Roma – La variante M5S scombina i passaggi del futuro governo. Chiuse le consultazioni con gli incontri che per tutto il giorno hanno visto sfilare le parti sociali, associazioni ambientaliste e del terzo settore, il premier incaricato Mario Draghi nel giro di 24 ore dovrebbe sciogliere la riserva.
Ma ad animare il dibattito c’è il giallo che ruota intorno al voto degli attivisti del Movimento 5 Stelle, che è stato sospeso. Con l’esclusione della fronda di una ventina di senatori, i gruppi parlamentari sono orientati a dare un via libera al governo, posizione che potrebbe cambiare con il voto della piattaforma Rousseau.
Lo stop temporaneo alla consultazione nasce con tutta probabilità dal contrasto tra Davide Casaleggio e Beppe Grillo, che ha diffuso un video appello ai militanti, con la richiesta di “aspettare un segnale” del premier incaricato che ha descritto come molto disponibile alla sfida green e alla transizione ecologica e interessato alla proposta di una cabina di regia per coordinare infrastrutture, trasporti, energia e ambiente.
L’altro ostacolo per il Movimento è rappresentato dalla presenza in maggioranza della Lega che lo stesso Grillo continua a ritenere incompatibile. Naturalmente la prassi istituzionale non prevede di attendere una consultazione di una associazione privata che non risponde alle norme di base che regolano i partiti. Senza il Movimento 5 Stelle i numeri della maggioranza sarebbero comunque ampi ma è chiaro che Draghi vuole fare il possibile per seguire il mandato del Quirinale che ha chiesto la massima condivisione e la responsabilità di tutti i partiti. Il segnale per l’istituzione del ministero per la transizione ecologica arriva in maniera indiretta dagli incontri con le associazioni ambientaliste che con il forum del terzo settore hanno concluso la terza giornata di consultazioni.
Nella giornata Mario Draghi ha ascoltato proposte e richieste del mo
ndo del lavoro a cui ha confermato le priorità da mettere in campo con il piano vaccinale e i primi interventi per il contrasto alla crisi economica. Dalla Confindustria sostegno convinto, “c’è molto da fare” ha detto il presidente Carlo Bonomi che ha consegnato al premier l’agenda, dal Recovery plan alla riforma degli ammortizzatori sociali, della Pubblica amministrazione e del fisco. Le imprese sollecitano “un’alleanza pubblico-privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli dove servono di più alla ripresa del Paese”.
Il lavoro al centro delle sollecitazioni dei sindacati con la prima emergenza che riguarda la proroga del blocco dei licenziamenti che scade a marzo e la conferma della cassa integrazione Covid. “Serve tempo per la riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro” dice Annamaria Furlan della CISL. Per Landini della CGIL è necessario coordinare riforme e investimenti europei, una gran mole di risorse che “deve servire non per tornare a prima della pandemia ma per cambiare e ridisegnare il nostro Paese e creare lavoro per i giovani, le donne e il Mezzogiorno in particolare”.
Coordinamento e cabina di regia sul Recovery plan chiedono anche Comuni ed enti locali, con le “Regioni indispensabili per mettere a terra i progetti” dice il presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini.
Uno stimolo straordinario e interventi per una ripresa rapida chiedono le Cooperative, le associazioni del settore dei servizi, turismo, commercio e artigiani, il settore dell’agricoltura. Categorie particolarmente colpite dalla pandemia e imprese decimate dalle chiusure con una ricaduta molto pesante sul fronte occupazionale.
Il programma del Next generation EU con quella quota importante del 37 % di investimenti nell’ambito del green deal è stato il cardine dell’incontro con le principali associazioni ambientaliste, WWF, Legambiente e Greenpeace. Colloquio in cui è stata condivisa la centralità della trasformazione verde con un approccio trasversale alle altre politiche economiche e sociali del programma di governo a cominciare dalla riduzione drastica dell’utilizzo dei combustibili fossili.