Bruxelles – La rottura tra Venezuela e Unione Europea è ufficiale: il governo di Caracas ha espulso l’ambasciatrice UE, Isabel Brilhante Pedrosa, concedendole 72 ore per lasciare il Paese. La notizia è stata comunicata via Twitter dal ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, dopo aver consegnato alla diplomatica una lettera con la decisione governativa.
“Su istruzioni del presidente Nicolás Maduro, l’ambasciatrice dell’Unione Europea nel nostro Paese è dichiarata persona non grata”, si legge nel tweet. Il ministro degli Esteri venezuelano ha intimato all’Europa di cessare di essere “un’appendice dell’élite dominante negli Stati Uniti” e di prendere “le proprie decisioni nel rispetto del diritto internazionale”, imparando a “rispettare Paesi sovrani, liberi e indipendenti come il Venezuela“.
https://twitter.com/CancilleriaVE/status/1364601047185055746?s=20
La decisione è arrivata dopo che Bruxelles ha aggiunto lunedì (22 febbraio) 19 alti funzionari del regime di Maduro alla lista dei sanzionati “per il ruolo svolto nell’attacco alla democrazia e allo Stato di diritto in Venezuela”. L’aggiornamento della lista pubblicato nella Gazzetta ufficiale europea ha portato a 55 il numero totale delle persone colpite da misure restrittive, che prevedono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni nell’UE.
Questa mattina l’Assemblea nazionale del Venezuela (a maggioranza chavista) ha chiesto al governo di prendere una posizione concreta in risposta alle sanzioni imposte lunedì da Bruxelles. I parlamentari hanno raccomandato di espellere l’ambasciatrice Brilhante Pedrosa e di chiudere l’ufficio dell’UE a Caracas. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Jorge Rodríguez, ha dichiarato che le sanzioni obbediscono a una “politica imperialista europea” e ha inviato una copia della posizione del Parlamento venezuelano anche al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
Nella lista dei sanzionati compaiono anche alcuni deputati venezuelani eletti nelle controverse elezioni legislative del 6 dicembre 2020, che l’Unione Europea non ha considerato credibili secondo gli standard internazionali e, di conseguenza, non ha riconosciuto i risultati.
“L’UE deplora profondamente la decisione delle autorità venezuelane di dichiarare persona non grata il capo delegazione dell’UE nel paese. Ciò porterà solo a un ulteriore isolamento internazionale del Venezuela”, ha replicato in serata un portavoce del Servizio Esterno, aggiungendo: “Chiediamo che questa decisione venga revocata”.
Secondo gli uffici dell’alto rappresentante Josep Borrell, “il Venezuela supererà la sua crisi in corso solo attraverso negoziati e dialogo, nei confronti dei quali l’UE è pienamente impegnata ma che questa decisione mina direttamente”.
Il confronto interno
Dopo l’aggiornamento della lista dei sanzionati di lunedì, il governo Maduro aveva subito “categoricamente respinto” la decisione dell’UE di imporre “in modo arbitrario misure coercitive unilaterali”. La mossa di Bruxelles era stata definita “maldestra”, con l’unico obiettivo di “colpire negativamente il dialogo politico che si sviluppa nel Paese“. Una “decisione illegale”, un “arrogante affronto all’ONU” che “pochi giorni fa aveva sollecitato Stati Uniti e Unione Europea a revocare le sanzioni unilaterali contro il Venezuela”.
A rallegrarsi della decisione di Bruxelles era stato invece il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, che è appoggiato dalle istituzioni europee: “Ringrazio i 27 Stati membri UE per il loro impegno”, perché “deve continuare la pressione per ottenere la fine della crisi con elezioni libere“, ha fatto sapere su Twitter. Il presidente dell’Assemblea nazionale eletta nel 2015 ha sottolineato che i sanzionati “sono complici della farsa del 6 dicembre” e di “delitti di lesa umanità“. Guaidó si è poi rivolto alle forze armate, sostenendo che le sanzioni europee sono “un messaggio” rivolto a chi ancora sostiene “il dittatore Maduro e il suo burattino usurpatore del Parlamento”.
Anche a seguito di queste dichiarazioni, Elvis Amoroso, presidente della Corte dei Conti venezuelana (Controlaria general) ha annunciato ieri sera che Guaidó e altri 27 ex-deputati del Parlamento sono stati condannati al divieto di ricoprire incarichi pubblici per i prossimi 15 anni. Lo stesso Amoroso nel 2019 aveva già stabilito l’inibizione politica di Guaidó (sempre per un periodo di 15 anni) con l’accusa di corruzione internazionale.