Bruxelles – Da lineare a circolare. Il 90 per cento dei prodotti confezionati nell’Ue ha un percorso di produzione di tipo lineare “prendere-produrre-smaltire”. “Continuando così nel 2050 avremo bisogno di tre pianeti”, mette in guardia l’eurodeputato liberale Jan Huitema, presentando di fronte alla plenaria del Parlamento europeo la sua relazione sul piano d’azione dell’UE per l’economia circolare, proposto dalla Commissione Europea a marzo. Il documento è stato approvato dai deputati con 574 voti a favore, 22 contrari e 95 astensioni.
Il Parlamento chiede alla Commissione di introdurre obiettivi vincolanti entro il 2030 per ridurre l’impronta dei consumi e dei materiali e già entro la fine dell’anno indicatori di circolarità armonizzati a livello europeo, per poter misurare l’impronta dei materiali e dei consumi con criteri comuni. Si spinge inoltre per incentivi economici per l’innovazione nelle soluzioni circolari, tenendo conto del ruolo delle piccole e medie imprese e le start-up nella transizione verso un’economia circolare. Si chiedono misure concrete contro il greenwashing e le false dichiarazioni ambientali di certe aziende e di sostenere l’utilizzo dell’etichettatura (per ora volontaria) Ecolabel dell’Ue come punto di riferimento per la sostenibilità ambientale. Infine, i deputati spingono per “criteri e obiettivi minimi obbligatori” degli appalti pubblici verdi, riconoscendone il ruolo nella transizione verso un’economia più sostenibile e circolare soprattutto durante la fase di ricostruzione economica dalla pandemia.
Tra le altre cose, i deputati chiedono un’integrazione dei principi dell’economia circolare nei piani di ripresa nazionali degli Stati membri, “per attuare iniziative e creare infrastrutture per l’economia circolare”. La Commissione accoglie l’appello del Parlamento, dice nel suo intervento in plenaria il commissario per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, mettendo in evidenza la necessità di conciliare “politiche economiche e politiche ambientali, mobilitando investimenti senza precedenti” per realizzare questa transizione verde. Ma assicura che con lo strumento per la ripresa “abbiamo gli strumenti per farlo, economia e Green Deal saranno centrali nel definire la ricostruzione” dalla pandemia da Coronavirus.
Al momento l’economia europea è ancora per lo più lineare, con solo il 12 per cento di materiali e risorse secondari riportati nell’economia grazie a un approccio di circolarità. Piuttosto che utilizzare risorse e materiali per realizzare prodotti e poi buttarli via, un’economia circolare mira a mantenere le merci in uso più a lungo, riciclando i suoi componenti. La gran parte dell’impatto ambientale di un prodotto sta nella sua prima fase di progettazione e, secondo le stime, quasi la metà delle emissioni totali di gas serra proviene dallo sfruttamento e dall’elaborazione delle risorse. L’economia circolare può coinvolgere molti settori, dall’elettronica e TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), alle batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessili, edilizia e alimenti. In sostanza, si interessa ai settori che utilizzano più risorse e che hanno un “potenziale di circolarità” elevato.
In un recente rapporto, l’organizzazione di impatto Circle Economy ha esortato i governi mondiali a mettere a punto i loro piani di ripresa economica aumentando il riciclaggio e il riutilizzo, stimando che l’adozione di approcci circolari nei trasporti, negli alloggi e nel cibo potrebbe ridurre le emissioni del 39 per cento. Il Circularity Gap Report rileva che i 22,8 miliardi di tonnellate di emissioni annuali associate alla creazione di nuovi prodotti da materiali vergini possono essere eliminati applicando strategie circolari “che riducono drasticamente la quantità di minerali, combustibili fossili, metalli e biomasse consumati dall’economia mondiale”.
“Oggi consumiamo due volte e mezzo le risorse che il nostro pianeta è in grado di rigenerare in un anno”, ricorda l’eurodeputata dem Simona Bonafé, la quale sottolinea che senza una “profonda trasformazione” del modello di sviluppo attuale non sarà facile per l’Unione Europea incontrare l’obiettivo di neutralità climatica, con zero emissioni nuove nette, entro il 2050. Con il Next Generation Eu, aggiunge la deputata S&D, “abbiamo l’opportunità di trasformare in investimenti concreti i principi del Green Deal e dell’economia circolare”.
Molto dipenderà però da come gli Stati membri useranno le risorse del piano di ripresa nazionale e se sapranno sfruttarle a pieno. La Commissione obbliga già i Paesi a investire almeno il 30 per cento dei loro piani di recupero in economia ‘verde’ ma non ci sono vincoli precisi su quali investimenti debbano fare e in quali settori. Come ricorda l’eurodeputato di ECR (Conservatori e Riformisti) Pietro Fiocchi “il nuovo piano d’azione per l’economia circolare si basa sui concetti giusti, tuttavia gli obiettivi dell’ultimo pacchetto sui rifiuti del 2018 non sono stati raggiunti da molti Stati membri e in altri recepiti solo parzialmente”. Manca inoltre un sistema di monitoraggio efficace da parte dell’Ue, secondo l’eurodeputato, che si chiede come sia possibile darsi nuovi obiettivi al 2030 sulla circolarità senza sapere da che punto partono gli Stati membri.