Bruxelles – Fermare la perdita di biodiversità indicando aree speciali protette e stabilendo “precisi obiettivi di conservazione”. La Germania non ne ha ancora indicate abbastanza e per quelle indicate l’Ue ha notato la “pratica persistente di non fissare obiettivi di conservazione sufficientemente dettagliati e quantificati”, violando gli obblighi della direttiva Habitat (direttiva 92/43/CEE) sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche.
Bruxelles ha deciso giovedì 18 febbraio di deferire Berlino alla Corte di Giustizia dell’Ue. L’ultimo passo di una procedura di infrazione che l’Ue aveva aperto contro la Germania nel 2015 con una notifica formale, seguita da una seconda lettera nel 2019 e da un parere motivato nel 2020. Secondo la direttiva, gli Stati membri devono indicare alcune zone speciali di conservazione e stabilire precisi obiettivi di conservazione per queste aree, per mantenere o ripristinare condizioni favorevoli per le specie che vi ci abitano.
Nonostante tutti gli avvertimenti ricevuti, la Germania “continua a non designare un numero significativo di siti come aree speciali protette”, si legge nella motivazione dell’Ue, e oltre a questo la Commissione ritiene che gli obiettivi di conservazione fissati per i siti in Germania di “importanza comunitaria” (circa 4606) “non siano sufficientemente quantificati, misurabili e notificabili”. Secondo Bruxelles, la Germania è in ritardo di almeno 10 anni nel fissare gli obiettivi specifici di alcuni siti che godono di protezione speciale.
Dal canto suo, il ministero federale tedesco per l’Ambiente ha risposto dicendo che le richieste della Commissione sono andate “troppo oltre” e che la loro attuazione “significherebbe un immenso sforzo finanziario e amministrativo”.