiutare i più deboli.
Naturalmente non è stata neanche presa in considerazione, e la dichiarazione finale dei leader, che anche Draghi ha sottoscritto, conferma l’impegno europeo di aiutare i popoli più poveri del mondo ad affrontare la pandemia. Cosa che interessa anche noi, se non altro perché le persone si muovono, ci sono tanti italiani in Africa e tanti africani in Europa, e il virus, lo sappiamo, non ha confini.
Tutti i leader europei avevano festeggiato l’arrivo delle prime 600.000 dosi in Ghana, e colpirli così, a freddo e pubblicamente, è stata una mossa che non ha mostrato grande sensibilità politica. E l’Unione europea è politica, non saper maneggiare questa cosa può costare caro, anche ad uno degli europei più stimati e lusingati.
In Italia è stato invece esaltato l’appello vibrante ad un cambio di passo sulla strategia vaccinale, dalla produzione alla distribuzione. Ma battere i pugni sul tavolo non serve a nulla qui a Bruxelles, ne fece le spese pochi anni fa già Matteo Renzi da premier. La questione sollevata da Draghi è sul tavolo dei leader da settimane, da settimane si cerca di rimediare ad una situazione che minaccia tutti, che tutti hanno ben presente. Arrivare lì, per ultimo, e dire che bisogna far meglio non è un comportamento che può essere apprezzato. Sembra dimostrare una mancata conoscenza dei fatti ed una scarsissima sensibilità politica (ancora una volta). Ed infatti l’appello di Draghi non ha spostato una virgola nella questione.
Invece un grande silenzio ha pesato da parte dell’Italia sulla questione del passaporto vaccinale. La proposta partì dal governo greco, che sul turismo basa gran parte della sua economia. E’ stata appoggiata da altri governi, ma Draghi come la pensa? L’Italia, anch’essa Paese che vive di turismo, non ha scelto pubblicamente dove stare, e di fatto sembra allineata con Germania e Francia, che questo documento non lo vogliono. Va bene voler essere tra i “grandi” dell’Unione, ma a che prezzo è giusto farlo?
E poi i rapporti con la stampa. Informazioni centellinate e solo alle agenzie di stampa, fornite da “fonti” che tutti sappiamo bene essere a Palazzo Chigi. Ecco: parlare poco va bene, parlare quando è necessario va bene, non inondare televisioni e giornali con le proprie parole è giusto. Ma partecipare ad un Consiglio europeo ed andarsene in silenzio è giusto? Non dire cosa pensa l’Italia di quello che è successo, non dire, direttamente, che posizioni si sono sostenute, è trasparente, è democratico?
C’è ancora molto da lavorare per il Draghi premier crediamo. Palazzo Chigi non è la Banca d’Italia, non è la Banca Centrale Europea: Palazzo Chigi, attraverso il Parlamento, è espressione dei cittadini, ed a questi deve parlare, deve spiegare i perché delle proprie scelte, deve spiegare come le fa e con quale scopo. Il governo risponde al Parlamento che gli ha dato la fiducia, ma non può non avere un dialogo con i cittadini dei quali gestisce i destini.