Bruxelles – Le regole di bilancio dovranno essere riviste. E’ la realtà che impone una riscrittura del patto di stabilità e crescita. Perché lasciando le regole così come sono, anche se momentaneamente sospese, vorrebbe dire che nel momento della loro reintroduzione comunque “vista la situazione economica 25 paesi membri rischiano teoricamente di vedersi aprire una procedura per deficit eccessivo”. David Sassoli rilancio il dibattito politico in occasione della settimana parlamentare sulla governance economica.
Il presidente del Parlamento europeo pone un problema vero, reale. Con l’intervento pubblico reso necessario dalla recessione innescata dalla pandemia di COVID-19, i conti dei governi sono tutti in disordine. Ma avere 25 economie su 27 sotto procedura vorrebbe dire soffocare l’intero tessuto produttivo dell’UE. Per questo “nei prossimi mesi dovremmo assumere decisioni di grande rilievo”. Rispettare le regole non è sostenibile. “Credo che l’apertura di procedure sarebbe un segnale negativo per la credibilità stessa delle nostre regole”, continua Sassoli, convinto che “in questo contesto sia necessario ripensare gli strumenti della governance economica europea”.
Il ragionamento è già in atto. E’ stato deciso che almeno per tutto il 2021 il patto di stabilità resterà congelato e dall’esecutivo comunitario è già stato fatto capire che le regole non scatteranno immediatamente a gennaio 2022. Quello che fa Sassoli è focalizzare l’attenzione del dibattito sul “futuro delle delle regole di bilancio”. Troppo presto ora dire cosa ne sarà di loro, ma appare difficile pensare ad un ritorno dello status-quo.
In tal senso la presidente della Banca centrale europea sottolinea: la ripresa “non riguarda il ritorno alla situazione pre-pandemia”. Si tratta, precisa Christine Lagarde intervenendo alla conferenza, di “riportare rapidamente l’economia al suo potenziale, utilizzando la spinta della ripresa per trasformare le nostre economie”. Vuol dire utilizzare bene le risorse messe a disposizione da Next Generation EU (NGEU), il meccanismo di rilancio delle economie nazionali.
Si prevede che NGEU fornirà, in media, circa l’1% del PIL in sovvenzioni e prestiti all’anno nei prossimi tre anni, impegnando il 37% dei fondi in investimenti verdi e il 20% in digitale. “La BCE continuerà a fare la sua parte”, certo, ma a livello nazionale occorre creare “il giusto ambiente economico per aumentare l’impatto del meccanismo per la ripresa”.
Non a caso sia Charles Michel sia Ursula von der Leyen insistono sulla necessità di adeguate risposte nazionali. “Dobbiamo assicurarci che ogni singolo euro sia speso correttamente a livello nazionale”, dice il presidente del Consiglio europeo. “Dobbiamo fare di Next Generation UE una storia di successo comune”. La presidente della Commissione UE esprime il concetto in modo diverso, ma la sostanza non cambia. “Spetta a ogni singolo paese sfruttare al meglio questa opportunità europea per riavviare la propria economia”.
Paolo Gentiloni ne approfitta per ricordare che i soldi dell’Europa oltre alla ripresa devono finanziare le riforme. “Da questo strumento comune abbiamo bisogno di valore aggiunto, che vuol dire qualità della ripresa e misure in grado di rafforzare il percorso di crescita degli Stati membri“, sottolinea il commissario per l’Economia in un messaggio che ben si sposa con la situazione dell’italia, principale beneficiario di NGEU e chiamata più di altre a ripartire. E, in prospettiva, a rientrare dell’aumento di spesa pubblica. “Va accresciuta la capacità di investimenti accanto ad una credibile riduzione del debito negli anni a venire“.