Bruxelles – Anno da record per le energie rinnovabili offshore in Europa, nonostante la pandemia Covid-19. Nel 2020 si sono registrati investimenti per 26,3 miliardi di euro in nuovi parchi eolici offshore, per una nuova potenza complessiva di 7,1 GW che andrà costruita nei prossimi anni. I nuovi impianti offshore andranno a incrementare gli attuali 25 GW di capacità costruita dell’Unione europea, di cui 2,9 GW solo nel 2020. Lo sottolineano gli ultimi dati di Wind Europe, confermando importi senza precedenti per gli investimenti da parte dell’Europa.
“26 miliardi di euro di nuovi investimenti nel 2020 sono un enorme voto di fiducia nell’eolico offshore”, ha commento Giles Dickson, ceo di WindEurope, il quale stima che ogni nuova turbina eolica offshore stimoli 15 milioni di euro di attività economica. “Prevediamo che le 77mila persone che lavorano oggi nell’eolico offshore oggi in Europa diventeranno 200mila entro il 2030 ”, ha aggiunto.
In tutto, lo scorso anno, si sono costruiti nove nuovi impianti di energia eolica in cinque Paesi: Paesi Bassi, Belgio, il Regno Unito, la Germania e il Portogallo (che ha completato l’installazione di un parco eolico offshore galleggiante, cofinanziato dal programma NER300 dell’UE). Ma il rapporto sottolinea con forza che l’idea di sfruttare il potenziale energetico dello spazio marittimo, non è più solo una prerogativa dei Paesi che si affacciano sul Mare del Nord ma sta rapidamente diventando “un affare paneuropeo”. “Sempre più paesi si stanno impegnando al riguardo: Polonia, Spagna, Grecia, Irlanda, i tre Stati baltici hanno tutti dei piani” di sfruttamento. Presto prevedono costruzioni anche nel Mediterraneo.
300 GW entro il 2050: i piani dell’UE per le rinnovabili offshore
Nella strategia sulle energie rinnovabili offshore pubblicata a novembre, Bruxelles ha fissato l’obiettivo di aumentare di cinque volte la capacità eolica offshore dell’Unione europea al 2030 e di venticinque entro il 2050: ovvero 60 GW entro nove anni anni e a 300 GW entro la metà del secolo. Nel documento licenziato a Bruxelles lo scorso autunno, si parla di investimenti necessari fino al 2050 di almeno 800 miliardi di euro per sfruttare il potenziale energetico rinnovabile offshore, nel Mare del Nord o il Mar Baltico ma anche Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico che secondo la Commissione hanno tutti un forte potenziale per una maggiore diffusione delle turbine eoliche e delle tecnologie rinnovabili oceaniche.
Nei giorni scorsi la Danimarca ha rivelato l’intenzione di costruire nei prossimi anni nel Mare del Nord un’enorme isola energetica artificiale di 120mila metri quadrati a 80 chilometri dalla costa della penisola dello Jutland. Il polo energetico, che sarà di proprietà di un partenariato pubblico-privato, ospiterà circa 200 turbine eoliche posizionate nel mare e fornirà elettricità rinnovabile “necessaria per un’Europa climaticamente neutra” non solo alla Danimarca ma anche ad altri Paesi dell’Ue che per ora non sono stati specificati. Secondo i piani danesi, a questa prima isola energetica nel Mare del Nord si aggiungerà un secondo polo vicino all’isola di Bornholm, nel mar Baltico. Le stime del governo parlano di una capacità iniziale dei due hub di 5 GW, il triplo dell’attuale capacità offshore installata in Danimarca. Successivamente saranno ampliati per fornire una capacità di 12 GW in totale.
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Il piano danese è estremamente ambizioso ed è stato accolto con favore dalla Commissione Europea. “Contribuirà al raggiungimento dei nostri obiettivi di energia rinnovabile”, ha scritto in un tweet la commissaria per l’energia, Kadri Simson. “È bello vedere la nostra strategia seguita da progetti e azioni concrete”.