Bruxelles – La parola d’ordine è sempre la stessa: “autonomia strategica”. Presentando il suo nuovo piano d’azione per accrescere le sinergie tecnologiche tra il settore civile, quello della difesa e quello spaziale la Commissione europea cala un’altra carta per tener testa alla “gara globale della tecnologia”, così come ha dichiarato durante una conferenza stampa la vice presidente Margrethe Vestager.
L’esecutivo europeo vuole rendere i tre mondi sempre più comunicanti tra loro, individuando e rafforzando il potenziale sprigionato dall’innovazione negli aspetti comuni agli usi in campo civile, della difesa e dello spazio. In concreto, la nuova strategia vuole aumentare la complementarietà tra i programmi finanziati dall’Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo delle nuove tecnologie nell’ambito civile, della difesa e del settore spaziale per far sì che le nuove scoperte fatte in un ambito possano essere messe subito a disposizione anche nell’altro.
La logica quindi è quella di ragionare meno per scompartimenti stagni. Nell’attuare la Commissione fa riferimento all’opera dello svedese Nils Ivar Bohlin, che durante la Seconda guerra mondiale nel ritrovarsi a lavorare su una tipologia di sedile eiettabile per gli aerei caccia ha posto le basi per la progettazione delle moderne cinture di sicurezza a tre punti installate sulle automobili.
Ora, nel pieno della quarta rivoluzione industriale, la Commissione vuole applicare questo approccio alle tecnologie digitali (dai cloud ai processori, dalla cyber intelligence all’intelligenza quantistica e artificiale), ma allo stesso tempo intende procedere con l’individuazione delle tecnologie critiche per renderle meno dipendenti dall’esterno e per sottoporle a delle tabelle di marcia che coinvolgano il contributo di numerosi soggetti tra governi nazionali, aziende, centri di ricerca e società civile. Si comincerà con il lancio di tre progetti faro: uno che riguarda i droni, caratterizzato da una forte dimensione di difesa, uno legato a una connettività spaziale sicura che, basandosi sulla crittografia quantistica, dovrebbe fornire un sistema di connettività sicura e connessioni ad alta velocità a tutti i cittadini europei, e infine uno relativo alla gestione del traffico spaziale, necessaria per evitare eventi di collisione derivanti dalla proliferazione di satelliti e detriti spaziali e, al tempo stesso, per assicurare un accesso autonomo allo spazio.
Tra gli obiettivi anche quello di far partire nella seconda metà del 2021 degli “incubatori dell’innovazione” in cui start-up, piccole e medie imprese e organizzazioni di ricerca e tecnologia possano essere incentivate ad accedere nel mercato della difesa e dello spazio.
Come dichiarato dalla stessa Vestager resta però aperto il canale della cooperazione internazionale “con gli attori già attivi nel campo”. “A fronte delle preoccupazioni che a livello globale provengono dal settore dell’economia e della sicurezza l’Unione Europea ha promesso di adottare un approccio transatlantico per proteggere le tecnologie più essenziali e per lavorare su regole economiche condivise”, ha detto a chiare lettere la responsabile della Commissione per l’agenda “A Europe fit for the Digital Age”, ribadendo l’orientamento geopolitico dell’UE anche nel campo della sicurezza tecnologica. Altrettanto ferma, però, resta la prospettiva dell’autonomia strategica. “L’Europa ha quello di cui ha bisogno per diventare un leader mondiale della tecnologia: le ambizioni, il talento, le imprese e i finanziamenti”.
Queste sono le premesse del nuovo piano di azione “della cintura a tre punti”, (chiamato così proprio in omaggio a Nils Ivar Bohlin), che si inscrive nel più ampio indirizzo stabilito dal Fondo europeo per la difesa. “Ciò che per noi è più importante è proprio la spinta che con questa iniziativa diamo all’autonomia strategica. Stiamo creando un’Europa che mette la sovranità tecnologica al cuore della sua politica industriale e che mette insieme tutte le sue specificità, in particolare le diverse 27 storie dei Paesi membri in materia di difesa”, ha dichiarato il commissario per il mercato interno Thierry Breton.