Bruxelles – Dopo l’Irlanda, la Scozia. La Brexit perde pezzi, e dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE gli Stati costitutivi cercano di rimettere un piede nell’Unione. Erasmus è il collante principale di questa voglia di integrazione, e adesso anche il governo di Edimburgo è in contatto con Bruxelles per capire come fare a rimanere all’interno del programma di mobilità studentesca e dei giovani lavoratori.
Richard Lochhead, ministro per l’Istruzione della Scozia, ha avviato contatti direttamente con Mairya Gabriel, commissaria responsabile anche per istruzione e cultura. “Abbiamo convenuto che il ritiro da Erasmus è estremamente deplorevole e continueremo a esplorare con l’UE come massimizzare il continuo impegno della Scozia con il programma“, ha fatto sapere il ministro.
Grazie a Erasmus in media più di duemila scozzesi tra studenti e personale docente hanno potuto permettersi un’esperienza all’estero. Per questo, denuncia Lochhead, lo stop a questo scambio rappresenta “un duro colpo” per la popolazione, oltre che per il sistema universitario locale.
Erasmus diventa dunque terreno di scontro tra Inghilterra e Scozia. Con il primo ministro britannico Boris Johnson che ha escluso categoricamente ogni partecipazione al programma, l’esecutivo di Edimburgo ha deciso di ammutinarsi, e di non rispettare i contenuti dell’accordo di recesso raggiunti a Natale dalle due parte. A far scattare la rivolta scozzese anche il fatto che l’Irlanda del Nord continuerà a partecipare.
Se la Scozia è già ufficialmente insorta, con la premier Nicola Sturgeon che vorrebbe un nuovo referendum per l’indipendenza già quest’anno, il Galles potrebbe seguire. Neppure in Wales hanno preso benissimo il depennamento di Erasmus. A Edimburgo lo sanno bene, e adesso si cerca un’alleanza gallese-scozzese in senso anti-inglese.
“Ho anche parlato con la mia controparte del governo gallese (Kirsty Williams, ndr) e siamo rimasti d’accordo a restare in stretto contatto”, fa sapere Lochhead. Tutti contro Londra in nome di Erasmus, dunque. La Brexit agita il Regno Unito come non mai.
Bruxelles si offre di togliere le castagne dal fuoco. “Sfortunatamente il Regno Unito ha deciso di non voler più partecipare a Erasmus, e questo mi dispiace. La porta però resta aperta“, dice Michel Barnier, negoziatore capo dell’UE per la Brexit e dall’1 febbraio consigliere speciale della presidente della Commissione europea per l’attuazione dell’accordo. Intervenendo alla sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo (CESE), Barnier conferma la disponibilità a ridiscutere il capitolo relativo a Erasmus. “Ma la decisione però spetta ai britannici”. Al momento divisi.