Bruxelles – Tutte le operazioni sul campo in Ungheria sono sospese fino a data da destinarsi. Da ieri (mercoledì 27 gennaio) l’agenzia europea Frontex ha preso una decisone storica nella sua gravità, a seguito della condanna da parte della Corte di giustizia dell’UE del 17 dicembre scorso nei confronti di Budapest, venuta meno agli obblighi previsti dal diritto dell’Unione in materia di immigrazione. “I nostri sforzi comuni per proteggere le frontiere esterne dell’Unione Europea possono avere successo solo se garantiamo che la nostra cooperazione e le nostre attività siano pienamente in linea con le leggi dell’Unione”, ha dichiarato ad AFP Chris Borowski, portavoce dell’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera con sede a Varsavia.
La commissaria UE per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha commentato brevemente su Twitter che “dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea di dicembre che chiedeva all’Ungheria lo stop dei pushbacks in Serbia, la sospensione delle operazioni di frontiera Frontex in Ungheria è benvenuta”.
After December’s European Court of Justice @EUCourtPress ruling demanding #Hungary stop #pushbacks into #Serbia,
the suspension of @Frontex border operations in Hungary is welcome. @EC_Budapest #MigrationEU #Asylum #Refugees #ECJ— Ylva Johansson (@YlvaJohansson) January 27, 2021
L’Ungheria è entrata nell’occhio del ciclone lo scorso 30 ottobre, quando la Commissione ha avviato le procedure di infrazione per la nuova legge sull’asilo del Paese, che impedisce l’accesso effettivo al riconoscimento della protezione internazionale ai cittadini extra-comunitari. A dicembre la Corte di giustizia dell’UE ha poi riscontrato numerose falle nelle procedure di asilo ungheresi, compresi il respingimento illegale dei migranti in arrivo dalla Serbia (i cosiddetti pushback) e la detenzione dei migranti nelle “zone di transito”, e ha definito illegali le leggi che proibiscono ai richiedenti asilo di rimanere nel Paese durante il processo di appello.
Il Comitato di Helsinki ungherese (HHC), organizzazione non governativa per i diritti umani, ha riconosciuto la portata di questa decisione di Frontex, “la prima volta nella storia dell’agenzia”, si legge in un tweet dell’ONG. Secondo Andras Lederer, responsabile per l’advocacy di HHC, “Frontex è stata costretta ad agire perché ha rischiato di diventare complice” di ciò che sta succedendo sulla frontiera ungherese. Il giorno prima HHC aveva pubblicato un report che accusava il governo ungherese di aver respinto oltre 4.400 migranti dopo la sentenza di dicembre della Corte UE.
https://twitter.com/hhc_helsinki/status/1354447249007386638?s=20
E’ da anni che il Forum consultivo di Frontex sui diritti fondamentali (organo che riunisce le istituzioni dell’Unione e le organizzazioni della società civile per consigliare l’agenzia) chiedeva un’azione contro l’Ungheria. Già nel rapporto del 2016 si sottolineava che “il supporto operativo al confine ungherese-serbo deve essere subordinato alla convinzione di Frontex che le persone che arrivano a quel confine siano debitamente registrate” e non “sommariamente rimpatriate in Serbia”. Nei casi di “abusi e la violenza”, la situazione doveva essere “indagata in modo indipendente e imparziale” e “fino a quando ciò non sarà garantito, il Forum raccomanda al direttore esecutivo di agire immediatamente e sospendere le attività operative al confine ungherese-serbo”.
Da alcuni mesi la stessa Frontex è accusata di aver preso parte ad alcuni respingimenti illegali, non sulla frontiera ungherese, ma al largo delle isole greche dell’Egeo. L’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) sta indagando sul presunto coinvolgimento dell’agenzia con la guardia costiera greca nei pushback di alcune imbarcazioni di migranti lungo il confine marittimo greco-turco, per impedire loro di raggiungere il suolo europeo. “Non abbiamo prove concrete di personale Frontex coinvolto direttamente o indirettamente in operazioni di respingimento in Grecia”, si era difeso il direttore Fabrice Leggeri in audizione alla commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo lo scorso primo dicembre.
Durante il Consiglio Affari Interni di oggi, i ministri UE discuteranno della questione migratoria e della proposta di riforma del sistema di asilo dell’Unione Europea avanzata dalla Commissione. Al momento non c’è il sostegno di tutti i Ventisette, come sempre accaduto dalla crisi migratoria del 2015/2016 in poi. L’UE non è in grado di trovare un accordo sulla migrazione, mentre si moltiplicano i casi di cattiva gestione sul suolo comunitario e non: dai pushback sul confine croato, alle riammissioni incostituzionali di migranti dall’Italia in Slovenia, fino alla situazione in Bosnia ed Erzegovina dopo l’incendio del campo di Lipa. Contemporaneamente, l’organizzazione non governativa Border Violence Monitoring Network (BVMN) documenta nel suo “libro nero” di 1.500 pagine centinaia di respingimenti illegali da parte delle autorità europee lungo tutto il perimetro esterno dell’Unione.