Bruxelles – Un’Unione Europea che invecchia, ma a diverse velocità. Il nuovo Rapporto sul cambiamento demografico del Centro Comune di Ricerca (Joint Research Centre, JRC) della Commissione Europea fotografa il mosaico delle dinamiche che cambiano popolazione europea nei 27 Stati membri presentando anche i possibili scenari che si prospettano per l’UE del 2050.
Nonostante l’invecchiamento sia una tendenza generale in tutta l’Unione, il JRC individua tre differenti contesti: nelle aree rurali la quota della popolazione di persone oltre i 65 anni di età è superiore di due punti percentuali rispetto a quella registrata nei piccoli centri urbani e di tre unità rispetto a quella presente nelle principali aree urbane. Ma nello stimare le percentuali di crescita della categoria over 65 nell’arco di tempo 2015-2030, lo studio individua anche profonde differenze tra gli Stati membri, con le regioni centrali dell’Unione che assisteranno negli anni a un notevole allargamento della popolazione in questa fascia di età e atri Paesi periferici che mostreranno una tendenza opposta.
Il maggiore invecchiamento nelle aree meno urbanizzate è il risultato prodotto non solo dalle dinamiche del ricambio generazionale, ma soprattutto delle preferenze degli europei rispetto ai servizi di cui hanno bisogno per la loro vita. In questo campo gioca un ruolo determinante la mobilità per studio o lavoro dei giovani tra i 20 e i 24 anni verso i maggiori centri urbani, fattispecie a cui lo studio attribuisce un impatto notevole nel determinare i contrasti nei livelli di invecchiamento tra le varie aree del territorio europeo e nel rendere sempre più probabile il futuro spopolamento di quelle più rurali. “Alcune regioni prosperano grazie all’afflusso dei giovani, altre arretrano a causa della grande quantità di giovani costretti a partire per la mancanza di opportunità”, si legge.
A tal proposito il Centro chiama in causa l’esempio di Germania e Italia e i livelli dei saldi migratori per la fascia d’età compresa tra i 20 e i 24 anni per ciascuna provincia. In Germania la forte emigrazione di giovani nel versante orientale del Paese riflette la maggiore propensione a raggiungere le aree a Sud e i principali centri urbani. In Italia, invece, è evidente la direzione del flusso migratorio dal Sud verso il Nord.
Il rischio è le trasformazioni in atto portino nel giro di qualche anno a scenari demografici fortemente contrastanti e a forti disparità economiche e tecnologiche, con territori che potrebbero lamentare ritardi notevoli rispetto a quelli che attualmente richiamano a sé la presenza giovanile. In tal senso il rapporto non è ottimista: “Lo scarto tra le regioni in cui la popolazione è in crescita e regioni in declino demografico è destinato ad allargarsi nei prossimi decenni”. Una premessa che consiglia di investire al meglio nella politica di coesione e nelle politiche dell’innovazione finanziate dall’Unione Europea.
Il JRC mette in guardia anche rispetto alla polarizzazione politica a cui l’Unione Europea potrebbe andare incontro, con il rafforzamento delle tendenze già osservate negli ultimi anni che porterebbero a un consolidamento di una visione più mondialista nelle aree urbane e a un rafforzamento dei populismi e dei sentimenti anti-UE nelle aree più rurali.
La Commissione europea ha recentemente pubblicato un Libro Verde e lanciato una consultazione pubblica per l’avvio di un dibattito che porti a elaborare una risposta agli impatti socioeconomici dell’invecchiamento della popolazione europea.