Bruxelles – Una vittoria netta che avrà pesanti ripercussioni anche nell’Unione Europea. Il trionfo alle elezioni parlamentari in Kosovo di ieri (domenica 14 febbraio) del partito della sinistra nazionalista Vetëvendosje (Autodeterminazione), oltre a riportare in auge il sentimento anti-serbo nel Paese, rischia di mettere in discussione anche le ambizioni del dialogo tra Belgrado e Pristina mediato da Bruxelles.
Scrutinate tutte le schede elettorali, i risultati delle urne mostrano che il partito dell’ex-primo ministro Albin Kurti si è assicurato il 47,85 per cento dei voti, quasi due punti percentuali dalla maggioranza assoluta sui 120 seggi all’Assemblea della Repubblica del Kosovo. La vittoria di Kurti – prevedibile alla vigilia del voto – è diventata quasi un plebiscito grazie a diversi fattori concomitanti: la coalizione con la candidata indipendente Vjosa Osmani (presidente ad interim del Paese), la caduta in disgrazia dell’ex-premier, Avdullah Hoti, dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale del voto di fiducia al suo governo, le dimissioni dell’ex-presidente, Hashim Thaçi, accusato di crimini di guerra dal Tribunale speciale per il Kosovo dell’Aja il 5 novembre scorso.
Messi fuori gioco gli avversari che avevano riportato Pristina al tavolo del dialogo con la controparte serba il 12 luglio dello scorso anno, l’Unione Europea dovrà sperare che il nuovo governo non torni su posizioni intransigenti nei confronti di Belgrado. “Il percorso europeo del Kosovo passa anche attraverso la normalizzazione globale delle relazioni con la Serbia e l’Unione si aspetta che le nuove autorità di Pristina si impegnino in modo costruttivo”, ha dichiarato questa mattina l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Ma la doccia fredda è arrivata subito dal leader del partito vincitore di questa tornata elettorale: “Il tema del dialogo con la Serbia non è una priorità è al sesto o settimo posto in agenda”, ha dichiarato Kurti.
Le (ennesime) elezioni anticipate
Vetëvendosje, partito nazionalista albanese anti-establishment di sinistra, ha sbaragliato la concorrenza dei partiti di centrodestra Lega democratica del Kosovo (LDK), crollato al 13,08 per cento dal 24,55 delle ultime elezioni del 2019, e Partito democratico del Kosovo (PDK), in calo al 17,41 per cento dal 21,23 del 2019. Il partito nazionalista albanese di destra Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK) ha ottenuto il 7,43 per cento dei voti, mentre Lista Serba (SL) – con i suoi 5,54 punti percentuali – ha conquistato tutti i 10 seggi riservati alla minoranza serba del Paese in Parlamento.
Quelle di ieri sono state le seste elezioni anticipate in 14 anni: nessun governo è riuscito a completare il mandato quadriennale dalla dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia il 17 febbraio 2008: un segnale di grande instabilità politica nel Paese. Le ultime elezioni per il rinnovo dell’Assemblea si erano tenute il 6 ottobre 2019 e avevano visto anche in quel caso la vittoria di Vetëvendosje (ma allora con il 26,27 per cento dei voti). Kurti era stato eletto premier, dopo l’accordo di governo con la Lega democratica del Kosovo (guidata al tempo da Osmani).
Dopo soli 51 giorni in carica per il governo Kurti, la LDK decise di passare all’opposizione e sfiduciare il premier, aprendo una frattura nel partito che portò la futura presidente ad interim a lasciare il partito e cercare nuovamente un’intesa con Vetëvendosje. Nel luglio dello scorso anno il governo passò nelle mani di Avdullah Hoti (LDK), grazie al voto di fiducia decisivo di Etem Arifi, deputato che era stato condannato a un anno e tre mesi di carcere per corruzione nel 2019. Per questo motivo la Corte Costituzionale aveva annullato il voto di fiducia al governo Hoti il 21 dicembre scorso, portando alle dimissioni del premier e a nuove elezioni anticipate.
