Bruxelles – A Bruxelles lo definiscono “un documento strategico per gli anni a venire”, e i contenuti in effetti tracciano le linee dell’azione dell’UE per un nuovo ordine commerciale mondiale. Bisognerà vedere il grado di fattibilità, quanto cioè l’Unione saprà tradurre in pratica quanto messo nero su bianco nella comunicazione sulla revisione di politica commerciale indirizzata agli Stati. Non si tratta di una decisione politica, perché la comunicazione non è un atto legislativo della Commissione, però apre il dibatto.
Il nodo centrale è la riforma dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO). “L‘attuale struttura degli impegni del WTO in materia di accesso al mercato di beni e servizi non corrisponde al livello effettivo di apertura di molti paesi e non riflette i significativi cambiamenti di peso di alcune delle principali nazioni commerciali nell’economia mondiale (ad esempio la Cina)”, lamenta la Commissione, convinta che l’organismo sia ‘antiquato’. “Serve un accordo ambizioso e comprensivo sul commercio digitale” e il flusso dei dati, evoluzione degli scambi non coperti da regolamentazione.
Non solo. Le imprese statali “sono, in diversi paesi, uno strumento attraverso il quale lo Stato influenza in modo decisivo l’economia, talvolta con effetti distorsivi del mercato”. Un’altra critica implicita alla Cina. Tuttavia, l’importanza delle imprese statali “non è ancora abbinata a discipline sufficienti per cogliere qualsiasi comportamento distorsivo del mercato”.
UE intende discutere ulteriormente queste questioni prima “attraverso la sua cooperazione trilaterale con gli Stati Uniti e il Giappone”. Si punta dunque sull’amministrazione Biden, perché la riforma del WTO passa per un “potenziamento delle relazioni transatlantiche”, che vuole essere fondato su un impegno comune per azioni a sostegno di digitale e green economy.
C’è poi la necessità di imprimere un cambio di passo sulle questioni agricole. “Ripristinare la credibilità dell’Organizzazione mondiale per il commercio come forum negoziale richiederebbe inoltre ai membri di affrontare i negoziati agricoli, che rimangono in gran parte bloccati”. Questo, lamenta l’esecutivo comunitario, “rischia di influire negativamente sul più ampio programma di riforme del WTO”.
Non finisce qui. Tra le azioni che l’UE intende intraprendere anche la promozione di clima e sostenibilità in seno al WTO, per inserire i temi anche nell’agenda del G20. Ma l’azione dell’UE è a tutto campo, e nuovi partenariati, anche regionali, con l’Africa rientrano nella revisione delle politiche commerciali, insieme all’area dei Balcani occidentali.
Apertura e multilateralismo a trazione comunitaria, dunque. Ma senza rinunciare a meccanismi difensivi. Accanto a cooperazione e dialogo, l’UE si dice pronta a combattere le pratiche sleali e “utilizzare strumenti autonomi” per perseguire i propri interessi ove necessario.
“Le sfide che dobbiamo affrontare richiedono una nuova strategia per la politica commerciale dell’UE”, spiega il vicepresidente esecutivo per il Commercio, Valdis Dombrovskis. “Abbiamo bisogno di un commercio aperto e basato su regole per aiutare a ripristinare la crescita e la creazione di posti di lavoro dopo il COVID-19“. Allo stesso modo, la politica commerciale “deve sostenere pienamente le trasformazioni verdi e digitali della nostra economia e guidare gli sforzi globali per riformare l’Organizzazione mondiale per il commercio”.
In altre parole, “serve un regolamento globale aggiornato e sostenibile, e riteniamo che questo sia il momento” per farlo.