Bruxelles – L’Europa compie “un passo in avanti in più” verso l’introduzione di un passaporto europeo dei vaccini che permetta alla libertà di circolazione delle persone di essere completamente ripristinata. Ci vorrà del tempo, però, “almeno tre mesi solo per chiarire gli aspetti tecnici” relativi alla interoperabilità di sistema tra Paesi, ma qualcosa si muove. I presidenti di Commissione e Consiglio, Ursula von der Leyen e Charles Michel, illustrano i principali risultati della prima giornata di lavori del vertice dei leader dell’UE con soddisfazione. “Sono stati chiariti dei malintesi su tema”, che però procede.
Un primo ‘sì’ al certificato vaccinale, che è una buona notizia ma solo a metà per Paesi che, come l’Italia, hanno interesse a salvare le vacanze estive. Tre mesi a partire da oggi vuol dire arrivare a fine maggio, quando sulla sponda sud del Mediterraneo è già stagione inoltrata. Il riconoscimento tra Stati, l’obbligatorietà del documento, il periodo di validità sono tutti aspetti da dover approfondire. L’unica cosa su cui c’è un consenso condiviso è il formato del futuro documento, che si vuole digitale.
La Francia frena. Parigi ritiene che non sia questo il momento di procedere con il certificato vaccinale. “Adottarlo oggi appare prematuro” hanno fatto sapere fonti dell’Eliseo, ed Emmanuel Macron lo ha riferito agli altri leader. Timori condivisi da Germania, Belgio e Polonia. Avanti, dunque, ma a piccoli passi. “La Commissione è pronta ad offrire supporto tecnico come è stato per le app di tracciamento al fine di coordinare e creare un dispositivo di rete (gateway) per l’Interoperabilità”, fa sapere von der Leyen. Michel fa capire che con il formato digitale “è fondamentale avere uno scambio delle informazioni” contenute sul certificato, che “potrebbe riportare anche altre informazioni come ad esempio i tamponi molecolari effettuati”. Cose da definire su cui ritornare.
Ma “la priorità numero uno” adesso è accelerare il processo di produzione e somministrazione dei vaccini, precisa Michel. I Ventisette confermano il sostegno alla Commissione per facilitare gli accordi tra i produttori attraverso le catene di approvvigionamento, estendere le strutture esistenti per aiutare l’aumento della produzione nell’UE e promuovere gli sforzi di ricerca e sviluppo. Allo stesso tempo chiedono alle compagnie farmaceutiche “prevedibilità” della loro produzione di vaccini e di “rispettare i termini di consegna contrattuali”. Nessun blocco delle esportazioni, ma il meccanismo di emergenza rimane.
Così come rimane fermo il principio delle corse preferenziali per beni e servizi. “Deve essere garantito il flusso senza ostacoli di beni e servizi all’interno del mercato unico, anche ricorrendo alle Green Lanes”, recitano le conclusioni di fine seduta, dove si stabilisce che per il momento devono essere mantenute restrizioni per i viaggio non essenziali, “ma in modo proporzionato”, aggiunge oralmente Michel in una tirata d’orecchie ai sei Paesi accusati di aver agito troppo oltre gli accordi comuni.