Bruxelles – Il gasdotto Nord Stream 2 non è necessario per l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea. Nell’ultimo decennio Bruxelles ha mobilitato investimenti “in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori in Europa che assicurano forniture sufficienti per soddisfare le esigenze energetiche del Continente”, ha chiarito Ditte Juul Jorgensen, direttore generale del dipartimento per l’energia della Commissione europea in audizione in Parlamento Ue in commissione per l’industria e l’energia.
Non di meno importanza il fatto che se ora il gas è considerato anche dalla Commissione Europea fonte indispensabile per la decarbonizzazione del Continente, a lungo andare la domanda di gas dovrà per forza calare perché l’Ue prevede di liberarsene per raggiungere gli obiettivi climatici di neutralità. “Nella transizione il gas calerà”. L’Eurocamera fa pressioni anche sull’Esecutivo comunitario per bloccare la realizzazione del controverso gasdotto guidato dalla compagnia energetica russa Gazprom, che raddoppierebbe il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania attraverso il mar Baltico. Replicando, nei fatti, il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività. Si parla di circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas verso la Germania a capacità massima.
La Commissione Europea alza le mani: il progetto è “soggetto al diritto nazionale”, se pure si inscrive nel quadro di diritto europeo di cui deve rispettare la conformità. Fino a che viene rispettata dagli Stati membri la direttiva Ue sul mercato del gas, l’Ue non può farci nulla. “Non contribuisce agli obiettivi energetici dell’Ue, non è un progetto di interesse comune (PIC)” quindi qualsiasi decisione sulla sua costruzione spetta alla Germania, l’interruzione del progetto non può essere presa a livello europeo. L’unica competenza che spetta a Bruxelles è controllare il rispetto da parte degli Stati membri, e quindi delle Germania, della direttiva Ue sul mercato interno del gas. “Disposti ad agire in caso di non applicazione del diritto dell’Ue”, Jorgensen.
Anche gli Stati Uniti hanno alzato le mani su gasdotto ed hanno inoltre deciso di non procedere a nuove sanzioni alla Russia. Come riferisce il quotidiano tedesco FAZ, il Dipartimento di stato ha consegnato un rapporto al Congresso nel quale si confermano le sanzioni esistenti contro 18 società, la maggior parte delle quali russe, ma si pone anche una moratoria sulle nuove sanzioni. L’amministrazione afferma di mantenere il diritto di imporre nuove sanzioni in qualsiasi momento, ma vuole per ora procedere con una diplomazia “tranquilla”. Un altro importante punto a favore di Berlino. La moratoria delle sanzioni renderà più facile per Germania e Russia accelerare il completamento fisico del gasdotto.
La cancelliera Angela Merkel ha sempre sostenuto il progetto, fortemente voluto anche dal presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. Da quando a fine agosto l’oppositore russo Alexei Navalny è stato avvelenato sono però aumentate di molto le pressioni su Merkel per abbandonare il progetto. Pressioni che sono aumentate ancora con l’ulteriore incrinarsi dei rapporti di Bruxelles con Mosca, con i Paesi dell’Europa centrale e orientale che temono l’ulteriore dipendenza energetica dei Ventisette dal gas russo. Diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, si sono opposti al progetto e anche gli Stati Uniti sono contrari perché temono l’ulteriore influenza geopolitica di Putin attraverso il gas naturale.
“Per l’Unione europea nel suo insieme, Nord Stream non contribuisce alla sicurezza dell’approvvigionamento”, ha spiegato Jorgensen, parlando di una strategia europea per diversificare le forniture che consentono a Bruxelles di avere un mercato già ben funzionante. La diversificazione dei canali di approvvigionamento garantisce anche prezzi di gas più bassi. La responsabile per l’energia della Commissione ha chiarito che non essendo un progetto di interesse comune a livello europeo, Bruxelles non verserà un centesimo per la sua realizzazione.