Il trionfo di Vetëvendosje porterà in eredità una scia di polemiche sulla candidatura dello stesso Kurti. Il 26 gennaio, la sezione Appelli e reclami elettorali dell’Autorità di audit del Kosovo ha stabilito che il leader del partito non era autorizzato a candidarsi alle elezioni del 14 febbraio, a causa di un verdetto della Corte Costituzionale che impedisce a chi è stato riconosciuto colpevole di un reato penale negli ultimi tre anni di ottenere un seggio all’Assemblea. Kurti è stato condannato (con sospensione della pena) dal Tribunale di Pristina nel marzo 2018 per aver partecipato al lancio di gas lacrimogeni in Parlamento in segno di protesta contro i piani per ratificare un accordo di delimitazione del confine con il Montenegro e di riconoscimento di un’associazione autonoma di comuni a maggioranza serba in Kosovo. Kurti potrà ora appellarsi alla Corte Suprema per sedere all’Assemblea Nazionale.
Che fine farà il dialogo?
“Le elezioni di ieri in Kosovo hanno dimostrato la maturità delle sue istituzioni, di tutti gli attori rilevanti e dei partiti politici”, ha commentato a caldo il rappresentante speciale dell’UE per il dialogo Belgrado-Pristina e le altre questioni regionali dei Balcani occidentali, Miroslav Lajčák. “I cittadini hanno fatto sentire la loro voce e non vedo l’ora di lavorare con il governo entrante sulla continuazione del dialogo“.
Yesterday’s elections in Kosovo demonstrated maturity of its institutions, all relevant actors and political parties. The citizens have made their voices heard and I’m looking forward to working with the incoming government on the continuation of the Dialogue. https://t.co/TM6mtxwCLA
— Miroslav Lajčák (@MiroslavLajcak) February 15, 2021
Cautela anche da parte del commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi: “In attesa della certificazione dei risultati finali, attendiamo con impazienza la formazione della nuova Assemblea e del governo, nonché l’elezione di un nuovo presidente”. In una dichiarazione congiunta con l’alto rappresentante Borrell, il commissario ha calcato la mano sulla questione del cammino europeo del Kosovo (che va di pari passo con il suo possibile riconoscimento come Stato indipendente): “L’Unione Europea continuerà a impegnarsi con le autorità, al fine di sostenere il Kosovo nel realizzare progressi tangibili sul suo cammino europeo“.
Questo non richiederà a Pristina solo di “avanzare sulle riforme, guidate dall’accordo di stabilizzazione e associazione e dall’agenda europea di riforme”, ma soprattutto di non interrompere la “cooperazione regionale e con la Serbia“. Bruxelles si aspetta che “in vista del proseguimento degli incontri del dialogo facilitato dall’Unione” (fermo allo scorso 7 settembre), il nuovo governo “coglierà l’opportunità che ha di fronte per raggiungere un accordo globale”. Risolte le tensioni con gli Stati Uniti dell’autunno 2020 per la leadership nella gestione dei rapporti tra Pristina e Belgrado, la Commissione Europea si aspettava un’accelerazione per l’approdo a un accordo finale (a ottobre Borrell aveva parlato di “una questione di mesi, non anni”), anche grazie alla convergenza di interessi con la nuova amministrazione del presidente democratico, Joe Biden.
Tutto questo rischia invece di naufragare, e non solo per l’opposizione netta del presidente serbo, Aleksandar Vučić, al riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. La dichiarazione del vincitore delle elezioni di ieri sul posto che riserverà al dialogo con la Serbia complica seriamente il progetto della Commissione UE. Kurti ha parlato del voto come di un “referendum sulle riforme necessarie nel Paese”, aggiungendo che la vittoria “sarà ricordata come il giorno in cui il popolo ha parlato con una sola voce, prendendo il suo destino nelle proprie mani”.
A livello ideologico il leader di Vetëvendosje si colloca su posizioni radicali, nazionaliste e fortemente anti-serbe, ma se davvero vorrà dare vita a un governo impostato sull’introduzione di riforme strutturali in linea con gli standard europei, nella pratica di governo non potrà ignorare le richieste dei Ventisette, dialogo con la Serbia incluso. L’Unione Europea è la maggiore sostenitrice dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia e sarebbe un suicidio politico e nazionale per Pristina inimicarsi il più potente alleato per negoziare con Belgrado un accordo vantaggioso. Se la vittoria senza appello di Kurti alle elezioni di ieri avrà immediate ripercussioni anche sull’Unione Europea, da come si atteggerà il nuovo governo nei confronti del progetto di Bruxelles dipenderà il futuro del Kosovo.