Bruxelles – È caldo il fronte mediorientale e per l’Alleanza Atlantica rimane uno degli scenari globali più sotto osservazione. Al termine della due giorni di riunioni in videoconferenza dei ministri della Difesa della NATO (17-18 febbraio), il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha spiegato che “la missione in Iraq verrà implementata, portandola da 500 a 4 mila unità“, allo scopo di “sostenere l’esercito ed evitare il ritorno dell’ISIS. Ma è la situazione in Afganistan a destare le preoccupazioni maggiori nell’Alleanza: “È uno scenario pieno di interrogativi e con nessuna opzione facile sul tavolo”.
Nello specifico, gli alleati sono incerti che il rapporto coi talebani in Afghanistan possa dare i risultati sperati. “Non abbiamo preso una decisione finale sul futuro della nostra presenza“, ha confessato il segretario generale della NATO, “ma ci consulteremo nelle prossime settimane in vista della scadenza del primo maggio”. Rimane centrale lo sforzo di sostenere il processo di pace in Afghanistan (“ci concentriamo solo su quello”) da parte dell’Alleanza e anche “aver ridotto le truppe fa parte di questo sforzo”. Tuttavia “i negoziati sono fragili” e Stoltenberg ha riportato seccamente che “non notiamo progressi come avremmo voluto vedere”.
Dissolto il clima di ottimismo che si è respirato al termine della riunione di ieri sul fronte meridionale e della cooperazione UE-NATO, la conferenza stampa del segretario generale Stoltenberg è stata un climax di preoccupazioni per la situazione mediorientale. “Non ci rassicura assolutamente l’aumento della violenza nella regione”. Per quanto riguarda l’Afghanistan, “il messaggio che mandiamo ai talebani è di negoziare in buona fede e smettere di cooperare con gruppi terroristi“.
Un’ultima battuta sui negoziati di pace ha riguardato l’accordo tra talebani e Stati Uniti, accolto con favore dall’Alleanza: “Sono il modo migliore per arrivare una pace duratura”. Ma con un distinguo: “Ci sono delle condizioni che vanno rispettate, come la fine immediata delle violenze e la sicurezza che il Paese non sia più un paradiso per i terroristi internazionali”. Dalla riunione dei ministri della Difesa della NATO esce un messaggio chiaro: “Vogliamo spingere tutte le parti a fare uno sforzo, trovando una piattaforma per discutere una pace sostenibile”.
La posizione dell’Italia
Una nota di colore, nel quadro di una conferenza stampa a tinte fosche, è arrivata quando Stoltenberg ha speso qualche parola per commentare il nuovo incarico di Mario Draghi come primo ministro dell’Italia: “È un leader molto rispettato, ho avuto il privilegio di conoscerlo in diversi ruoli”, ha stemperato la tensione il segretario generale della NATO, rispondendo a una domanda della RAI. Non nascondendo un sorriso, ha aggiunto: “So che è un grande sostenitore del legame transatlantico, della NATO e della cooperazione tra Nord America e Europa. Attendo di lavorare con lui nel suo nuovo ruolo”.
Presente alla riunione anche il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini. “Sul futuro impegno in Afghanistan dobbiamo decidere insieme, preservando la coesione tra gli alleati”, ha commentato a caldo il ministro. “La cooperazione è l’indiscutibile centro di gravità della NATO in qualunque contesto ci veda coinvolti”. Guerini è intervenuto portando il frutto della sua visita a Kabul a fine gennaio: “Ho registrato l’apprezzamento delle autorità afghane per quello che abbiamo fatto in questi anni e la loro preoccupazione per il rischio di vanificare tutti i progressi fin qui fatti”.
Sul fronte dell’Iraq, il ministro della Difesa italiano ha confermato che “l’Italia sostiene il rafforzamento della missione NATO allo scopo di estendere le attività di addestramento e consulenza”. Guerini ha inviato un messaggio di cordoglio alle vittime militari e civili dell’attacco alle forze della coalizione a Erbil (nel Kuristan iracheno) e per la morte di 13 cittadini turchi nel nord dell’Iraq: “Azioni così odiose devono essere condannate con fermezza da parte di tutti”.
I ministri della Difesa NATO si sono confrontati infine sulla missione in Kosovo (K-FOR) e Guerini ha sottolineato l’importanza di “mantenere alta l’attenzione, considerata l’importanza della missione per gli equilibri nei Balcani occidentali“.