Bruxelles – Il mondo dopo la pandemia COVID-19 non potrà mai più essere quello di prima. Potrebbe sembrare un luogo comune, se il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, in occasione della sua partecipazione al Consiglio europeo straordinario (25 e 26 febbraio) non l’avesse declinato in una proposta storica: “Dobbiamo pensare a un trasferimento dei poteri all’Unione Europea in materia di salute. Intervenire sui trattati europei non può essere un tabù, è arrivato il momento”. Nel frattempo, “si può intervenire varando il certificato vaccinale, uno strumento di politica europea della mobilità efficace e uguale per tutti”.
Le considerazioni del presidente Sassoli sono partite sia dai successi sia dalle difficoltà evidenziate da Bruxelles in un anno di gestione della pandemia e dell’approvvigionamento di vaccini anti-COVID. “È stato un gesto di lungimiranza dei nostri governi incaricare la Commissione di acquisire vaccini da distribuire a tutti gli Stati membri“. Un punto di non-ritorno che mostra come “senza un’Unione Europea con più poteri, nessuno si sarebbe potuto difendere da solo, né da questa crisi né da future pandemie”.
Allo stesso tempo si sono viste alcune carenze dipese dalla “fretta con cui abbiamo dovuto sostenere compiti complessi, rispettando i trattati esistenti“. Ma “nell’assenza di una vera competenza europea in materia di salute, abbiamo dovuto creare e inventare giorno dopo giorno nuove competenze”. Per questo motivo il presidente del Parlamento Europeo ha chiesto al leader UE di “arricchire i trattati e rendere efficace la risposta comunitaria”.
Vaccini e mobilità
Il tema più caldo sul tavolo del Consiglio straordinario è l’approvvigionamento dei vaccini. Fondamentale fino a questo momento la strategia di Bruxelles, per “evitare la concorrenza tra Paesi membri e che si scatenasse la legge del più forte“. Anche alla luce di questo “successo per la democrazia e la solidarietà”, il presidente Sassoli ha avvertito i leader UE di essere “fortemente contrario a qualsiasi accordo bilaterale” (come nel caso dell’Ungheria con il vaccino cinese Sinopharma) e ha chiesto loro chiarezza nel “rifuggire ogni tentazione di nazionalismo sui vaccini“. Questo andrà “a vantaggio della salute dei cittadini europei e permetterà di monitorare, indagare e sanzionare ogni tentativo di frode” ai danni degli Stati membri.
Sassoli ha mostrato ottimismo (“finalmente si intravede una luce in fondo al tunnel”), riportando i dati delle vaccinazioni sul suolo comunitario: “Oltre 27 milioni di europei hanno ricevuto una prima dose, e di questi 9 milioni hanno ricevuto le due dosi necessarie”, mentre “il portafoglio europeo di vaccini continua a crescere [2,6 miliardi di dosi, ndr], con l’acquisto di 600 milioni di dosi supplementari”.
Un filo di preoccupazione si è intravisto nel passaggio sulle nuove mutazioni virali (“la nostra è una corsa contro il tempo”), anche se l’obiettivo rimane chiaro: “Dobbiamo prevedere ulteriori accordi preliminari di acquisto, se si rendessero necessarie dosi di vaccini adattati alle nuove varianti“. Le campagne di vaccinazione “hanno successo se i cittadini hanno fiducia nell’informazione e nella trasparenza delle istituzioni”, ha sottolineato Sassoli. Ma c’è di più: “Questo tema è base e premessa della ripresa economica” e per questo motivo “dobbiamo sviluppare catene industriali in grado di provvedere all’approvvigionamento“. Non si tratta di una “questione di soldi, ma di volontà nella definire un’industria europea nuova e una produzione non dislocata”.
Nell’intervento del presidente del Parlamento Europeo si è ritagliato uno spazio centrale anche il tema dei viaggi tra Paesi UE. Se nelle ultime settimane si è visto che alcuni Stati hanno tentato di prendere delle decisioni in autonomia, “ha fatto bene la Commissione a richiamarli”. Il punto focale rimane quello di seguire “politiche europee per la mobilità uguali per tutti” e in questo senso si inserisce la proposta del certificato vaccinale: “È un tema all’ordine del giorno del Consiglio”, ha ricordato Sassoli. “Può essere uno strumento non discriminatorio per incoraggiare la riapertura“, considerato anche l’obiettivo del 70 per cento di vaccinazioni entro la fine dell’estate.
We cannot return to the world of before the pandemic. We need more democracy, more solidarity, more Europe.
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— Roberta Metsola (@EP_President) February 25, 2021
Il futuro delle istituzioni europee
In questa strategia per il futuro a breve e medio termine dell’Unione Europea, il Parlamento UE dovrà essere posto al centro: “La risposta alla crisi deve prevedere più democrazia”, ha spiegato il presidente Sassoli, annunciando che sarà istituito un gruppo di contatto tra la Commissione e il Parlamento Europeo. “Il nostro lavoro comune aumenterà la trasparenza e il controllo della strategia vaccinale, anche per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi dell’Unione”.
Decisivo sarà anche lo sviluppo della politica estera dell’UE: “La pandemia è stata un campanello d’allarme” che ha mostrato chiaramente che “dobbiamo rafforzare la nostra leadership sulla scena internazionale e approfondire i partenariati con Paesi impegnati per la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani“. In questo discorso si inserisce l’impegno degli Stati membri e di Bruxelles nel coordinamento degli sforzi sullo strumento COVAX, “che questo mese inizierà a consegnare i vaccini“. Sassoli ha incoraggiato “un approccio unificato, al fine di garantire una ridistribuzione giusta ed equa”.
Le ultime battute sono state riservate alla necessità di avanzare con una politica di difesa comune (“dovremmo finalmente andare oltre le dichiarazioni e passare all’azione”) e di svolgere un ruolo attivo nel contesto della politica di vicinato nell’area del Mediterraneo: “Durante la nostra presidenza dell’Assemblea dell’Unione per il Mediterraneo, il contrasto al cambiamento climatico nella regione, lo sviluppo sostenibile e la lotta contro le crescenti disuguaglianze socio-economiche saranno i temi prioritari”, ha concluso Sassoli.