Bruxelles – Scatta l’offensiva dal Parlamento Europeo nei confronti delle Big Tech. Nel lavoro sulla nuova regolamentazione digitale in Europa, gli eurodeputati stanno studiando il modo di far pagare ad aziende come Google e Facebook le notizie che che vengono pubblicate sulle piattaforme digitali. In un articolo del Financial Times il socialdemocratico maltese Alex Agius Saliba (che ha redatto il primo rapporto del Parlamento UE sul Digital Services Act) ha spiegato che “con la loro posizione di mercato dominante nei motori di ricerca, nei social media e nella pubblicità”, le grandi piattaforme digitali “creano squilibri di potere e beneficiano in modo significativo dai contenuti delle notizie”. Per questo motivo, “penso sia giusto che restituiscano un importo equo”.
Il modello al vaglio è quello australiano, che (se approvato) includerà l’opzione di arbitrato vincolante per i contratti di licenza e la richiesta alle aziende tecnologiche di notificare agli editori le modifiche al modo in cui classificano le notizie sui loro siti. In sintesi, un rafforzamento degli editori nei confronti delle Big Tech e l’imposizione di un pagamento per ogni notizia pubblicata sulle piattaforme online. Google ha minacciato di sospendere i propri servizi in Australia, Facebook di impedire agli utenti australiani di condividere le notizie, se la legislazione verrà approvata. Ma per Saliba, “questo approccio è riuscito a far fronte agli squilibri nel potere contrattuale“.
A Bruxelles gli eurodeputati stanno lavorando su due progetti di regolamentazione digitale presentati dalla Commissione: il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA). La proposta degli eurodeputati potrebbe essere quella di modificare i testi includendo le novità della riforma australiana.
Nonostante la legislazione UE sul copyright dia agli editori il diritto a un risarcimento per i frammenti di contenuto che appaiono sulle piattaforme online, per gli eurodeputati che stanno lavorando sui testi delle due direttive della Commissione il quadro è troppo debole: “L’idea della direttiva sul copyright era quella di creare una posizione negoziale più forte per gli editori di notizie. Ora dovremo esaminare il DSA, se vogliamo fare maggiore chiarezza“, ha ventilato Andrus Ansip (Renew Europe), ex-commissario europeo per l’Agenda digitale e oggi vicepresidente della commissione del Parlamento UE per il Mercato interno e la protezione dei consumatori. Tra i punti più delicati, c’è proprio il diritto per gli editori di sapere come e quando le aziende tecnologiche modificano i propri algoritmi, influenzando la classifica delle notizie: “È uno degli aspetti più urgenti che è necessario affrontare”.