Roma -Le consultazioni per il nuovo governo entrano nel vivo ma le quotazioni per un Conte ter, che resta la prima ipotesi da verificare, non sono confortanti. La maggioranza senza Italia Viva resta inchiodata ai numeri della fiducia recente, 157 voti al Senato e dunque sotto la soglia della maggioranza assoluta. Dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Matteo Renzi non fa nomi e non scioglie la riserva: “Non siamo alla fase dei nomi ma dei contenuti su un programma politico”. Così glissa sulla possibilità di un reincarico a Conte, “quello che gli ho detto, quando ci siamo sentiti questo pomeriggio, vogliamo capire se Italia Viva è una forza politica le cui idee servono o non servono”.
Dopo aver espresso al Capo dello Stato “grande preoccupazione per la crisi che consideriamo un atto irresponsabile con ricadute molto gravi”, il segretario del PD Nicola Zingaretti ha indicato l’auspicio per “una soluzione rapida e la disponibilità ad affidare un nuovo incarico a Giuseppe Conte, punto di sintesi e di equilibrio avanzato”. Dai Dem è dunque confermata la scelta di una maggioranza “con ampia e solida base parlamentare, nel solco della migliore tradizione europeista del nostro Paese”. “IL PD – ha concluso Zingaretti – si farà carico con lealtà di questo per far uscire l’Italia a testa alta da questo momento buio che abbiamo contrastato e non abbiamo certo voluto”.
Per Conte la strada rimane in salita con Renzi che si mostra ancora ambiguo: non rivela ufficialmente le sue richieste ma fa filtrare di aver negato l’assenso per un nuovo incarico a Conte, prima di aver “esplorato la maggioranza con i temi imposti da Italia Viva”. Si tratta di una deviazione istituzionale, che costringerebbe il presidente Mattarella ad allungare i tempi della crisi e che, al contrario, il Capo dello Stato vorrebbe chiudere prima possibile.
La seconda giornata al Colle era partita con i gruppi misti di Camera e Senato, le autonomie, Più Europa-Azione, e l’esordio della nuova formazione degli “Europeisti” sui quali in questi giorni si sono concentrati i riflettori, come possibile gruppo catalizzatore dei responsabili a favore di una conferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. In questa direzione si sono espresse anche le delegazioni di Liberi e Uguali delle due Camere, mentre la componente che fa capo a Emma Bonino chiude a un nuovo governo Conte, ma disponibile a una maggioranza con Forza Italia e le forze che a Bruxelles sostengono la commissione guidata da Ursula von der Leyen.
Ipotesi che, almeno negli annunci, non trova sponda nel centrodestra che domani salirà al Quirinale unito. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani con la delegazione dell’Udc hanno come punto di sintesi l’uscita di Conte, dopo la quale però le posizioni divergono tra chi è disponibile a un governo di unità nazionale e chi vorrebbe andare al voto.
L’ultima delegazione a colloquio con Mattarella nel pomeriggio sarà quella del Movimento 5 Stelle che ha ribadito il suo appoggio al premier e alla coalizione uscente, dichiarando l’indisponibilità ad altre soluzioni.