Bruxelles – Australia e Nuova Zelanda sì, Giappone non più. Il Consiglio UE affari interni torna sulla lista dei Paesi terzi per cui possono essere alleggerite le misure di restrizione ai viaggi non essenziali. L’aggiornamento segue la revisione effettuata ogni quindici giorni sulla base dei dati epidemiologici relativi alla diffusione della Covid-19.
Nella nuova lista il Consiglio UE autorizza gli Stati membri UE e quelli non UE appartenenti all’area Schengen (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) a ridurre le limitazioni all’ingresso sul territorio nazionale.. Oltre alle già citate Australia e Nuova Zelanda, fanno parte dell’elenco anche Singapore, Sud Corea, Thailandia e Ruanda. Viene rimosso dalla lista il Giappone, mentre è assoggettata a una conferma di reciprocità l’attenuazione delle restrizioni ai viaggi per i residenti di Cina e per i residenti delle regioni amministrative speciali di Macao e Hong Kong.
L’elenco dei Paesi con cui attuare un regime preferenziale, in vigore dal 30 giugno 2020, ha natura di raccomandazione, e in quanto tale non dà luogo a nessun obbligo. In ogni caso gli Stati non sono autorizzati a consentire la ripresa dei viaggi non essenziali per i Paesi terzi non inclusi nell’elenco.
Sul fronte europeo interno, invece, proprio in questi giorni la Commissione europea ha nuovamente consigliato agli Stati membri di scoraggiare i viaggi non essenziali, invitando tuttavia a mantenere in vita i collegamenti per gli spostamenti dettati dalla necessità. Tra le Capitali europee si teme per l’aumento dei contagi legato alla diffusione della nuove varianti del coronavirus e diversi Stati membri stanno agendo di conseguenza (da ieri 27 gennaio il Belgio ha vietato i viaggi internazionali non essenziali, ad esempio).
Contemporaneamente i rappresentanti permanenti degli Stati membri presso il Consiglio (il Coreper), hanno approvato uno schema per far fronte al drastico calo dei voli provocato dalla pandemia e al conseguente aggravio per le finanze dei vettori internazionali. Le normative in vigore prevedono che le compagnie aeree debbano effettuare l’80 per cento dei loro voli per poter garantirsi il diritto ad operare sulla medesima tratta anche per l’anno successivo (si tratta dello schema degli “slot”, le fasce orarie, di decollo e atterraggi riservate ai diversi vettori).
L’accordo del Coreper prevede di abbassare la percentuale dei voli da effettuare per mantenere tale diritto anche nell’anno successivo al 50 per cento. L’iniziativa è volta ad evitare i cosiddetti “voli fantasma” (cioè privi di passeggeri) e conferisce alla Commissione di modificare la soglia spostandola tra il 30 e il 70 per cento a seconda dell’intensità del traffico aereo previsto per le varie stagioni dell’anno. Servirà con urgenza l’intesa ufficiale tra Consiglio UE e Parlamento europeo per far sì che la deroga alla regola delle bande orarie all’80% entri in vigore quanto prima.