Bruxelles – Non più solo lavoro e capitale, ma anche impatto ambientale e dati. “Il Patto europeo di stabilità e crescita va riconsiderato alla luce delle nuove circostanze”, ammette il vicepresidente esecutivo per il Green Deal della Commissione europea, Frans Timmermans, in audizione alla riunione della commissione interparlamentare sul piano di ripresa e resilienza. Non si sa come o quando, ma gli strumenti di governance europea andranno modificati per sostenere gli investimenti che arriveranno nei prossimi mesi per la transizione energetica dei Ventisette.
Precisa che una revisione delle regole del Patto di stabilità, attualmente sospese causa pandemia, non significa andare incontro a un sistema senza regole “e spendere ciò che si vuole” ma “riconsiderare la crescita sulla base di due nuovi fattori di produzione”: se finora la crescita è sempre stata considerata solo in relazione al lavoro e al capitale ora bisogna considerarla alla luce di “quattro fattori di produzione”, comprendendo anche i dati (“che stanno diventando un incredibile fattore di produzione”) e soprattutto “i limiti del nostro pianeta”, quindi la spesa verde per clima e ambiente. Lavoro, capitale, dati e clima: la proposta è quella di mettere insieme tutti e quattro i fattori e secondo Timmermans la Commissione è “disposta” a procedere in questa direzione.
I prossimi mesi per gli Stati membri dell’UE saranno all’insegna della ripresa economica dal Coronavirus e significheranno anche capire come rivedere i parametri del Patto di stabilità, a fronte di un aumento della spesa da parte dei governi per riforme e contrasto al collasso economico. Attualmente il Patto fissa per gli Stati un tetto al 3 per cento di deficit e 60 per cento di debito ma sono in molti a sostenere che le regole vadano cambiate dato che molti governi, Italia compresa, si ritroveranno alla fine della pandemia con un debito ben oltre la soglia fissata.
“Dobbiamo agire rapidamente con il fondo per la ripresa perché faccia le cose giuste”, aggiunge Timmermans. L’Unione ha mobilitato un pacchetto di 1,8 trilioni di euro tra risorse del Bilancio comunitario a lungo termine e fondi dal Next Generation Eu (750 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti). “Un’opportunità eccellente” ma “non è solo la quantità dei finanziamenti a essere importante, quando la qualità” dei progetti che saranno finanziati con i fondi europei.
Imperativo che siano pensate “cose nuove, non si possono presentare progetti vecchi riattualizzati”, ammonisce il vicepresidente. Ma soprattutto è fondamentale che i piani strategici nazionali abbiano la lungimiranza di una dimensione europea. In altri termini, i progetti non possono essere finalizzati a sé stessi ma dovranno impegnarsi sugli obiettivi dell’Ue. “Abbiamo bisogno di creare reti e vettori per l’energia a livello transnazionale”, sottolinea Timmermans. Da parte degli Stati membri, che sono in dialogo aperto con Bruxelles sulle bozze dei loro Recovery plan nazionali (da presentare a Palazzo Berlaymont entro aprile) la Commissione ha notato “sforzi autentici per cercare di rimanere nei limiti fissati dalla Commissione Europea” del 37 per cento della spesa per il clima e del 20 per cento per la transizione digitale. Timmermans si dice ottimista su questo.