Bruxelles – “Mentire per vivere, questo è POLITICO Europe”. Un attacco pesante alla libertà di stampa e di informazione in Europa è arrivata dal primo ministro della Slovenia, Janez Janša. Un’offesa che mina il rispetto di uno dei valori fondamentali dell’Unione. Su Twitter il premier sloveno si è scagliato in particolare contro la giornalista Lili Bayer, autrice di un reportage intitolato Inside Slovenia’s war on the media (La guerra della Slovenia ai media): “È stata istruita a non dire la verità e quindi ha citato ‘fonti anonime’ dell’estrema sinistra, trascurando di proposito fonti con un nome e un’integrità”. Questo prima di concludere il tweet con la diffamazione della testata per cui la giornalista scrive, POLITICO Europe.
Well, @liliebayer was instructed not to tell the truth, so she quoted mainly “unknown” sources from the extreme left and purposely neglected sources with names and integrity. That’s @POLITICOEurope, unfortunately. Laying for living. https://t.co/AvVrI5mmn3
— Janez Janša (@JJansaSDS) February 16, 2021
L’articolo di Bayer aveva denunciato gli attacchi di Janša – che a luglio assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea – contro i giornalisti e le giornaliste del Paese che esprimono critiche nei suoi confronti nella gestione della pandemia e dell’opposizione di sinistra nelle piazze. “Il leader populista di destra, un ammiratore di Donald Trump, ha definito una ‘vergogna nazionale’ l’Agenzia di stampa slovena (STA)“, ha riportato la giornalista. Non solo, “ha anche accusato l’emittente pubblica Radiotelevizija Slovenija (RTV) di diffondere ‘bugie’ e di essere ‘spargitori di virus irresponsabili’, twittando che ‘ovviamente siete troppi e siete pagati troppo bene'”.
Il lungo reportage di POLITICO Europe non è stato per nulla gradito dal primo ministro sloveno e la polemica si è così spostata dal piano nazionale a quello europeo, coinvolgendo direttamente la stampa di Bruxelles e la Commissione Europea. “Condanniamo fermamente i recenti attacchi rivolti dal premier Janša verso alcuni giornalisti e alcuni corrispondenti a Bruxelles”, ha dichiarato il portavoce della Commissione UE, Eric Mamer. “Non accettiamo le parole offensive rivolte alla stampa”.
Gli ha fatto eco il portavoce sulle questioni di giustizia e Stato di diritto, Christian Wigand: “Media liberi e indipendenti sono alla base della nostra democrazia e la protezione dei giornalisti deve essere una priorità per tutti i politici europei”, ha dichiarato. “Odio, minacce e attacchi personali non saranno tollerati dalla Commissione“, una posizione che il portavoce Mamer ha poi ricordato essere “sostenuta completamente e senza indugio dalla presidente Ursula von der Leyen”.
Anche da parte del vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, è arrivata una stoccata al premier sloveno: “Non c’è alcun obbligo per cui ciò che è scritto sui media debba piacere”, ha commentato su Twitter. “C’è tuttavia l’obbligo di rispettare la libertà dei media”, ha aggiunto, ricordando che “denunciare, minacciare o attaccare i giornalisti è un attacco diretto ai media liberi“. Solidarietà da parte di Timmermans a “giornaliste come Lili Bayer”, che “meritano il nostro sostegno”.
There’s no obligation to like what is written in the media. There is however the obligation to respect media freedom. Vilifying, threatening or attacking journalists is a direct attack on free media. That is why journalists like @liliebayer deserve our support.
— Frans Timmermans (@F__Timmermans) February 18, 2021
Silenzio invece dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, pur sollecitato sin da ieri da decine di giornalisti ad esprimersi sulla questione.
Le critiche della stampa a Bruxelles
Durante il briefing giornaliero per la stampa di oggi (giovedì 18 febbraio), diversi giornalisti europei hanno però messo in discussione l’approccio della Commissione. Il primo a sollevare le critiche è stato Oliver Grimm, corrispondente a Bruxelles per la testata austriaca Die Presse: “Le parole non possono bastare, abbiamo visto la stessa cosa succedere in Polonia, in Ungheria e ora in Slovenia”, ha attaccato. “Non ci sentiamo rassicurati noi a Bruxelles, figuriamoci i giornalisti e soprattutto le giornaliste in Slovenia, Ungheria e Polonia”.
Ha rincarato la dose Christian Spillmann di Agence France Presse: “Stiamo parlando di un primo ministro che fra pochi mesi assumerà la presidenza del Consiglio dell’UE”, ha ricordato. “Ma oggi insulta apertamente i giornalisti sloveni ed europei, com’è possibile non poter aprire una procedura d’infrazione per un attacco così evidente ai valori dell’Unione?” Con un affondo alla Commissione UE: “Ci riempiamo la bocca di belle parole sulla libertà di espressione e poi non sappiamo nemmeno prendere dei provvedimenti efficaci”.
Il portavoce della Commissione Mamer ha però ribattuto che “non possiamo aprire una procedura di infrazione per un tweet“. Anche se “non cambia la sostanza della nostra condanna”, quelle di Janša sono “opinioni e insulti personali, la procedura riguarda invece la legislazione di uno Stato membro”.
Mamer ha ricordato che comunque “ci sono altri mezzi di intervento, come la relazione sullo Stato di diritto nell’Unione Europea“, che è “una base di valutazione su ogni Paese membro”. Poi la Commissione “avrà a disposizione anche il Piano d’azione per la democrazia che abbiamo già presentato” e che “quest’anno rivedremo con delle proposte specifiche per difendere l’esercizio della professione giornalistica dalle procedure giudiziarie abusive“. Una risposta che per il momento ha smorzato le polemiche, ma che difficilmente si chiuderà qui. Il semestre di presidenza sloveno prenderà il via a luglio e se il buongiorno si vede dal mattino, si staglia all’orizzonte un anno complicato per la stampa europea e per la Commissione.