Bruxelles – Myanmar di nuovo nel caos dopo il colpo di Stato dell’esercito tornato al potere dopo nemmeno dieci anni di vita democratica. I militari hanno arrestato il presidente e il capo del governo in carica, Win Myint e Aung San Suu Kyi , dichiarato lo stato d’emergenza e annunciato di aver preso il potere per un anno a partire da oggi (1 febbraio). Il potere è adesso nelle mani di Min Aung Hlaing, comandante in campo delle forze armate.
L’operato dell’esercito segue le elezioni dello scorso novembre, da cui Aung San Suu Kyi e il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (NLD), sono usciti vincitrici tra le contestazioni dello Stato maggiore. In una nota diffusa a nome di San Suu Kyi si invita la popolazione a “non accettare tutto questo”, e a “rispondere e protestare contro questo golpe militare”.
I nuovi sviluppi sono contestati dall’UE. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, condanna l’accaduto, invitando a “rispettare i risultati delle elezioni e ripristinare la democrazia”, oltre a rilasciare le persone arrestate.
We are united in our condemnation of the coup in #Myanmar and in our call for the immediate release of all those detained.
Election results must be respected and democracy restored.
— Roberta Metsola (@EP_President) February 1, 2021
Analoghe le richieste dellì’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Joseppe Borrell, che denuncia la “palese violazione della costituzione del paese e un tentativo dei militari di ribaltare la volontà del popolo birmano e il suo forte attaccamento alla democrazia, come espresso nelle elezioni generali del novembre 2020″. L’Europa è già mobilitata, fa sapere. “Siamo in contatto con i nostri partner internazionali su questo problema urgente per garantire una risposta coordinata“.
L’UE dunque torna a schierarsi con Aung San Suu Kyi. A lei nel 2013 il Parlamenbto europeo aveva concesso il premi Sakharov per la liberà di pensiero per il suo ruolo di paladina della democrazia, poi ritirato nel 2020 per le persecuzioni perpetrate ai danni della popolazione rohinga.
Il Myanmar è stato controllato dai militari dal 1962, anno del golpe che ha instaurato la dittattura dei generali. Nel 1990 Aung San Suu Kyi è stato posta agli arresti domiciliari per la sua attività di opposizione al regime e richiesta di libera elezioni. Colpito da sanzioni in ternazionali, nel 2008 il Paese ha iniziato a cedere, concedendo timide aperture. Una transizione democratica è iniziata nel 2011, con le elezioni che hanno visto trionfare Aun San Suu Kyi e il suo partito. Adesso il Paese è di nuovo sotto il controllo dei militari.