Bruxelles – Il lavoro non basta più come garanzia di base per la lotta alla povertà, serve, invece, un regime di salario minimo in ciascuno dei 27 Paesi membri. Questa la sintesi a cui è giunto il Parlamento europeo sullo stato attuale delle disuguaglianze nel mondo del lavoro.
Con l’approvazione da parte di 365 eurodeputati della Relazione sulla riduzione delle disuguaglianze e della povertà lavorativa (118 i voti contrari, le 208 astensioni), l’Eurocamera disegna il perimetro di intervento di cui l’Unione Europea dovrebbe dotarsi per prevenire le conseguenze più gravi delle disparità create del mondo del lavoro. Soprattutto, si torna a parlare di uno strumento, quello del salario minimo, su cui la Commissione europea ha provato a fornire una seppur limitata risposta.
I parlamentari chiedono un maggiore impulso a livello europeo sugli standard minimi soprattutto in virtù delle condizioni a cui sono esposti i lavoratori dei settori a bassa retribuzione e per coloro che svolgono in maniera atipica le loro mansioni (è il caso del telelavoro). Una situazione che secondo la relatrice della risoluzione Ӧzlem Demirel, richiede un nuovo paradigma e spinge a dichiarare obsoleto e insufficiente, l’approccio che considera il lavoro “il mezzo migliore per combattere la povertà”.
“Oggi una persona attiva su dieci nell’UE vive in una famiglia colpita dalla povertà. Chi lavora non può essere minacciato dalla povertà, ma deve vivere dignitosamente” ha detto Demirel nell’introdurre in plenaria la risoluzione. “Occorrono standard minimi, la crisi dell’uno non sia il profitto dell’altro. Le esigenze sociali non devono più cedere il passo alle libertà fondamentali del mercato”. Per l’eurodeputata del gruppo della sinistra “è il momento di agire per rendere la vita di tutti i cittadini priva di povertà e dignitosa, per stabilire delle condizioni di lavoro decenti e una previdenza sociale adeguata negli Stati membri e in Europa”.
Nel prendere atto della proposta avanzata dalla Commissione, gli europarlamentari auspicano qualora stabiliti dalla legge europea i nuovi salari minimi nazionali siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà e che si azzerino i margini per i datori di dedurre dal loro importo gli altri i costi necessari per l’esecuzione del lavoro (come l’alloggio, gli indumenti necessari, i dispositivi di protezione personale).
L’appello lanciato da Bruxelles chiede anche condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali La Commissione e gli Stati membri vengono chiamati all’azione per regolamentare efficacemente i diritti e le garanzie dei lavori delle piattaforme digitali, incoraggiando l’applicazione dei contratti collettivi e rendendo effettivo il loro diritto di organizzazione sindacale. Richiesta anche la piena attuazione della direttiva sull’equilibrio tra vita professionale e vita familiare approvata nel 2019 e in attesa ancora della ratifica di tutti i parlamenti nazionali. Un’occasione che, secondo gli europarlamentari, “è fondamentale per far fronte al divario retributivo di genere e per garantire l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità ed economicamente accessibile”.
“Bisogna passare dalle parole ai fatti. Il Parlamento europeo ha una posizione ambiziosa sulla lotta alla povertà e non indietreggeremo”, ha aggiunto Daniela Rondinelli (NI), europarlamentare del Movimento 5 Stelle, commentando il lavoro in Aula. Nel criticare quanto affermato dagli avversari della Lega, ha poi dichiarato che la sua formazione non asseconderà le ricette nazionalistiche “che fino ad ora hanno generato solo danni, additando gli immigrati come causa principale dei bassi salari”.