Bruxelles – Un impatto economico minore del previsto, a cui fa seguito un ritmo di crescita più omogeneo. L’eurozona è pronta a uscire dalla crisi, ma non come previsto. Un bene, se si guardano i numeri. Al netto di stime comunque prudenziali, le nuove previsioni economiche della Commissione europea stabiliscono che le misure di contenimento alla pandemia di COVID19 hanno prodotto una ricaduta per il PIL di Euroloandia del 6,8% nel 2020, meno di quanto preventivato nelle stime di novembre (-7,8%). Si salva un punto percentuale, alla fine, con i Paesi con la moneta unica che conosceranno un ritmo di crescita del 3,8% quest’anno e anche il prossimo. Una uniformità di rimbalzo assente nelle precedenti previsioni (+4,2% nel 2021 e +3% nel 2022).
C’è una combinazione di fattori a guidare questo rinnovato scenario. Man mano che le campagne di vaccinazione acquistano slancio e la pressione sui sistemi sanitari diminuisce, si spiega nel documento di Bruxelles, le misure di contenimento dovrebbero allentarsi gradualmente. “Si prevede quindi una ripresa dell’attività, ancora moderata nel secondo trimestre, ma più vigorosa nel terzo, trainata dai consumi privati con ulteriore sostegno del commercio mondiale”.
I dati prodotti dalla Commissione europea si traducono in un’accelerazione della ripresa. Riuscendo a navigare senza intoppi nelle agitate acque della recessione da pandemia, l’economia europea raggiungerebbe il livello di produzione pre-crisi “prima di quanto previsto nelle previsioni di autunno, in gran parte a causa del maggiore slancio nella seconda metà del 2021 e nel 2022″. Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per Commercio ed economia al servizio delle persone, non nasconde una certa contentezza. “Le previsioni odierne danno una vera speranza in un momento di grande incertezza per tutti noi”.
L’esponente del PPE non ha dubbi. “La solida ripresa della crescita prevista nella seconda metà di quest’anno mostra molto chiaramente che stiamo voltando l’angolo per superare questa crisi”. Ma serviranno sforzi, a livello europeo come nazionale. “Avremo ancora molto da fare per contenere la più ampia ricaduta socioeconomica”.
Attenzione però. C’è sullo sfondo un’Europa frammentata. “La velocità della ripresa varierà tuttavia in modo significativo” nel territorio dell’Unione europea. “Ciò riflette principalmente le differenze nelle strutture di ogni economia”, spiega il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Vuol dire che si tratta di un processo fisiologico.
Alcuni paesi hanno sofferto di più durante la pandemia di altri, mentre alcuni dipendono maggiormente da settori come il turismo, che si prevede resteranno deboli per qualche tempo. Di conseguenza, mentre alcuni Stati membri dovrebbero vedere la produzione economica tornare ai livelli pre-pandemici entro la fine del 2021 o all’inizio del 2022, si prevede che altri impiegheranno più tempo.
Nel complesso “adesso ci attendiamo che l’economia europea torni ai livelli pre-crisi già nel 2022”, a patto che vada tutto bene. Perché, precisa, “questa previsione presuppone che le attuali misure di contenimento rigorose si allenteranno verso la fine del secondo trimestre e poi in modo più marcato nella seconda metà dell’anno, quando dovrebbero essere stati vaccinati i più vulnerabili e una quota crescente della popolazione adulta”.